Gian Paolo Serino, Lara Manni, Loredana Lipperini e Thomas Jay: la sfiducia corre su internet

Intervenire a caldo sulle polemiche non è mai un bene, ma questa volta farò un’eccezione. Indovina indovinello: cos’hanno in comune i quattro personaggi del titolo?

A pochi giorni dal discusso episodio che lo vede in attesa di giudizio, il critico Gian Paolo Serino lancia una frecciata alla giornalista Loredana Lipperini. La quale non si cura di smentire. Dal suo entourage trapela che il diktat è “tacere e ignorare”, ma una fonte – che non gradisce comparire con nome e cognome – conferma quanto scritto da Serino.

Quale che sia la verità sui due episodi, nota solo ai diretti interessati e a pochi altri, forse è il caso di fare qualche riflessione generale.

Quanto credito si può dare allo Sgarbi della letteratura? Valutate voi. Ma se non avete mai ceduto al fascino del “soddisfatti o rimborsati” il problema non vi tocca più di tanto.

Quanto è rilevante un’omessa informazione? Sorge il sospetto – ma può anche darsi che io abbia un’insana tendenza al complottismo: d’altra parte è venerdì e la stanchezza mi fa diventare paranoica – che nessuno sia immune dalla logica della combriccola. Ora, capiamoci: è normale che frequentando lo stesso ambiente si diventi amici. Come è ovvio che giudici e avvocati vadano a braccetto, perché frequentano le stesse aule dei tribunali, lo stesso bar e spesso sono stati studenti nelle stesse aule universitarie, così è ovvio che scrittori e critici si conoscano, vadano a pranzo insieme, si frequentino. Il problema è quando il legame viene taciuto o addirittura negato.

Con la precisazione che a volte i legami sono di tipo affettivo, disinteressati, senza alcun ritorno. Nel mio piccolo succede anche a me: dopo anni di frequentazione dell’ambiente è lapalissiano che mi capiti di leggere libri di autori con cui ho rapporti più o meno intensi e frequenti. (Peraltro quando le amicizie erano disinteressate solo da parte mia sono improvvisamente finite a seguito di recensione negativa o mancata recensione: ma questo è un altro discorso.) Però non ho mai omesso di dichiarare apertamente i casi in cui stavo recensendo libri di amici.

Altre volte invece i legami sono di tipo economico e lobbystico: io parlo bene di te perché tu pubblichi con il mio editore/tu mi sei stato segnalato da un collega/tu sei un collega. E viceversa. In questo caso sarebbe altrettanto opportuno dichiarare quali sono i rapporti tra recensore e autore.

L’imparzialità assoluta non è di questo mondo, ma una volta resi noti i legami non ci sono problemi: il lettore sa che sta leggendo una recensione “di parte” e tiene in debito conto anche questa informazione. Quando però l’informazione viene omessa è legittimo perdere la fiducia. Il caso Lara Manni è un caso di omessa informazione.

Se il quadro è quello che ho dipinto, la conseguenza è che non ci si può fidare di nessuno.

Cosa c’entra Thomas Jay con tutto questo? (E soprattutto, chi è Thomas Jay?). Ieri ho ricevuto, come molti altri blogger, una mail dalla sedicente presidente del comitato Free Thomas Jay. Si annuncia con grande clamore l’imminente pubblicazione dell’opera omnia di questo autore di culto italo-americano, vittima della Three Strikes Law, una legge che prevede il “fine pena mai” per chi abbia commesso tre reati gravi (ci sarebbe da discutere se questa legge sia giusta o sbagliata, ma non è la sede adatta).

Ebbene, Thomas Jay, come Lara Manni, non esiste. La denuncia è partita da Kelebekler (leggetelo, è molto esaustivo) ed è stata ripresa dal Corriere Fiorentino. Eppure in molti ci sono cascati e hanno rilanciato “il caso Thomas Jay”. Difficile rinunciare a uno scoop succulento.
Peccato che il sito freethomasjay.com sia stato registrato il 9 marzo 2012 dall’editore Fazi. Peccato che non ci sia traccia di libri di Thomas Jay. Ma le recensioni sono ottime, come potete leggere sul sito:

Casualmente sia Lara Manni che Thomas Jay sono pubblicati da Fazi. A questo punto la mancanza di rispetto nei confronti dei lettori inizia a essere imbarazzante.

Risultato: oltre a rinnovare il voto fatto ai tempi dell’orribile Cento colpi di spazzola (mai più libri di Fazi), da oggi in poi non solo i pareri dei critici saranno presi con le pinze, ma anche le segnalazioni degli editori verranno accuratamente verificate. Onde evitare che qualcun altro, contagiato dalla smania del marketing virale, tenti di rifilarmi qualche fregatura clamorosa.

Nota a margine: sarebbe una buon idea quella di segnalare all’ambasciatore americano in Italia (ha anche una pagina su FaceBook) che qualcuno ha pensato di farsi pubblicità inventando di sana pianta un caso di “malagiustizia” e sfruttando il conseguente impatto emotivo. Invocando l‘ingiustizia del sistema giudiziario americano, anzi, come dice Mike Olsen, avvocato di Thomas Jay: «Si tratta, molto semplicemente, di una delle peggiori ingiustizie mai perpetrate dal sistema giudiziario americano».

Sai come saranno contenti gli americani?

Ah, dimenticavo. La risposta alla domanda iniziale è: tutti e quattro hanno reso un pessimo servizio agli scrittori veri.

88 Comments

  1. Ma davvero Fazi pensava di farla franca? Prima o poi la bufala sarebbe uscita allo scoperto. Che senso ha? Certe trovate sono agghiaccianti.

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    1. Infatti, Paolo, questo aspetto aveva colpito il giurista che è in me e che ultimamente sta dilagando 🙂
      “una delle peggiori ingiustizie mai perpetrate dal sistema giudiziario americano”: ma in Fazi si sono resi conto di cosa hanno scritto pur di farsi pubblicità?

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    1. E nei commenti su Anobii è considerato di gran lunga migliore di L’ombra del vento di Zafon. Ben due commenti, e tutti e due eccezionali.

      Gente, attenzione, siamo davanti all’Alessandra Manzoni del XXI secolo…
      E io non ne leggerò nemmeno un rigo! 😀

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  2. Correggo, i commenti sono moltissimi, non mi si era aperta la pagina. Insomma, si tratta di un vero e proprio capolavoro.
    Accidenti, sono affranta, ma i voti sono voti, non si transige…

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  3. Ringrazio della citazione!

    Credo che Fazi volesse che se ne parlasse, e in questo ci è riuscito; e probabilmente ciò permetterà di vendere più copie del libro.

    Forse dovremmo tutti però fare un ragionamento diverso: la notizia ci dice parecchie cose su Fazi Editore; ma non ci dice nulla sul libro in questione, che resta una delle migliaia e migliaia di romanzi che affollano le librerie.

    La cosa terrificante della pubblicità è la sua capacità di rivestire il prodotto dell’aura della pubblicità stessa.

    Insomma, non saltiamo alla conclusione che il libro dovrebbe essere comunque “interessante”. Potrebbe essere bello, brutto o semplicemente banale.

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    1. Miguel, ero ironica 🙂
      Un buon libro non ha bisogno di polemica per vendere. La polemica serve se i contenuti stanno a zero 🙂
      Bentrovato, comunque, il tuo articolo è un ottimo esempio di blog-giornalismo 🙂

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  4. Una bugia a forza di urlarla come verità verrà creduta da molti. Se qualcuno cerherà di smascherarla basterà inventarsi qualcosa contro chi lo ha fatto e così ne verrà fuori un’acqua torbida che renderà difficile distinguere il vero dal falso. Questo è quanto è accaduto nelle cronache politiche/giudiziarie degli ultimi venti anni e ha funzionato. Certa editoria ha semplicemente mutuato il “giochino”, consapevole che quanti rimarranno sdegnati non gli sotrarranno le vendite fatte a quelli che ci hanno creduto e che comunque non avrebbero fatto senza quella bugia.

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    1. Ma sì, alla fine tutto il mondo è paese, forse è stato sbagliato illudersi che il magico mondo della letteratura (e scrittura, e quindi cultura) fosse immune dai vizi collettivi.
      Peccato.

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    1. Lara Manni non esiste, Thomas Jay non esiste, sono invenzioni del marketing, come J.T. Leroy (altro personaggio mitico). I loro libri però esistono. Solo che il clamore suscitato dalla figura controversa dell’autore ne aumenta artificiosamente le vendite, indipendentemente dalla qualità del contenuto.
      Insomma, invece di parlare di libri si parla di autori. Il tutto finalizzato a far cassa. Sulla pelle dei lettori.
      Tutto qua 🙂

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  5. Un istante, “palla al centro”.
    Cosa ci sarebbe di male se Loredana Lipperini avesse deciso di pubblicare romanzi sotto pseudonimo, o meglio, con quello che in letteratura si chiama “eteronimo”?
    E’ una cosa diffusissima e vecchia come la letteratura.
    Fernando Pessoa di eteronimi ne aveva tantissimi (guardate la sua pagina wikipedia), Stephen King (finché non si è stufato) aveva Richard Bachman.
    Nella maggior parte dei casi lo scopo è riuscire a pubblicare libri che vengano giudicati per il loro valore, senza il “nome” ingombrante che si portano dietro.
    In questo caso, abbiamo Loredana Lipperini – giornalista famosa, autrice di saggi best-seller sulle donne, blogger tra le più note in rete e spesso al centro di durissime polemiche – e abbiamo Lara Manni, una sconosciuta che esordisce nel 2009 con un romanzo fantasy e della quale, tre anni dopo, si continua a non sapere nulla ed è rimasta un’autrice confinata nella nicchia del fantasy.
    Ammesso e non concesso che Lipperini sia Manni, mi sembra chiaro che se Lipperini avesse deciso di pubblicare romanzi fantasy col suo vero nome, questi avrebbero avuto un battage ben maggiore di quello che hanno avuto a firma “Lara Manni”, nome di una sconosciuta!
    Lipperini ci avrebbe guadagnato, mentre con lo pseudonimo ci ha rimesso.
    Ma se avesse pubblicato col suo vero nome, quei romanzi sarebbero stati recensiti e lodati da chi vuole blandirsi il personaggio famoso, e stroncati a priori da chi lo/la detesta (Loredana Lipperini è spesso oggetto di attacchi molto feroci, spesso anche molto volgari e maschilisti).
    In questo modo, invece, sempre ammesso che…, nel corso degli anni sono usciti tre romanzi che i lettori hanno apprezzato senza sapere che erano della giornalista famosa.
    Cioè li hanno apprezzati per il loro valore reale.
    Tra l’altro, di quale “clamore suscitato dalla figura controversa dell’autore” state parlando?
    Qui J. T. Leroy non c’entra nulla, di libri di Lara Manni ne sono usciti tre, quasi in sordina, senza alcun marketing degno di questo nome, e solo ora comincia a girare (e pure poco) la voce che Manni sarebbe Lipperini.
    Serino non muove a Lipperini l’accusa di essere Lara Manni, anzi, nel suo post su Satisfiction ammette egli stesso che è una prassi normale e scrive “fin qui nessun problema”.
    L’accusa che Serino muove a Lipperini è di scorrettezza, ovvero di essersi auto-recensita, e per giunta di averlo fatto “per anni”.
    Su Twitter e su Facebook da tre o quattro giorni leggo messaggi di persone che chiedono a Serino: puoi linkare queste autorecensioni? Dove stanno? Dove sono uscite?
    Eh già, perché in realtà queste autorecensioni non si trovano da nessuna parte.
    Di Loredana Lipperini si possono dire tante cose, ma non certo che sia stupida.
    E’ una donna intelligente.
    Se davvero avesse deciso di pubblicare con uno pseudonimo, sapendo che il rischio della scoperta c’è sempre, dubito che sarebbe stata tanto stupida da autopomparsi e autorecensirsi.
    Sul suo blog si trova soltanto una (1) segnalazione del primo libro di Lara Manni, senza lodi né giudizi, in una lista di libri di nuove autrici.
    Sempre ammesso (e non concesso) che Lipperini sia Manni, prima o poi qualcuno le avrebbe chiesto: “ma come, tu che segnali sempre nuove uscite di fantasy e simili, e in più segnali libri scritti da donne, perché non ti stai filando di striscio quest’interessante esordiente, Lara Manni?”
    Insomma, sarebbe parso strano il silenzio TOTALE da parte di Lipperini, no?
    Quella segnalazione, che ripeto, è l’unica, è una specie di “atto dovuto”.
    Questa è l’unica cosa che si trova googlando, per il resto di recensioni dei libri di Lara Manni firmate da Loredana Lipperini non se ne riescono a reperire, non sono in nessun archivio on-line di giornale, non sono apparse su nessun blog.
    Quindi se, perfino secondo Gian Paolo Serino!, il problema non sta nello pseudonimo, e se le autorecensioni di cui Serino parla in realtà non sono state scritte mai e questa accusa cade prima ancora di alzarsi in volo, dove starebbe la scorrettezza di Lipperini (sempre ammesso che)?
    Aggiungo che la casa editrice Fazi ha pubblicato Lara Manni solo in seconda battuta, il primo libro uscì per Feltrinelli.
    Fazi non può essere ritenuto artefice del “caso”.
    Anzi, vista la scarsa spinta che ha dato ai libri di Lara Manni che ha pubblicato, viene quasi da pensare che l’editore nemmeno sapesse…
    Ma questa, come del resto le altre, è solo un’ipotesi.
    Di dati certi ce n’è uno solo: che l’accusa di Serino a Lipperini di essersi recensita da sola è falsa fino a prova contraria. Ma la prova contraria pare proprio che non esista.
    Lipperini aveva preso posizione contro Serino dopo la vicenda dell’arresto per estorsione con foto hard.
    Quella di Serino sarà mica una vendetta da quattro soldi?

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    1. Io ho parlato di “omessa informazione”.
      Facciamo un esempio, vuoi? Ammettiamo che io sia una famosa giornalista e tu una famosa scrittrice. Siamo amiche, lo sanno tutti. Io parlo bene del tuo libro e tu parli bene del mio saggio. Fin qui nulla questio: i nostri rapporti sono noti a tutti, si sa che facciamo parte dello stesso gruppo, abbiamo lo stesso editore, le stesse amicizie etc etc.

      Ammettiamo ora che io, la giornalista, decida di pubblicare un giallo firmandomi Sandra Rossi. Per motivi miei, perché voglio che il mio giallo venga valutato per quello che vale e non per il nome della sua autrice. Onorevole intento.
      E ammettiamo che tu, la famosa scrittrice (che sei anche amica, dunque sai la verità), mi recensisca bene. Lo stesso altri amici scrittori con cui ho ufficialmente buoni rapporti. E anche i miei colleghi giornalisti mi recensiscono bene. Addirittura una collega dello stesso quotidiano mi intervista sulla sua (molto letta) pagina culturale.
      Ma tutti omettono l’info che la giallista Sandra Rossi sono io, la giornalista collega e amica di tutta la vita.
      Capisci che agli occhi del lettore tutto questo suona fasullo? Il lettore ha diritto a un’informazione completa. In questo modo invece si è tenuto celato un potenziale conflitto di interessi. A fin di bene? Non lo so. So solo che a un certo punto la verità doveva essere detta. Magari tra il primo e il secondo libro, o tra il secondo e il terzo, ma una volta verificata la “bontà” del libro in sé – e quindi fugati i dubbi: mi leggono perché sono io o perché il libro è buono? risolvendoli a favore della seconda alternativa – la verità doveva essere svelata. Per rispetto nei confronti dei lettori, cosa che a me continua a sembrare di primaria importanza.

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  6. Arilimortacci! Ci sarebbe da scriverci sopra un bel romanzo scritto, magari, da uno che fa finta di essere un altro recensito da un terzo che fa finta di essere il primo… 🙂

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  7. Su una cosa sono d’accordo con Arianna: un libro deve essere giudicato per la trama e la scrittura, non per l’autore in sé. Ricordo a tutti che alcune case editrici impongono lo pseudonimo. Se vuoi pubblicare devi sottostare a questa regola, questione di marketing, dicono. Allora tu, scrittore che ti sei fatto il mazzo(e che stai aspettando fiducioso da anni) accetti. Ciò che conta è che qualcuno legga la tua storia e apprezzi, finalmente, la tua scrittura. Oltreutto, se ci sarà un successo, sarà vero, perché quel tizio che ti rappresenta sulla copertina, il tuo alter ego, è un perfetto sconosciuto per tutti. Magari con un nome americano intrigante, ma comunque sconosciuto. Ho parlato al maschile, in generale. Ma ehm… la questione riguarda anche le donne. Eccome 🙂 p.s tutto questo non giustifica di una virgola Fazi.

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    1. Ma infatti il problema non è l’uso dello pseudonimo. Il problema è il potenziale conflitto di interessi.
      Un conto è l’avvocato che usa lo pseudonimo per non avere problemi con il lavoro ufficiale, o lo pseudonimo imposto dall’editore perché “ammerigano” fa più figo 🙂 O lo pseudonimo usato dalla scrittrice di romanzi erotici che però non vuole avere grane nel paese in cui vive e dove verrebbe additata come poco di buono. I motivi per avere uno pseudonimo sono mille e non è detto che tutti nascondano qualcosa di losco.
      Ma nel caso specifico c’è un potenziale conflitto di interessi. Io so che quando esce un libro di WuMing sicuramente Evangelisti ne parlerà bene e viceversa. Lo so, me lo aspetto, so a cosa devo prepararmi: so, in sostanza, che devo fare una piccola tara alle recensioni che leggo e che provengono da un certo gruppo.
      Ma se non conosco i rapporti tra autore e critico perché mi vengono artatamente tenuti nascosti, mi sento presa in giro.
      Poi, oh, è una mia idea, sarà anche sbagliata ma questa è.

      Inoltre avrei trovato elegante un intervento da parte della diretta interessata (non qui, ci mancherebbe) a conferma o smentita di quanto è stato detto. Ma magari arriverà più in là.

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  8. Il ragionamento di Alessandra mantiene come presupposto che chi ha recensito il libro sapesse che Lara Manni era Loredana Lipperini (ripeto, sempre ammesso e non concesso che questo sia vero e non una semplice diceria).
    Anche di quest’affermazione ci vorrebbero le prove.
    Bisognerebbe vedere se i recensori avevano in precedenza recensito libri della Lipperini.
    Può persino darsi che tra chi ha apprezzato ed elogiato i libri di Lara Manni ci fossero persone che hanno in antipatia Loredana Lipperini, e se il romanzo fosse stato firmato da quest’ultima l’avrebbero stroncato.
    Domanda: secondo voi i tanti lettori che hanno recensito i libri di Lara Manni su Anobii o sui loro blog lo hanno fatto perché al corrente che dietro lo pseudonimo (forse) c’era Lipperini, o perché hanno apprezzato i libri, ignari di tutte queste storie?
    Finora rimane il fatto che Serino ha fatto una precisa accusa a Lipperini: quella di essersi autorecensita. Ha parlato di “marchette”, e ha addirittura detto che la RAi dovrebbe licenziarla.
    Una presa di posizione molto grave.
    Prese di posizione così dovrebbero avere basi solide.
    Ma in questo caso la base solida dove sta?
    Che Lipperini si sia autorecensita “per anni” non risulta affatto.
    Dove sono le autorecensioni?
    Perché Serino non ne ha linkato neppure una?

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    1. 1. Perché lo chiedi a me e non a Serino? Io ho le mie fonti, lui le sue.
      Non ho scritto io il pezzo di Serino.
      Ti secca chiedere conto a LUI delle SUE affermazioni e a ME delle MIE?
      2. Se la Lipperini ha ritenuto di non intervenire sulla faccenda, perché qualcuno – come te, come altri – si affanna a difenderla?
      3. Se ciò che ha detto Serino è falso, la contromisura si chiama querela.
      4. Arianna, rispetto le tue opinioni ma tu rispetta le mie. Ho già scritto quello che penso, non voglio ripetermi e – sulla base delle informazioni che ho – non intendo cambiare idea.

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    2. Ah, scusa, una sola aggiunta.
      A me, personalmente, della recensione di PincoPallo87 su Anobii poco mi cale, perché non so chi è PincoPallo, non so se ha i miei stessi gusti, non so se in vita sua ha letto 1, 10 o 1000 libri.
      Mi interessa invece – faccio un esempio a caso – la pagina dei libri del Venerdì di Repubblica a cura di Brunella Schisa, perché so chi è e mi fido di lei.
      Dopo questa faccenda, posso dire che “mi fidavo” di lei.
      Capisci in che modo vicende del genere scoraggiano i lettori?

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      1. Credo che se nel 2009, nel mondo delle pagine culturali dei giornali e dei blog letterari si fosse saputo che l’esordiente Lara Manni (forse) era Lipperini, il suo primo libro avrebbe avuto un battage pubblicitario, magari di quelli “misteriosi”.
        Si sarebbe montato un “caso”, in collaborazione con Feltrinelli e poi con Fazi.
        Invece non si è visto niente allora, e nemmeno dopo.
        Nessun “caso”, nessuno sfruttamento della cosa da parte di Feltrinelli, anzi: oggi il libro risulta fuori catalogo.
        http://www.ibs.it/code/9788807702105/manni-lara/esbat.html
        Forse proprio per l’insufficiente impegno di Feltrinelli Lara Manni ha cambiato editrice, passando con Fazi.
        Anche in quel caso, tante recensioni di lettori blogger, ma sui giornali solo qualche recensione piccola, poco di più.
        A conti fatti, io le caratteristiche di una speculazione non ce le vedo.

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  9. Non capisco perché questa reazione, a te non ho chiesto conto proprio di niente, stavo ricapitolando la questione.
    L’unica cosa non opinabile è che Serino non ha portato prove, ma non è certo a te che le chiedo.
    A te al massimo chiedo come fai a presupporre che chi ha recensito i libri sapeva dell’identità Manni-Lipperini, perché se non lo sapeva, non è stata omessa nessuna informazione sui rapporti tra recensito e recensore. Semplice.
    Non mi sembra davvero di essermi “affannata” a far niente, ho ragionato a rigor di logica su una cosa che in letteratura si è vista tante volte.
    Infatti qui la Lipperini c’entra e non c’entra, una discussione come questa si è vista in tanti casi.
    Nessuno ha mai accusato King di essere stato scorretto a qualche livello per aver pubblicato con il nome di Richard Bachman.
    Ho visto segnalato su Twitter un post interessante, già con diversi commenti, e sono intervenuta.
    Se ho fatto male, scusate e tolgo il disturbo.

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  10. Salve. Dando per scontato che ognuno può usare lo pseudonimo che vuole, nel caso in cui risultasse davvero che Lara Manni è la Lipperini bisognerebbe ammettere che ha avuto la singolare costanza di tenere per anni un blog, di commentare decine di altri blog e di inscenare siparietti in cui Lara da man forte alla Lipperini e viceversa.

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  11. ma quale serino, quali recensioni, quale pseudonimo. qua si tratterebbe della costruzione di un personaggio a tutto tondo, però inesistente, si tratterebbe di prendere in giro la gente. se confermato, avremmo una nota giornalista di repubblica, ben oltre i cinquanta, affermata scrittrice, ben inserita nel mondo Editoriale, veterofemminista, che dirige un noto programma radio rai di libri, quindi in una situazione professionale di potere contrattuale molto favorevole, con a disposizione mezzi e relazioni, e che ha pure creato nel web un noto blog letterario dove segnala libri (anche senza recensioni vuol dire promozione, anche di Lara Manni, che posterebbe anche nei commenti), la stessa professionista, apre dibattiti etici sull’ editoria, sulla rappresentazione del corpo delle donne nei media, su modelli e stereotipi. poi questa persona, in parallelo, scriverebbe sotto copertura storie fantasy con target sopratutto adolescenti e giovani, costruendoci su un personaggio, presentandosi mediaticamente al pubblico come autrice con il più classico dei modelli-stereotipo giovanili: una sconosciuta, innocente, talentuosa, semi esordiente fanscrittrice proveniente dal web, all’incirca ventenne, bionda, che tra mille salti mortali, doppi carpiati con avvitamento e piroette comunica pure “bonazza” http://laramanni.wordpress.com/about/ e appassionata di manga. la stessa giovane scrittrice-modello, interviene da anni e discute attivamente in rete, oltre che con con se stessa, con persone convinte di parlare con la talentuosa scrittrice ventenne semi esordiente in questione, e con i fan-fatti-fessi che le comprano i libri, anche per via del “personaggio” che rappresenta, una giovane come loro appassionata di fantasy, che è riuscita a pubblicare, fuori dai giri che contano, solo grazie al suo talento. ma questa persona invece avrebbe eccome tutte le relazioni e i mezzi che contano per alimentare nei media la sua scrittrice-modello, compresi i colleghi recensori (che alcuni non potrebbero non sapere) che si sperticano sulla “giovane di talento”. ognuno tragga le conclusioni su dove sta l’ etica in una cosa del genere. no, niente “palla al centro” arianna, ma 2-0 a tavolino e tutti a casa….

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    1. Filo, che devo dirti, anche queste sono tutte supposizioni, che però contrastano abbastanza con quello che è successo davvero, editorialmente parlando.
      I libri sono stati apprezzati sì, ma sempre e solo in una nicchia. Il primo editore ha mandato il libro fuori catalogo e l’autrice ha dovuto rivolgersi a un altro.
      I giornali ne hanno parlato pochissimo.
      Se davvero Lipperini avesse usato le sue relazioni e i suoi “agganci” per dare manforte ai libri di Lara Manni, suppongo che avremmo visto tutto un altro scenario.
      Ma anche questa, come le tue, è solo una supposizione.
      Né io né te possiamo sapere com’è andata.

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  12. Stavo riflettendo su questo possibile nuovo romanzo quando ho visto alla televisione Pupo che incespicava sul suo di “romanzi”. Mi è venuto un groppo in gola.

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  13. Seriamente. A me quello che fa più specie (pena?) è che ci siano lettori che si buttano su un libro per queste cazzate.

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  14. Operazione davvero interessante questa, ho letto molto blog e devo dire che sono convinto che bastava vedere il sito http://www.freethomasjay.com per fare capire a tutti che si trattava di promozione. Non avrebbe avuto senso inserire info su Fazi Editore. Complimenti perchè oggi sono pochi i lettori e di questa vicenda ne stanno parlando tutti, lettori e non. Nel bene e nel male si, a me l’idea piace ed anche ad altri. complimenti, ho già letto un’autobiografia, leggerò anche il libro. A ogni modo, sono convinto che sia stato fatto apposta per parlarne e non per fare troppo finta che esistesse. Saluti a tutti.

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  15. Vorrei citare il posto di un altro blog di Fondazione Elia Spallanzani:”L’inganno quindi sta nella sensazione (piacevole) di aver capito qualcosa che doveva restare nascosto, mentre così non è”. Ho avuto la stessa sensazione e aggiungo che ci sono queste 50 pagine da leggere, sul sito c’è scritto che Fazi ne pubblicherà le opere, beh più evidente di così. Ma loro non hanno detto nulla? Che trovata lol lol

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    1. Bellissima, Francesco, davvero. Una gran presa per i fondelli delle vere vittime di ingiustizia. L’apoteosi della marchetta pubblicitaria. Il degno prodotto dei nostri tempi.

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    1. Scusa, chi sei? Io ho citato Kelebekler e il Corriere Fiorentino, oltre che la mail ricevuta personalmente; ti assicuro che non ho avuto altre fonti.

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  16. E’ curioso notare che la vicenda, se confermata, potrebbe portare al primo caso a noi noto di abuso delle pseudonimo, con comici risvolti giuridici. Qualche tempo fa uno scrittore ha abbandonato il suo blog perchè qualcuno aveva scritto un commento offensivo firmandosi “Lara Manni”, e il gestore del blog temeva che ciò potesse avere gravi conseguenze (furto di identità etc). Sul punto ci fu una lunga discussione, in cui intervennero sia Lara Manni che Loredana Lipperini. Ora, spacciarsi per una persona reale e spacciarsi per uno pseudonimo sono comportamenti equivalenti?

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  17. e tutti e tre hanno sono stati finalisti al premio calvino 2002 (in effetti, questa inferenza è difficile eh… )

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  18. Come tanti, ho ricevuto anch’io la segnalazione. Dopo due righe ho capito che era un bufala. L’ho cancellata subito, come faccio con tutte quelle che promettono migliaia di dollari e diamanti sudafricani. O centimetri in più in mezzo alle gambe.

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  19. Io invece ho scoperto che Alessandra che era dell’Angolo Nero in realtà era Enzo Bodycold che sotto lo pseudonimo di Fabio Lotti firma tutti gli articoli dei Corpi Freddi fingendo di essere un collettivo, che poi collettivo non è, mentre Sartoris si finge di essere me che sarei Pegasus Descending che, invece, non lo sono, ma ho già pubblicato tre romanzi di cimerirapawestern e ora ho aperto questo nuovo blog dopo che un collettivo si sette nani per sei anni col resto di due ha tenuto aperto l’Angolo Nero che non era l’Angolo Nero di Alessandra che non era Alessandra…

    Insomma: due coglioni! La storia che hai riportato, Ale, non il mio cazzaggio qui sopra, che è visibilmente geniale… 🙂

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  20. Posso far notare che Lara Manni, autrice che apprezzo moltissimo, la prima pubblicazione l’ha fatta con Feltrinelli (Esbat)? Ribadisco qui quel che ho detto altrove, per quel che conta. Leggo con piacere Lara Manni, apprezzo il lavoro giornalistico di Loredana Lipperini. Forse perché non mi fido a prescindere dei cosiddetti critici letterari, nella scelta dei libri da leggere non mi faccio mai guidare dalle recensioni, soprattutto se blasonate. Se l’argomento e la trama mi intrigano, acquisto e leggo. Questo è successo con Lara Manni e non me ne sono pentita, anzi. Per inciso, ho scambiato con lei molte e-mail e l’ho trovata una bella persona, ma molto diversa da Loredana Lipperini. Nel caso fossero due facce della stessa medaglia, complimenti.

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    1. Posso far notare che Feltrinelli è l’editore di Lipperini? 🙂
      Conosci molti esordienti ventenni che escono con Feltrinelli?
      Infine: non leggerò certo Esbat, ma chi lo ha letto non ne ha parlato affatto in termini entusiasmanti. E qui mi fermo…

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  21. Laura, qua si cntinua a ripetere sempre la stessa cosa: non è un problema il fatto che Loredana abbiano scritto dei libri con uno pseudonimo, ma tutto il battage di recensioni al libro della Manni da parte degli amici della Lipperini, che si è creato attorno.
    Un conto è essere ottimi autrici, ottime giornaliste, ecc.. un conto è prendere per il culo chi legge recensioni e si affida ad esse per spendere 18 euro di libro.

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  22. Checché ne dica, tu stai avallando la macchina del fango di Serino, le sue sporche vendette e il gioco al ribasso.n Perché non è mai successo che Lipperini si recensisse da sola, come scrive Serino e come in fondo sostieni tu, buttando tutto al gioco contro la “casta della cultura”, che in fondo vale tutto e niente.
    Da che mondo e mondo esistono gli pseudonimi e (semmai fosse vero) non ci sarebbe nulla di male a firmarsi Lara Manni.
    Dimostri di non conoscere (o di far finta di non conoscere)come funziona la comunicazione. Non è vero che se uno calunnia, tanto c’è la querela che mette tutto a posto. Se uno scrive una cazzata evidente (come ha fatto Serino) ciò va sottolineato e diffuso, tanto più se lo fa per colpire il lavoro di una giornalista-saggista da sempre dalla parte delle donne (con le quali, Serino ha qualche problemino).
    Ti fai la vaga, cerchi di buttare tutto su un giochetto demagogico, ma ti metti sulla scia di Serino. Vergognati.

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    1. 1. Io non ho niente di cui vergognarmi perché io mi sono sempre presentata, ovunque, con nome e cognome, mettendo la faccia in tutto quello che facevo. A differenza di chi usa pseudonimi pure per commentare sui blog.
      2. Venendo al merito, la tua idea è che siccome sono tutti sporchi (qua si dice “il più pulito c’ha la rogna”), allora quello che ha commesso gli errori più grossi “fa dimenticare” quelli che hanno commesso errori più piccoli. Come a dire, guardiamo le travi e non le pagliuzze. Opinione che non condivido, ma pur sempre opinione. Per me ognuno dovrebbe farsi carico delle proprie responsabilità, piccole o grandi che siano.
      Ma se la tua idea è che siccome rubano tutti, allora quello che ruba 1000 euro è meno colpevole di quello che ruba 1 milione di euro, beh, che posso dirti: non condivido ma capisco che si possa anche pensarla così.

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  23. Mumble… a noi sembra che se è davvero uno pseudonimo ci sono alcuni elementi oggettivamente sgradevoli nella vicenda Manni-Lipperini, come il fatto che le due identità si spalleggiassero nei commenti ai post, o le recensioni da parte di wu-ming, che notoriamente sostiene la Lipperini, o il fatto che la “giovane Manni” sia tra i redattori di Carmilla, o che abbia lo stesso agente di Wu Ming, e che questo agente venga intervistato dalla Lipperini, o che tutti i blog legati in qualche modo a wu-ming tacciano della vicenda buttandosi invece sulle (probabilissime) nequizie di Serino. Insomma, nessuno vuole dire che è “tutta una mafia”, ma sembra evidente che c’è un legame tra queste persone, che si sostengono a vicenda, e finchè lo fanno apertamente non c’è poi niente di male: è quando lo fanno di nascosto che uno si irrita.

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  24. “non è mai successo che Lipperini si recensisse da sola”

    I’ll google it for you
    Segnalazioni Manni/Esbat sul blog Lipperatura:
    http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/tag/lara-manni/

    Qui addirittura supporta il proprio presunto alter ego in una discussione:
    http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/tag/gl-dandrea/

    Qui la Manni sostiene la Lipperini
    http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/07/07/cinquanta-settecento-altro/

    Etc. etc. Roba da Usenet anni novanta (per chi si ricorda)

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  25. Lo pseudonimo non è imposto, ma l’inscenato è notevole!
    ps – donne vs donne? grazie per la segnalazione – The Blog Around The World: il mio augurio.

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  26. Conosco e parlo per quanto riguarda Thomas Jay, autobiografia che tra l’altro ho letto sul sito e che trovo molto interessante. Guarderò il messaggio interno all’operazione, se esiste; guarderò alla campagna promozionale, che mi è piaciuta e non poco; guarderò al fascino del viral, ma a me è piaciuto tutto e di più. Per quanto riguarda Serino, dovrebbe vergognarsi, io non lo sopportavo prima e non lo sopporto ancora oggi.
    Lara Manni chi? Neanche ci penso, non amo quel genere di libri. Ma vi sarei grato se postasse dei nuovi retroscena. Prima di salutarvi, dimenticavo che secondo me unire il caso Thomas Jay a Lara Manni e Serino non è giusto. Thomas Jay è un’operazione vera, che ha come obiettivo il lancio ufficiale e, quindi, lo smascheramento. Operazione che, tra l’altro, lasciava presagire al tutto senza bisogno di chiamare l’ambasciata. Serino e Manni sono reali misteri, sono piaghe, sono elementi dannosi per tutto e tutti.

    Grazie

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    1. Thomas Jay è come JT Leroy. Una bufala, per di più male orchestrata.
      E sai una cosa? Tu potrai anche trovare affascinante il viral marketing, ma io, che ho alle spalle quasi dieci anni di blogging, non intendo fare il burattino a servizio del marketing degli uffici stampa.
      Rispetto, ci vuole rispetto. E qui, come in altri casi, è mancato del tutto.

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  27. Al cinquantesimo commento ho lasciato perdere, anche se devo ammettere che hai sempre dei commentatori stupefacenti.
    Poi se vuoi un giorno ti dico come faccio io le markette ai libri sulle riviste che curo.
    Che non sono gialli né noir, tanto per essere chiara.

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  28. Ma io marketto solo libri pallosi e intellettualoidi. Che ho letto. Che mi hanno mandato gli uffici stampa degli editori (circa duecento al mese – ma quanto lavorano gli uffici stampa!) o che ho trovato in libreria.

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  29. Ma perché, perché non vedo torme di fan agguerriti difendere a spada tratta l’indifendibile eroina?
    Silenzio assordante da parte del pubblico pagante… Che strano 🙂

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  30. Lui – Ci sentiremo spesso?
    Lei – Questo dipenderà da lei, mr M., non mi pare che le manchi l’iniziativa.
    ps – nulla di strano, se due sconosciuti dialoganti in un 20 Century Fox del 1946 – sigarette rigorosamente senza filtro e immagini in bianco e nero con una pessima colonna sonora – si scambiano un sorriso tra una scossetta e l’altra, ché da Belluno insù, e a Est fino a Trieste, stamani alle 04 a.m. abbiamo ballato tutti.

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  31. No, gentile Alessandra, perché non c’è e non può esserci per chi ritiene il Jazz un’astrazione della vita ed è contemporaneamente convinto che la vita equivale a curiosità.
    Buona domenica, con simpatia e senza sottintesi 🙂
    ps – perché non chiude i commenti a questo post che…” è tutta una mafia” e non meritano attenzione?

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