La Debicke e… Da molto lontano

Roberto Costantini
Da molto lontano
Marsilio, 2018

Roberto Costantini ha sempre saputo scrivere e parlare fuori dai denti. Prima si è servito della “Trilogia del male” per spiegare con toni giallo-noir quanto è avvenuto prima e dopo l’ascesa al potere di Gheddafi poi, come il protagonista Michele Balistreri, si è trasferito in Italia. Da molto lontano è il sesto lungo e intenso capitolo di un saga che Costantini ha dedicato alle sue avventure con una trama che si snoda su due piani temporali, tra il ’90 e i mesi compresi tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, e quindi divisi tra loro da quasi trent’anni ma strettamente connessi.
1990. Sono le frenetiche notti del mondiale di calcio in Italia, ci sarà la combattuta semifinale tra gli argentini e gli italiani, tra chi tifa azzurro e chi invece, con un cuore borbonico che batte nel petto, tifa Maradona. Proprio durante una di quelle notti scompare Umberto, il figlio del potente costruttore romano cavalier Prospero Petruzzi, ex-muratore emigrato argentino fattosi da sè, ora spietato e potentissimo affarista. La scomparsa del giovanotto – oltre a lui il cavaliere ha anche una figlia decisamente intrigante, Elide, con il pelo sullo stomaco peggio del padre – salta fuori solo grazie a una lettera anonima al Messaggero. Naturalmente il caso viene appioppato al nostro Michele Balistreri. Lui considera subito il fatto una rogna, vista la fama di faccendiere di Petruzzi padre, e non crede a un rapimento. Mentre indaga, cercando di capirci qualcosa, cominciano a sfilare davanti a lui avvocati di grido al soldo della famiglia, affaristi senza scrupoli, tra i quali emerge un giovane e cazzuto boss della camorra, belle donne disposte a tutto e un magistrato, tutto d’un pezzo o almeno pare, sceso a Roma dal Nord con l’intento di bonificare lo stato… Ma il ritrovamento dei corpi orribilmente mutilati del giovane e della sua amica Penny, con legami familiari poco chiari, faranno prendere all’inchiesta una direzione più precisa. Michele Balistreri, impegnato a districarsi tra il pierre nordista Locatelli e Capuzzo, il suo valido collaboratore meridionale, in disaccordo su tutto, indaga svogliatamente.
E invece punto cardine dell’inchiesta sarà proprio Capuzzo, l’ispettore napoletano, ottimo investigatore, grande tifoso del web, tanto che vive praticamente in simbiosi con il suo Compaq portatile, e del “Pibe” Diego Maradona, colonna del Napoli. La trama tuttavia vira al tragico, le piste si toccano, si sovrappongono e si ingarbugliano fino ad arrivare a un finale drammatico che porterà alla (o a una ?) soluzione del caso.
Ma nel 2018 un biglietto anonimo, ricevuto anche stavolta dal Messaggero, spedisce la polizia nel parco semidistrutto di Villa Petruzzi, da anni donata dal cavaliere allo stato, fa ritrovare sepolti in terra due manichini con le stesse orride mutilazioni inflitte ai due giovani amanti e fa riaprire il caso.
Nel 2018 Balistreri, ormai in pensione, fa vita tranquilla, da poco ha festeggiato in famiglia il Natale con la moglie Bianca, ex giudice, e la figlia, la brava giornalista d’inchiesta Linda Nardi. Legge molto e fa lunghe passeggiate sulla spiaggia di Ostia. Ma, secondo sua moglie, sta perdendo la memoria, e la neurologa teme che il motivo reale sia l’aver lasciato un lavoro che lo stimolava. E quindi ricorda poco di quella storiaccia del 1990, piena di personaggi senza scrupoli, uomini e donne. Ma inevitabilmente l’ex-commissario viene coinvolto nella indagine dal suo successore ed ex vice, Corvu, e da sua figlia Linda. Anche l’ex giovane boss della camorra, l’unico ad essere stato condannato (non per la morte di Umberto e Penny però) ed è appena uscito di galera, vuole che sia incastrato l’assassino. Sul macabro ritrovamento si buttano i mass media, con in testa Linda Nardi, la figlia di Balistreri. E purtroppo per Balistreri i due manichini lo costringeranno a fare marcia indietro nel tempo fino a quel 1990, che non gli ricorda il Campionato del mondo in Italia, ma piuttosto una maledetta sparatoria in cui lui stesso era stato coinvolto. Una sparatoria che allora aveva provocato l’annacquamento e il blocco delle indagini, fino ad oggi, fino a quasi tre decenni dopo, quando le vittime dei due irrisolti omicidi torneranno a reclamare giustizia.
Balistreri ha i capelli grigi, a più di sessant’anni potrà finalmente godersi un po’ di pace? Siamo arrivati all’ultimo capitolo della storia di uno dei personaggi più particolari del noir italiano? Oppure Costantini dedicherà ancora qualche prequel al suo poliziotto eclettico e sui generis? Per chi non lo sapesse, Balistreri non lotta solo contro gli assassini e i loro crimini, ma soprattutto e da sempre contro il suo lato oscuro e i fantasmi del suo passato. Balistreri è un uomo che, nonostante il nuovo status di pensionato, non può fare a meno di indagare, deve poter finire quel qualcosa lasciato incompiuto e, per non perdere se stesso, dovrà continuare.
Una trama forte, molto convincente, che si rispecchia in errori che non si possono più correggere e si avvale dell’alternarsi del presente e del passato radicato negli anni novanta. Una trama che ha dato spazio anche a un’intima analisi di quanto il lavoro e la sfera privata possano diventare una cosa sola e, se non ben calibrati, portare a un’irresistibile spinta all’autodistruzione. Tra un salto temporale e l’altro, Costantini dà modo di ripassare e rivivere eventi che, nel bene e nel male, hanno scandito la vita italiana. Che è poi, questa, una delle sue caratteristiche: la scelta di raccontare costumi, politica e intrighi attraverso il suo personaggio. E state certi che, se i nodi verranno al pettine, il Commissario Balistreri sarà là, pronto a contarli uno a uno.

Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, consulente aziendale, oggi dirigente della Luiss. È autore per Marsilio della Trilogia del Male con il commissario Michele Balistreri, bestseller in Italia e già pubblicata negli Stati Uniti e nei maggiori paesi europei, premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 quale “migliore opera noir degli anni 2000”. Con La moglie perfetta è stato finalista al premio Bancarella 2016.
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