La Debicke e… L’inverno del Profeta

Håkan Östlundh
L’inverno del profeta
SEM, 2019

Elias Krantz, ventiquattrenne laureando in lettere a Uppsala, ha appena saputo di avere un meningioma, un tumore al cervello. È benigno, ma si trova in una posizione tale da comprimere la corteccia e rischiare di fare seri danni. Secondo gli specialisti la miglior decisione è rimuoverlo subito. La cosa lo conforta ma allo stesso tempo lo confonde, lo preoccupa e vuole parlarne con suo padre (la madre era morta quando lui era piccolo), ma suo padre è a Sarajevo, impegnato in una missione internazionale per la SIDA, un importante ente governativo… Non gli resta che aspettare il ritorno.
Gennaio e un hotel di lusso a Sarajevo. Una delegazione ufficiale copre anche una relazione, clandestina come tante, tra due addetti agli affari del governo svedesi: Anders Krantz e la sua diretta superiore Ylva Grey. Il tempo vola, bisogna interrompere le effusioni e cambiarsi per la cena di gala. All’improvviso uno scoppio: una bomba è esplosa nella hall dell’albergo. È stato un attentato e una delle due vittime è Anders Krantz, il padre di Elias. Nel giro di pochissimi giorni il mondo del ragazzo crolla: ora deve convivere con un tumore al cervello ed è completamente solo. Non basta: l’account di Anders Krantz presso la SIDA è stato chiuso, le carte della scrivania nel suo ufficio sono scomparse e quelle che conservava nello studio di casa sono state sequestrate da una bionda sconosciuta con il consenso della matrigna, la seconda moglie di suo padre. La faccenda non quadra. È in questo drammatico frangente che Elias conosce Ylva, capo nonché amante di suo padre, sbalestrata, affranta, in Bosnia ha persino dovuto fare fronte a spiacevoli interrogatori, ma convinta che quella morte violenta nasconda un perché e ben decisa a scoprire quale. La morte li unisce. Elias ha perso un padre, Ylva l’uomo che amava. Forse Anders è morto per qualcosa che sapeva e ha nascosto nel suo computer? Elias conosce la password, comincia un’affannosa ricerca. Decidono di unire le forze per scoprire i responsabili, ma la caccia alla verità si rivelerà molto pericolosa. Nella ridda delle ipotesi e dei tanti personaggi che si alternano sulla scena diventa molto difficile indovinare chi veramente stia con i “cattivi” e chi con i “buoni”. In balia dei capricci del gelido inverno svedese – ci sembra di sentire scricchiolare la neve sotto le scarpe in quelle straordinarie ambientazione nordiche sia cittadine che non – saranno costretti a lottare per la vita contro avversari che sembrano disporre di risorse illimitate. Sono stati catapultati in mezzo a un intrigo internazionale che coinvolge partiti, forze diplomatiche e ricche aziende private in un vortice di interessi personali e sete di potere.
Troviamo in L’inverno del profeta un ventaglio ben calibrato di reali emozioni, amore contrastato, servizi segreti, gioco politico, omicidi, corruzione, esportazioni illecite di armi e accesso fraudolento della concorrenza a informazioni secretate, il tutto condito da abuso di potere ai massimi livelli. Un bel thriller carico di suspense, una perfetta miscela esplosiva per un romanzo ben scritto, ad alto ritmo, costellato da continui colpi di scena. Una storia che contraddice abbastanza la tradizionale immagine di una Svezia “virtuosa”, dimostrando che lo scandalo e la corruzione possono nascere ed esistere ovunque, spesso anche tutelati dall’ala protettiva dal governo. L’inverno del profeta è il primo capitolo di una trilogia. E – chicca delle chicche – vi rivelo che Profeta era il nomignolo appioppato dai compagni a Elias Krunz quando andava ancora al liceo… E allora appuntamento al prossimo capitolo della serie.
Håkan Östlundh, nato a Uppsala nel 1962, è giornalista e scrittore. Ha studiato Letterature comparate e Filosofia e negli anni universitari è stato impegnato politicamente per i diritti dei lavoratori. Vive e lavora a Stoccolma, a metà degli anni Novanta ha intrapreso la carriera di sceneggiatore per la TV. Dal 2004 a oggi ha pubblicato dodici libri molto apprezzati dalla critica e dal pubblico. Tradotto in dodici Paesi.

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