Il meticcio (Le gialle di Valerio 192)

Federica Fantozzi
Il meticcio
Marsilio, 2019
Noir

Roma e altrove, in Italia e più lontano. 19 giugno – 12 luglio 2017. L’intuitiva e scrupolosa Amalia Ami Pinter, sessantuno chili stabili per un metro e sessantacinque, capelli neri e lisci a caschetto, fossette sulle guance, naso sottile, occhi nocciola, fa la giornalista al quotidiano romano Il Vero Investigatore, specializzato in cronaca nera e giudiziaria in salsa nazional-popolare, con la redazione vicina alla Fontana di Trevi. Lei ha i genitori residenti in una fattoria della Maremma, abita sola in una vecchia palazzina dietro Ponte Milvio (con la testuggine Rododendra e con il nero cane Kira, appena ereditato e pure guardia del corpo), gira in città con lo Scarabeo Rosso (in alternativa alla Panda per gli esterni o alla bici per il tempo libero) e ora ha ricevuto l’incarico da parte dell’altissimo Capo Gabriele Maraschini (e forse degli stessi proprietari, una società editoriale di Montecarlo) di fare un servizio sull’aeroporto Leonardo da Vinci, uno dei non-luoghi che ama. Lì incrocia l’amico poliziotto Alfredo Pani, da poco trasferito alla Dac, Direzione centrale anticrimine, e si trova invischiata in una rischiosa indagine sui corrieri della mafia nigeriana, guidata dalla brutale sanguinaria Ascia Nera, forse ormai in combutta anche con la mafia. Viene addirittura ucciso il dentista dove era stata sotto mentite spoglie, non sa ancora bene come districarsi quando la mandano a seguire un’asta di diamanti a Palazzo Colonna. Qui un occasionale amico, Cravatta Giallo Zafferano, le fa capire dinamiche e segreti di un mondo che non conosce, combine e interessi, soprattutto rispetto a un integro rarissimo diamante rosso denominato Purple Rain (magari per un afflato rock di qualcuno nell’originario giacimento del Minais Gerais). Gli acquirenti li avevi visti anche a Fiumicino, qualcosa collega le due storie, forse il brasiliano Ezequiel Alves, la cui azienda salta intermediari e sconquassa il mercato. Violenze e sorprese non sono terminate, lo verificherà di persona anche a Siena e a Palermo.

L’avvocatessa e nota brava giornalista Federica Fantozzi (Roma, 1968), dopo i due buoni romanzi pubblicati oltre 15 anni fa, ha avviato una nuova gradevole appassionante serie con protagonista una volitiva collega. Narra in terza varia su diverse scene e vicende che pian piano s’intersecano (anche in Brasile, terra di meticciati vari, da cui il titolo). Il contesto criminale, sia della manovalanza che dei poteri forti, è molto ben documentato e aggiornato. Amalia non capisce bene di chi può fidarsi, probabilmente di nessuno in quei mondi, quello affaristico, quello giudiziario, quello informativo. Dopo non essersi visti per un anno e mezzo, il rapporto con Alfredo s’intorbida e si approfondisce, lui un poco più giovane, sempre serio ma logorato, fisico scolpito e postura da judoka, capelli arancioni a spazzola e ancora acne sul viso, legati in passato soprattutto da una dinamica di reciproci attrazione e scambio: Alfredo le passava tutte le informazioni divulgabili, Amalia gli riservava un trattamento stampa favorevole. Lei per altro legge i romanzi gialli ambientati in Cina di Qiu Xiaolong e ne è condizionata. Certo, alla fine sappiamo davvero di più dei delinquenti di origini nigeriani che gestiscono traffici e prostituzione, di miniere, gemmologia, disegno di gioielli e nuovi diamanti sintetici, di Palio e di arancine. Ma soprattutto di come funzionano oggi le redazioni dei mass media, e non è un bel vedere.

(Recensione di Valerio Calzolaio)

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