La Debicke e… La moglie olandese

Ellen Keith
La moglie olandese
Newton Compton, 2019

La moglie olandese è il romanzo di tre protagonisti le cui storie si intrecciano con un segreto condiviso all’ombra di due dei più terribili regimi di tutta la storia moderna. Il primo scenario è l’Argentina del 1977, dove è in atto la terribile guerra sucia (sporca), il programma di repressione violenta che portò al genocidio di tutti i dissidenti al regime; Luciano Wagner, un universitario poco più che ventenne, figlio di un oriundo tedesco e di un’argentina di origine italiana, è stato arrestato, orribilmente torturato e si trova in una cella senza sapere se potrà mai uscire di prigione. Il secondo scenario, più lontano nel tempo, si riferisce a Amsterdam nel 1943, durante la crudele occupazione nazista: Marijke de Graaf e suo marito Theo lavorano per la resistenza, rischiando la vita. Poi una denuncia, una delazione?, e i tedeschi vengono a bussare alla loro porta per arrestarli. Separati, trattati come animali, vengono imbarcati su vagoni bestiame e deportati in due diversi campi di concentramento in Germania. Da quel momento per Marijke lo scenario passa attraverso un’inimmaginabile sequenza di orrori fino al suo arrivo al campo di Dachau, dove sperava di ritrovare Theo e dove resterà prigioniera fino all’arrivo degli americani, il 29 aprile 1945.

La parte del romanzo legata alla guerra sporca in Argentina e alle ingiuste persecuzioni subite dai comunisti e dai peronisti, messa in parallelo con quella legata alla seconda guerra mondiale, offre una visione analitica sulla barbarie delle diverse dittature ma, soprattutto all’inizio, rischia di spiazzare il lettore che non riesce a cogliere subito i possibili collegamenti tra le due storie, entrambe tragiche e coinvolgenti. Il cuore del romanzo della Keith è la seconda, quella che si svolge dal 1943 al 1945, raccontata da due punti di vista. Quello di Marijke, giovane donna olandese della piccola borghesia che suona il violino, sognava un futuro come musicista, faceva parte delle resistenza e tentava di aiutare gli ebrei a fuggire e quello di Karl, ufficiale nazista di alto rango assegnato al campo. A Dachau Marijke si troverà davanti a una terribile scelta: andare incontro a una lenta agonia, piegata dal freddo e dalla fame nel campo di lavoro oppure, nella speranza di sopravvivere, accettare di lavorare per il bordello del campo. Sempre a Dachau, ma dall’altra parte della barricata, entra in servizio, in veste di numero due, l’alto ufficiale delle SS Karl Müller. Müller ha raggiunto quella posizione convincendosi che è giusto combattere per la sua patria e spera di essere all’altezza delle aspettative di gloria di suo padre, uomo ricco che gravita nell’entourage del Führer. Il fortuito incontro con Marijke, il suo rapporto con lei, un innamoramento vero e proprio che tuttavia stenta ad accettare, lo forzerà a pensare, a commettere a gesti crudeli, facendo sogni impossibili, e contribuirà a cambiare il suo destino. Tutti e due, al di là delle fondamentali scelte quotidiane, dovranno affrontare e superare emotivamente e fisicamente situazioni quasi inaccettabili, in cui solo le circostanze portano a prendere decisioni obbligate dalla durezza del campo di concentramento e dalla volontà di rimanere vivi a ogni costo. La moglie olandese mostra chiaramente che nessuno di noi può dire: «No, io questo non lo farò mai». Dimostra solo che finora siamo stati così fortunati da non essere mai stati costretti a prendere decisioni basate sulla necessità di sopravvivere. Come altre storie che narrano della Seconda Guerra Mondiale, La moglie olandese fa leva sul conflitto interiore provato da molte persone (tedesche o no) quando hanno iniziato a rendersi conto di cosa in realtà significassero i dettami e gli orrori del nazismo. La gente comune magari faceva finta di non sapere, altri non sapevano davvero e dovevano lottare per sopravvivere. Allo stesso modo, in Argentina, per anni gli orrori commessi dai militari al potere furono tenuti nascosti da un colpevole e impaurito velo di omertà.

Ellen Keith è una scrittrice canadese di successo, che ha vinto il prestigioso premio Harper Collins/UBC per la categoria Best New Fiction. Attualmente vive ad Amsterdam.

La guerra sporca (in spagnolo: Guerra sucia) fu un programma di repressione violenta attuato in Argentina con lo scopo di distruggere la cosiddetta “sovversione”, rappresentata dai gruppi guerriglieri marxisti o peronisti attivi in Argentina dal 1970, ed eliminare completamente qualunque forma di protesta o di dissidenza nel paese in ambito culturale, politico, sociale, sindacale e universitario. La brutale campagna repressiva vide il suo culmine tra il 1976 e il 1979 e fu condotta segretamente e al di fuori di ogni controllo, da una serie di corpi speciali e di unità “antisovversive” costituite dalle forze armate e dalla polizia federale. In questo periodo, oltre alle migliaia di persone incarcerate, ci furono circa 2.300 omicidi politici e scomparvero (desaparecidos), circa 30.000 persone, delle quali circa 9.000 accertate dalla Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas.

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