Abir Mukherjee
L’uomo di Calcutta
SEM, 2018
Traduzione di Alfredo Colitto
Abir Mukherjee, autore britannico di origini indiane, nato e cresciuto nell’ovest della Scozia, ha vinto con L’uomo di Calcutta (titolo originale A Rising Man) il concorso per la scrittura del crimine del Telegraph Harvill Secker. Un giallo storico e spy story per un raffinatissimo esordio che spalanca l’orizzonte su un periodo rovente e cruciale della storia anglo-indiana che sembra essere stato quasi dimenticato. Il romanzo è ambientato nel 1919 a Calcutta (ora conosciuta come Kolkata) la moderna, monumentale capitale del Bangladesh costruita dagli inglesi alla fine del 1700 in stile neoclassico europeo, poi eletta a sede della Compagnia delle Indie e rimasta capitale dell’India fino al 1911.
Nel 1919, il veterano della Grande guerra, unico superstite del suo reggimento poi passato alla Forze speciali, il giovane Capitano Sam Wyndham, ex Scotland Yard Detective, è appena arrivato a Calcutta. Piagato dalle ferite subite in guerra e dalla perdita della giovane moglie (falciata dall’influenza), ha accettato l’offerta del ex suo superiore Lord Haggart, nominato capo della polizia britannica in India, di assumere il comando della sua compagnia nelle forze di polizia.
La guerra e le gravi ferite gli hanno lasciato dolorose tracce anche psicologiche che combatte con un duro ma controllato uso di droghe, morfina e oppio, più facili da reperire in Oriente. E dopo un lungo e faticoso viaggio per mare di cinquemila miglia, con tappe ad Alessandria e Aden, l’impatto allo momento dello sbarco non è facile. Calcutta è Calcutta e niente, salvo forse la guerra, aveva potuto prepararlo a quella sua nuova realtà in cui dominano quasi insopportabili il caldo e l’umido. I ricordi degli inglesi di ritorno dall’India, i cosiddetti India-man, nelle sale piene di fumo di Pall Mall non bastavano certo a descriverla davvero e neppure le pagine dei romanzieri. Per un inglese Calcutta rappresentava un’aliena entità a sé, dove tutto era caos, commerci, intrighi e politica. Il governatore del Bengala nel 1700, Lord Robert Clive, detto Clive d’India, l’aveva definita il posto più malvagio dell’universo, e sicuramente non esagerava.
Appena insediato, pochi giorni dopo il suo arrivo, Wyndham dovrà entrare subito in azione: il cadavere di un europeo in frac è stato ritrovato in un gullee, vicolo cieco e buio della Città Nera. Wyndham, studiando la scena del crimine, rimane colpito da alcuni dettagli. La vittima, un occidentale, ha un foglio di carta accartocciato e infilato in bocca, su cui si riuscirà a leggere, scritto in bengalese, la minaccia: “il sangue inglese scorrerà per le strade. Andate via dall’India”. Come mai quel “burra sahib”, è finito ammazzato proprio davanti a una casa di tolleranza, tra i fatiscenti edifici di un sordido quartiere? Si scoprirà che il morto, uno scozzese nel paese da molti anni, era un alto funzionario dell’impero britannico che operava agli ordini del vice governatore e con solidi legami in loco. Ma negli ultimi tempi frequentava anche assiduamente una chiesa riformata diretta dal pastore Gunn… Qualche possibile connessione?
Wyndham comincia a indagare passando dai lussuosi salotti degli affaristi più arrivati, vedi Buchanan, ricchissimo re della iuta, agli orfanatrofi, alle luride tane degli informatori, avvalendosi della collaborazione dei suoi collaboratori, l’arrogante ispettore Digby e il giovane Sergente Banerjee, educato a Cambridge ma di origine indiana, tra i quali serpeggiano competitività e irrequietudini.
Con l’incombente minaccia dell’incontrollata esplosione di una rivoluzione armata e la stabilità del Raj a rischio, le piste da seguire di intrecciano e si sovrappongono pericolosamente. I suoi superiori, ma soprattutto i Servizi Segreti, sono convinti che i colpevoli siano da ricercare tra gli attivisti indiani e le successive notizie sull’inutile massacro di Amritsar, perpetrato dall’esercito di Sua Maestà, provocano altri disordini, coinvolgendo il Capitano Wyndham nella politica adottata dell’Impero nei confronti degli indiani e nelle lotte intestine tra i suoi compatrioti.
Il crescente dissenso che ribolle nelle colonie, e noi sappiamo a cosa portò perché è diventato storia, fa da splendido palcoscenico a questo giallo dove gli avvenimenti sociali non sovrastano la peculiarità di alcuni tra i protagonisti.
Il necessario pragmatismo di Wyndham e l’arroganza inglese, temperati dal suo humour e dalla sua intelligenza, sono contrapposti ai modi educati, signorili, del pronto ed efficace sergente bengalese Banerjee. Banerjee, che spesso sembra un intellettuale più che un poliziotto, è dotato però di spirito combattivo, non a caso il suo nome indiano inglesizzato è diventato Surrender-not e cioè “Mai resa ”… e sicuramente il poliziotto bengalese è il personaggio più significativo del romanzo. Quello che rappresenta al meglio la bivalenza della cultura angloindiana: il rispetto verso l’Impero portatore di progresso, ma anche la strenua fedeltà nei confronti del proprio popolo teso verso l’autodeterminazione. Per motivi razziali, nella Calcutta coloniale, uomini di grande spessore si vedevano spesso costretti ai margini della società, o comunque subordinati agli inglesi. E tuttavia spesso gli occidentali subivano e continuano a subire ancora oggi il fascino delle tante contraddizioni indiane.
L’uomo di Calcutta è un romanzo intenso, appassionante, sincero, intriso di profondo umorismo sul fascinoso sfondo dell’India subito dopo la Prima Guerra Mondiale, che riesce a descrivere un passato coloniale scomodo e, forse, non ancora del tutto metabolizzato. Mi ha rimandato, ma era logico, stesso periodo, stesso mondo, stessi coinvolgimenti esistenziali a Passaggio in India di Edward Morgan Forster, straordinario romanzo di fama internazionale.
Primo capitolo di una trilogia poliziesca in ambientazione inusuale la serie di Sam Wyndham continuerà con A necessary evil (2017) e Smoke and ashes (2018), confidiamo di prossima pubblicazione anche in Italia.
Abir Mukherjee, giovane autore best seller di origine indiana, è cresciuto nell’Ovest della Scozia. Per questo suo romanzo d’esordio è stato ispirato dal desiderio di saperne di più su un periodo cruciale della storia angloindiana che sembra essere stato quasi dimenticato. La pluripremiata serie che vede come protagonista Sam Wyndham sarà integralmente pubblicata da SEM.