Paul accelera, si affretta per tornare sulla scena come se avesse una qualche speranza o possibilità di disfare quel che hanno fatto. Guida temendo il peggio. Non hanno solo dato fuoco alla casa, hanno dato fuoco al mondo.
[…] Elaine un po’ sperava che non ci fosse niente: un mucchio di carbone, una montagna di braci fumanti, il fusto del comignolo. Invece è tutto lì, come prima, ma buio, estremamente buio. Fissa la casa. “E adesso?”
Avevo appena iniziato Musica per un incendio, una sessantina di pagine circa, quando una persona a me molto vicina ha perso la casa in un incendio, con molti danni (e creando un po’ di scompiglio anche nella mia vita).
Sorvolo sulle considerazioni – dunque, succede anche questo – e sui risvolti kafkiani della vicenda.
Stasera, finalmente un po’ più serena, con un occhio al requiem per Umberto Bossi a opera del solito Bruno Vespa, continuo a leggere le avventure di Paul ed Elaine, già conosciuti in La sicurezza degli oggetti. Questa volta la coppia è alle prese con un incendio: un incendio volontariamente causato che a Elaine fa intravedere la speranza di una nuova vita, mentre il plurifedifrago Paul è travolto dall’ansia di perdere tutto e si scopre insospettabilmente attaccato a ciò che ha, per poco che sia.
Non so come andrà a finire – sono lontanissima dalla fine – ma so che A.M. Homes riesce sempre a stupirmi.
Mi piace comunque quel che ho letto finora: che un incendio è un cambiamento forte, potente, palingenetico. E che non si sa cosa verrà dopo.
E quindi: auguri, Serena.