La Debicke e… Sotto scorre il fiume

Paola Sironi
Sotto scorre il fiume
Todaro, 2020

Una nuova e sfiziosa indagine per la squadra “Desbrujà rugne” sullo sfondo della città metropolitana di Milano, sotto il tallone dall’ennesima esondazione del Seveso. La protagonista è Annalisa Consolati, ispettore di Polizia divisa tra il lavoro e le cure del padre Patrizio, affetto da una parafrenia senile che lo fa vivere alternando una muta e tranquilla e inerte realtà a momenti di logorroica agitazione, nella sua inconsapevole capacità di cercare sempre un lieto fine consolatorio anche alle trame cinematografiche più tragiche, tanto che ormai è soprannominato “il continuatore di film”. Principale motivo per cui Annalisa si è fatta trasferire dalla squadra Omicidi al reparto Problem Solving o “Desbrujà rugne” della Questura di Milano, guidata dal gigantesco e pragmatico commissario Elia Mastrosimone. Nonostante il fardello del padre, l’ispettore Consolati divide felicemente un appartamentino in zona Niguarda con la saggia e serena Minerva, sua compagna, figlia di ricchi produttori di cinepanettoni che disdegna il patrimonio familiare e preferisce fare la libera professionista e restauratrice di mobili antichi. La squadra di polizia di cui fa parte l’ispettore Annalisa Consolati, oltre al capo, il commissario citato sopra, è composta da due colleghi ispettori come lei: la vivace e disinvolta Caterina Cederna e Vilnev Rosaspina, così iscritto all’anagrafe dal padre – sfegatato tifoso del pilota canadese Villeneuve ma ignaro della corretta grafia del suo nome – dopo la morte del suo idolo. Vilnev, abile smanettone al computer, pacioso nella vita e nelle decisioni, quando si mette al volante e accende la sirena diventa quasi più spericolato del suo semi omonimo.
Quella mattina, dopo che il Seveso ne ha fatta una delle sue tracimando e ricoprendo le strade di una sottile patina melmosa, il traffico della zona in tilt suggerisce ad Annalisa di evitare la macchina, farsi una passeggiata e andare a prendere la metro lilla per arrivare in questura. Ma ben presto la squadra “Desbrujà rugne” viene rispedita da Mastrosimone proprio in zona Niguarda perché sull’argine del Seveso, nel punto in cui il fiume s’infila nel sottosuolo di Milano, è stato ripescato un polpaccio umano sul quale il medico legale, con una sommaria ripulita, ha evidenziato un tatuaggio che poi risulterà essere l’albero sefirotico, e cioè la rappresentazione simbolica dell’albero della vita nella cabala ebraica. Un pezzo di cadavere, probabilmente. Il ritrovamento della testa e in seguito di altri pezzi del corpo permetteranno di identificare la vittima come Lea Guastalla, quarantatreenne madre di un adolescente e moglie del cittadino canadese Isaac Kelmann. Una donna tranquilla, con poche innocenti frequentazioni solo femminili, senza grilli per la testa e apparentemente priva di segreti. Perché allora un omicidio tanto agghiacciante?
La storia è complicata, ci sono di mezzo indizi, un serie di dubbi da risolvere e la squadra “Desbrujà rugne”, che comincia a vagliare un ventaglio di possibili testimoni e colpevoli, si troverà purtroppo sotto il fuoco dei riflettori per l’ingenuità di Vilnev durante l’interrogatorio di una testimone.
A causa di una giornalista troppo subdola, che si è intrufola e cerca lo scoop, Mastrosimone dovrà mettere sotto pressione quello che parrebbe il colpevole. Oddio, nella vita potrebbe succedere, ma nei libri gialli è meglio di no, perché quel colpevole è veramente troppo facile, “troppo perfetto”, piazzato là apposta, senza neppure una sbavatura, tutto che rema contro di lui.
Ma con un giro piuttosto trasversale, che vede l’intervento di un informatore buon conoscente della Consolati, le tre colonne della squadra Problem Solving, con l’aiutino dell’intuizione di Minerva e delle cinematografiche illuminazioni paterne, riusciranno in qualche modo a sbrogliare la faccenda.
Romanzo gradevole, che fa sorridere e riesce ad affrontare con leggerezza anche il lato più granguignolesco della situazione: Paola Sironi ci regala una bella storia che potrebbe essere nata dall’immaginazione del padre della sua protagonista, Patrizio Consolati.

Paola Sironi, nata nel 1966 a Milano, vive nell’hinterland milanese e attualmente è analista funzionale presso una società di credito. Ha pubblicato tre libri con Todaro Editore: “Bevo grappa” (2010), “Nevica ancora” (2011), “Il primo a uccidere” (2013), e uno con Eclissi Editrice “Gelati dagli sconosciuti” (2016), romanzi seriali che hanno come protagonisti i quattro fratelli Malesani. Nel 2018 ha pubblicato “Donne che odiano i fiori”, primo romanzo della serie dedicata alla squadra “Desbrujà rugne” della Questura di Milano. È inoltre autrice della commedia teatrale “La staffetta perenne”, rappresentata nel 2017.

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