La Debicke e… Carnevale a Milano

Raffaele Crovi
Carnevale a Milano
Ripubblicato dalla Biblioteca Comunale di Milano nella collana Ebook della Biblioteca Sormani, 2019

Siamo a Milano, nel gelido inverno del 1955, in pieno Carnevale. Un gruppo di giovani, studenti universitari, ex partigiani, insegnanti, operai, dattilografe e ragazze di buona famiglia, passano l’ultima settimana prima della Quaresima in balli, sbronze e finte avventure d’amore. Fa un freddo cane in città. Sta nevicando a sprazzi da giorni e, quando smette, subentra la coltre neutrale della nebbia, lattiginosa, con l’umidità che s’insinua sotto le vesti. Giovani in caccia del futuro, alcuni con uno scomodo passato, altri incerti in cerca di un possibile approdo, un motivo per darsi da fare e forse ormai arrivati un gradino dall’età adulta, nella Milano anni Cinquanta che era appena uscita dall’impatto dell’occupazione e della guerra. Un’opera giovanile di Raffaele Crovi, il primo romanzo, che gode oggi di una bella prefazione di suo figlio Luca. Un romanzo, che vinse allora il Premio della sezione narrativa italiana Cino del Duca. Interessante e sentita testimonianza anche per stile e impostazione letteraria di un’altra epoca, di un altro secolo… Un gruppo di amici, punto di ritrovo serale: una latteria di via B, dove passano le loro serate e che per loro si trasforma in caffè, trattoria, sala giochi e all’occorrenza pista da ballo. Un punto di raccolta, di aggregazione. Con il freddo si beve cognac per riscaldarsi e per sentirsi forti, leoni. Sergio, il protagonista, ama Giuliana, una ragazza di Genova che come lui studia all’università ed è prossima alla laurea, però la distanza lo mette a disagio. Non è facile amare ed essere fedeli a distanza, soprattutto quando si è giovani e il corpo reclama il suo piacere.
I personaggi di Carnevale a Milano sono alla ricerca di una futura strada da percorrere, aspettano il via ma non sono ancora pronti, perdono tempo. Sulla copertina dell’odierno Carnevale a Milano campeggia una bella foto: “Balera del Ticinese, 1958″ © Mario Cattaneo. Sono ancora i ragazzi della generazione degli anni Cinquanta, quella che ha cominciato a vivere una straordinaria avventura, in un certo senso la più intima radiografia del “boom economico”. Si prendono e si lasciano in continuazione, sono maliziosi eppure fiacchi, si fanno compagnia bevendo e fumando sigarette. Nessuno di loro aveva tanti soldi a disposizione e anche quella fu la ragione che li tenne uniti. Parlavano e si confrontavano, per ingannare il tempo, per riempire i momenti di noia. È poi è una Milano invernale quella di Crovi nel 1955, con la neve che scende dal cielo e nasconde tante cose. Una Milano in cui sembra possibile annullarsi.
Luca Crovi scrive di suo padre che, senza approfittare di coup de thèatre o di avventurose peripezie, riesce lo stesso a incuriosire il lettore con una lucida analisi di mosse e sentimenti dei diversi personaggi. Raffaele Crovi nel 1955 aveva 21 anni. Era nato in Lombardia, ma cresciuto in Emilia. Aveva pubblicato un libro di poesie e dal 1956 lavorerà per una casa editrice… Molti dei protagonisti di Carnevale a Milano si ispirano ai suoi compagni di quell’epoca, dell’Università e di fuori. A loro piacque ciò che lui aveva narrato e si identificarono nella storia. Erano nomi che si ricordano: Emilio Isgrò, Marcello Venturi, Riccardo Misasi, Sisto della Palma, Ciriaco ed Enrico De Mita, Ruggiero Orfei, Paolo Prodi, Vincenzo Consolo, Evandro Agazzi, Nino Andreatta, Giuliana Ruggerini, Giorgio Veronesi, Ernesto G. Laura, Sergio Silva, Gerardo Bianco, Romano Prodi, Vito Rapelli. Anni dopo Raffaele Crovi spiegava in un’intervista che scrisse Carnevale a Milano nel 1954, quando aveva lasciato il collegio dell’Augustinianum della Cattolica e dormiva da solo o dividendo la stanza con altri ragazzi, in camere in affitto. Quando il libro fu pubblicato successe persino che una certa verità facesse scandalo. Per aver inserito la visita dei ragazzi al “Casino” si fece espellere dalla codina Cattolica di Milano, accolto poi per fortuna a braccia aperte dal cattolicissimo Carlo Bò all’Università di Urbino, dove si laureò tranquillamente. Per quei ragazzi del ‘55 spesso la politica era cultura e la cultura politica, ma con una dimensione anticonformista e provocatoria. La cultura era sinonimo di libertà e scrive di sé l’autore: «volevamo affrontarla con atteggiamento che mi piace definire gastronomico, ovvero un appetito continuo e insaziabile. Mai diminuito». La Milano che Crovi senior racconta fra le pagine del suo romanzo di esordio era la Milano di Vittorini e della grande letteratura del dopoguerra, del Piccolo Teatro, del cinema neorealista. Una metropoli “politecnica” che, guardando all’Europa, portava fuori da tutti i provincialismi. A conti fatti un romanzo scritto da un giovane di allora che viveva così e che inquadra perfettamente con ambientazione, modi di fare e modi di pensare, tipici e naturali per i tempi, l’atmosfera milanese di quel periodo . E ci riporta pensieri, sogni, idee, volontà di impegno politico o disinteresse, insomma esattamente quello che allora era il modo di vivere dei coetanei di Raffaele Crovi.

Raffaele Crovi (Paderno Dugnano, 1934 – Milano, 2007) ha trascorso l’infanzia a Cola sull’Appennino reggiano; ha svolto gli studi ginnasiali e liceali a Correggio (Reggio Emilia) e quelli universitari a Milano, città che lo ha visto impegnato, nell’ultimo cinquantennio, in un’intensa e multiforme attività culturale, come poeta, narratore, saggista, giornalista, direttore editoriale ed editore, produttore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi.

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