Alessandro Manzoni
Storia della colonna infame
Con una nota finale di Leonardo Sciascia
Sellerio Palermo, 2020 (sesta edizione, 1^ ed. 1981, 1° ed. orig. 1840)
Milano. 1630. Fra il 1629 e il 1633 il Nord Italia fu colpito dalla peste. La stima è che morirono 1.100.000 persone su una popolazione di circa 4 milioni, oltre 180.000 su 250.000 nella sola città di Milano. Ne “I promessi sposi” (1827) Alessandro Manzoni manifesta l’idea di farne specifica trattazione, nel successivo saggio Storia della colonna infame racconta l’episodio emblematico della condanna come presunti untori del commissario di sanità Piazza e del barbiere Mora. Accusati dalla “donnicciola” Caterina Rosa, furono interrogati con tortura, condannati a torture atroci e a poi morte con il supplizio della ruota. La donna aveva visto il primo la mattina presto del 21 giugno 1630 toccare i muri con le mani; la casa del secondo fu demolita e, al suo posto, venne eretta la colonna infame.
Espliciti i riferimenti al Verri, impliciti quelli all’attualità della pandemia Covid-19. Il famoso testo fu criticato da Croce e molto apprezzato da Sciascia, che ne firma la nota conclusiva.
(Recensioni di Valerio Calzolaio)