AA. VV.
7-Seven
21 storie di peccato e paura
A cura di Gian Franco Orsi
Piemme, 2010
Antologia
Qual è il vizio capitale che vi contraddistingue? O, al contrario, quello che sentite totalmente alieno da voi e stigmatizzate di più? Ventuno scrittori italiani hanno risposto all’appello di Gian Franco Orsi, storico curatore della collana del Giallo Mondadori e da qualche anno attivo coordinatore di antologie a tema.
Il risultato è 7-Seven, rassegna dei sette peccati capitali a ciascuno dei quali sono dedicati tre racconti. Perfetti nella loro compiuta diversità, ironici, tristi, crudeli, i racconti sono al tempo stesso lo specchio del noir italiano e la cartina al tornasole dei loro autori.
Ognuno fedele al suo stile e al tema, alla fine del racconto spiegano anche perché hanno scelto quel particolare vizio. Per simpatia o antipatia, perché ammettono di esserne afflitti o, al contrario, lo aborrono e lo scansano.
Alcuni hanno mantenuto temi e personaggi dei loro romanzi: Elisabetta Bucciarelli, Ben Pastor, Alan D. Altieri, Leonardo Gori. Altri hanno “dimenticato” l’ambiente di elezione per spostarsi su un argomento diverso: ad esempio Giulio Leoni si è spostato sull’hic et nunc.
Segnalo, per la particolare ironia, Campo di rieducazione alimentare di Diego Zandel e il feroce La superbia del poeta di Claudia Salvatori (ma più d’uno, devo dire, non ha perso l’occasione per lanciare qualche strale verso il mondo dell’editoria: Diana Lama, ad esempio, non è stata certo tenera con gli agenti editoriali…).
Da brava ipocondriaca emotiva, leggendo i racconti mi sono riconosciuta in ognuno dei vizi dipinti. L’ira, prima di tutto. (Beh, caro amico, ho sempre sospettato che chi è soggetto a improvvise esplosioni di rabbia è spesso una persona molto insicura. Una persona che teme di non essere amata abbastanza o di non essere presa sufficientemente sul serio. Ti arrabbi perché vuoi essere considerato, vuoi che gli altri si accorgano di te, che modifichino il loro comportamento a causa tua. In altre parole, vuoi che ti venga attribuita importanza. Vuoi sentirti importante., scrive Giancarlo Narciso). L’accidia. Magari l’invidia no, non del tutto, ma leggendo mi è venuto qualche dubbio. La gola? Uuuh… Superbia non ne parliamo. Avarizia non mi pare, però chissà. Lussuria – come dice Perissinotto – anche, ma per difetto.
Se il vizio di polemizzare fosse considerato l’ottavo peccato capitale, ecco, io sto per commetterlo. Di 7-Seven ha parlato anche Valerio Evangelisti su Carmilla. Nonostante il preambolo lusinghiero, l’ha però definita operazione di “vetrina” e soprattutto ha notato – mi sembra in modo non positivo – la differenza di stili e la mancanza di collante (?). In sintesi, Evangelisti imputa all’antologia la “colpa” di aver perso l’occasione per individuare e definire le caratteristiche omogenee del genere.
Per fortuna, dico io. Intanto perché questo estremo bisogno di categorie ed etichette sta penalizzando tutti, soprattutto noi lettori. Poi perché un’antologia non è un saggio, non ha il compito di sistematizzare. In generale, si legge per riflettere, per imparare, per divertirsi. Tutto il resto sono notazioni accademiche superflue per i più, temo.
Io amo le storie, le trame, l’ingegno. Le riflessioni, i personaggi, i dialetti. I punti di vista diversi dal mio. E non mi importa – davvero, non mi importa – sapere se sono gialli, noir, genere, mainstream o che altro. Mi importa che mi abbiano tenuto compagnia per qualche ora, sotto il sole, che mi abbiano fatto sorridere e preoccupare, intristire e sperare.
Mi auguro che lo stesso valga per voi.