La Debicke e… Sa morte secada

Nicola Verde
Sa morte secada
Fratelli Frilli, 2020
In libreria il 2 giugno

Sul finire degli anni Sessanta, il maresciallo dei carabinieri Carmine Dioguardi viene mandato a prestare servizio a Bonela, paesino di una Sardegna in piena trasformazione economica dove il nuovo, vale a dire la costruzione di una moderna fabbrica, deve trovare il modo di convivere con una civiltà risalente ai nuraghi. Sono gli anni in cui questa terra era considerata ancora selvaggia e fuori del mondo, ma sono anche gli anni di grandi mutamenti sociali ed epocali. Carmine Dioguardi, uso ad ubbidir tacendo, ha accettato il trasferimento di buon grado ma lo considera incomprensibile e immagina sia dovuto a un mero errore burocratico ai piani alti del Ministero. Da qui la iniziale sensazione di provvisorietà con la quale, già dal suo sbarco sull’isola, si accosterà a questo “mondo antichissimo eppure nuovo”. Con lui a Bonola è arrivata Ines, sua moglie. La coppia, che si avvicina alla mezz’età, non ha figli ma questa mancanza, invece di inasprirli, ha forse maggiormente rinsaldato il reciproco legame di affetto. Ines è la compagna, amica e confidente, placida colonna portante di un felice matrimonio. Con la sua presenza riesce persino a far sentire a casa Dioguardi, che si sente mal trapiantato in una terra dove si parla una lingua che non capisce, della quale ancora non conosce gli usi e i costumi. Si confronta con una splendida ma ambigua Sardegna, dura di scorza, ma sincera, che vorrebbe restare selvaggia e invece è costretta a subire il tallone della modernità rappresentato dalle installazioni della petrolchimica in costruzione. Una Sardegna ancora superstiziosa, oscura, che si sente oltraggiata e perciò potrebbe farsi violenta.
Presto un efferato omicidio sconvolge la tranquilla vita di Bonela. Il cadavere del piccolo Cosimo Frau, di soli quattro anni, viene trovato sopra un idolo dell’età nuragica, quasi si trattasse di un orrendo rituale magico. Il cadaverino del bambino, ucciso con una pietra e mezzo spolpato dagli animali selvatici, è stato ritrovato a Fardighei, dove già tanto tempo prima era stata abbandonata, a mo’ di sacrificio al fiume, una testa umana. Cosimo era figlio di Natalia Frau, una bella ragazza del paese, violentata da adolescente, che si è trasferita a Sassari, dove si mantiene prostituendosi. Il bimbo era affidato alla sorella maggiore Costantina, che da giorni ne aveva denunciato la scomparsa. Cosimo era figlio del peccato. In paese si mormorava che fosse addirittura figlio del preide Bertula, il parroco di Bonela, un brutto tipo “che ama il latte d’asina” e pratica l’usura. Un prete pieno di nemici di cui tutti hanno paura. Per saperne di più su quel barbaro omicidio, Carmine Dioguardi, il “forestiero”, si incaponisce, incontra persino il temuto bandito Farore e va fino a Sassari a interrogare l’amore giovanile di Natalia, che da anni si è trasformato nel suo cane da guardia. Le sue indagini si scontrano e si mischiano con le farneticazioni di Costantina, nel tentativo di andare “finzas a sa morte secada”, cioè fino a tagliare la morte, fino in fondo, e arrivare a capire quanto può diventare profonda l’insondabile e animalesca follia della mente umana.
Sa morte secada è un giallo a tinte noir, con un terribile delitto, immerso nel difficile ambiente di una Sardegna silenziosa, omertosa, capace di custodire brutti segreti, seguito dalle difficili ricerche per individuare il colpevole. E il comandante della stazione dei carabinieri, il maresciallo, dovrà imparare sbagliando a individuare il cammino della verità di una spaventosa tragedia.
Ripubblicare un romanzo pone davanti a un bivio. Sa morte secada era uscito la prima volta nel 2004, ben sedici anni fa. Se da una parte l’autore ha la soddisfazione di ripresentare un romanzo di successo a un nuovo pubblico, più giovane, più maturo, più interessato o comunque diverso, dall’altra deve affrontare il rischio di essere giudicato non più in grado di dire o scrivere altro. Non è il caso di Nicola Verde, e comunque non si può e non di deve mai rinunciare a riproporre qualcosa che si ritiene buono.
Negli ultimi anni gli editori ci hanno abituato alla strategia consumistica di bruciare ciò che pubblicano nello spazio di una stagione, decretando la rapida scomparsa non solo della (troppa) roba messa in circolazione per motivi di marketing, ma anche di ottimo materiale che, magari, non è riuscito a emergere nelle vetrine o sui banchi delle librerie.
Nessuno mi leva dalla testa che certi libri, meritatamente considerati grandi capolavori del passato, ai nostri giorni, senza un marketing adeguato o smisurate spinte economiche alle spalle, non avrebbero retto alla minacciosa sfida delle classifiche e magari sarebbero finiti nel dimenticatoio.
Grazie a Nicola Verde e al suo editore Frilli per aver permesso il ritorno in libreria di Sa morte secada, un romanzo raffinato che cattura fin dalla prima pagina ed esce ancora oggi decorato dalla prefazione dell’indimenticabile Luigi Bernardi

Nicola Verde è nato a Succivo (CE) l’1/3/51, è sposato e ha un figlio. Attualmente vive a Roma. Vincitore di alcuni prestigiosi premi dedicati al giallo, alla fantascienza e al fantastico, è presente in numerosissime antologie (Giallo Mondadori, Hobby & Work, Del Vecchio, Perdisa, Dario Flaccovio, Robin, Delos ecc.).

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