La Debicke e… Una donna normale

Roberto Costantini
Una donna normale
Longanesi, 2020

Aba Abate è una “persona normale”: una quarantenne che non si vergogna di dimostrare la sua età, senza grilli per la testa, funzionaria al Ministero, vive in seno a una famiglia come tante. Vent’anni prima ha sposato per amore Paolo, un uomo colto e tranquillo che lavora con profitto in pubblicità ma ha il sogno nel cassetto di diventare uno scrittore di grido. Aba è madre di Francesco e Cristina, due adolescenti molto viziati e, come tanti coetanei, pieni di problemi e conflitti con se stessi e gli altri. Francesco va male a scuola e sogna solo il rugby, Cristina è la testarda matematica della famiglia, è sempre in contestazione con la madre e in guerra con la bilancia. Aba e il marito hanno un gruppo ristretto di conoscenti con i quali è soprattutto Paolo a mantenere dei veri rapporti. Invece Aba ha un’unica vera amica e confidente fin dalla scuola, alla quale chiede aiuto per le ambizioni letterarie di Paolo. Lei è Tiziana, la bella quarantenne single sempre in tiro che gestisce una libreria e, forse invidiosa della quieta felicità di Aba, continua imperterrita a cercare il grande amore nelle persone più sbagliate. Aba cerca di provvedere a tutto e tutti, fa letteralmente le capriole per gestire casa e famiglia con l’aiuto di Rodica, una brava domestica, con la quale tratta lasciando solo istruzioni per scritto. Come un funambolo si barcamena tra i suoi affetti e il lavoro. Ma è tutto meno che semplice perché Aba Abate è anche “Ice”, una donna con due facce e due nomi. Aba, la donna “normale” madre, moglie, amica sincera e Ice, la spia fredda distaccata, implacabile.
Aba infatti non è una tranquilla funzionaria amministrativa del ministero degli Interni ma un’agente segreto che lavora per i Servizi italiani con un difficile e delicato incarico: coordinare una rete di infiltrati musulmani nelle moschee. Proprio attraverso uno dei suoi infiltrati, caduto in una trappola e morto in uno scontro a fuoco con i carabinieri, Aba Ice scopre che The Little Boy (nome in codice americano che identifica i terroristi suicidi), un perfetto sconosciuto purtroppo, sta per imbarcarsi in Libia diretto in Italia per farsi esplodere tra una settimana in mezzo alla folla. Ma quando e dove? Aba è invischiata, si trova costretta a intervenire…
Ammetto che c’è una cosa che mi spiazza nel personaggio di Aba: come mai, dopo vent’anni circa di abili menzogne, di strane partenze repentine, di impossibili giravolte, perennemente ossessionata dalle continue pressanti telefonate familiari in cui è riuscita miracolosamente a coordinare la sua doppia vita, da una giorno all’altro non ci riesce più? La quarantina che incombe crea insicurezza esistenziale, o forse avrà vissuto situazioni simili in passato ma le ha gestite da lontano, in modo chirurgicamente asettico, e invece ora non può più. La spaventosa pericolosità della posta in gioco la costringe a coinvolgersi in prima persona e sperimentare sulla sua pelle quanto diventi difficile coabitare nella sua doppia identità. Certo le emergenze familiari e lavorative si sovrappongono, in pochi giorni succede di tutto e Aba non ha altra scelta che trasformarsi in “Ice”. Il che la costringe a orari folli, riunioni combattive, decisioni azzardate, contatti con pericolosi personaggi, atroci torture in diretta e improvvisi voli a bordo dei “Falcon 900” in dotazione ai Servizi. E contemporaneamente, gestire la colf, gli amorazzi dell’amica, il marito, i figli, e cosa comprare per cena. Ci riuscirà?
Con un’impostazione narrativa che coinvolge il lettore, Roberto Costantini ha optato per far spaziare il romanzo – un thriller che affronta tematiche molto controverse e attuali, come quelle degli attentati, del terrorismo e delle cronache degli sbarchi – su tre diversi piani e punti di vista: prima persona, terza persona e autoanalisi della protagonista. Ha scelto la prima persona quando la prima attrice, Aba, veste i panni domestici di moglie e madre, la terza persona quando Aba come un serpente cambia pelle e diventa Ice. Brillante trovata per evidenziare la sua doppia vita, gli affetti, le debolezze, la comprensione forse esagerata e motivata da un senso di inadeguatezza o colpa da una parte, e l’indispensabile ferreo distacco sempre più difficile da mantenere dall’altra per fare bene e a ogni prezzo il proprio lavoro. E ha impostato il terzo piano, stampato dall’editore in corsivo, sull’autoanalisi di Aba che esprime i suoi inquieti, spesso traballanti impulsi contrapposti alla coerenza a alle indispensabili valutazioni sugli amici colleghi e rivali. Senza tralasciare i ricordi: nella sua testa incombe ossessiva la lontana presenza del padre, troppo spesso collegata a sofferti e mutevoli pensieri, i suoi dubbi e infine la volontà di scegliere solo per se stessa e secondo la sua coscienza.

Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, Master in Management Science all’università di Stanford (California), è dirigente della “Luiss Guido Carli” di Roma dove insegna Negoziazione e Leadership. Consulente aziendale, ha lavorato per società italiane e internazionali. È autore di una serie di romanzi che hanno come protagonista il commissario Michele Balistreri, bestseller tradotti negli Stati Uniti e nei principali paesi europei. Con la Trilogia del male ha vinto il Premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 come «migliore opera noir degli anni 2000». Con La moglie perfetta è stato finalista al premio Bancarella 2016.

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