La Debicke e… Omicidio al Roadhouse

James Ross
Omicidio al Roadhouse
Perrone, 2020
Tradotto da Seba Pezzani
(Con la prefazione di Joe Lansdale)

Una storia apparentemente semplice: Jack McDonald, voce narrante della storia, è un contadino di Corinth, nella Carolina del Nord, non lontano da Durham, insomma profondo Sud, all’epoca della Grande Depressione.
Jack è a terra economicamente e molto sfortunato. Un parassita ha distrutto il raccolto di cotone e su ogni animale o macchina agricola della sua proprietà pende un’ipoteca. Da diversi mesi non riesce a far fronte alla tasse e ai debiti che gravano sulla sua terra, non può nemmeno pagare il funerale della madre (morta tre anni prima). E, peggio del peggio, la banca lo sta strangolando. Insomma deve accettare la realtà: arrendersi e svendere la fattoria per tenere a bada gli esattori. Dopodiché, zero soldi e zero prospettive. Non gli resta che frequentare le stazioni di servizio della zona nella speranza di elemosinare una bevuta gratis, perché ormai bere è il suo unico diversivo. E il posto migliore in cui farlo è la stazione di servizio di River Bend con annesso piccolo supermarket, dove l’alcol, prodotto clandestinamente, è a buon mercato.
Smut Milligan, il proprietario, ha un paio d’anni più di lui, ma lo conosce da sempre. Il suo vero nome era Richard, ma tutti lo chiamavano Smut. È stato adottato da Ches Milligan e sua moglie quando era un bambino. Smut aveva tre o quattro anni allora. Più tardi, a scuola, si era rivelato un bambino difficile che marinava le lezioni, in autunno andava in giro in cerca di uva moscatina e in primavera a pescare nel fiume Pee Dee e talvolta nel Rocky. E crescendo ha dato un bel po’ di problemi. La vecchia signora Milligan, che probabilmente avrebbe preferito lasciarlo all’orfanotrofio, è morta quando Smut aveva circa sedici anni. Da quel momento Smut non ha più avuto nessuno a frenarlo ed è andato per la sua strada. Era partito e tornato fino a quando, circa cinque anni prima, aveva rilevato la stazione di servizio. Smut Milligan, però, ha spirito imprenditoriale, quello che McDonald non ha mai avuto: ora vorrebbe allargare l’attività e aprire una roadhouse, un gran locale con degli chalet come dependance da affittare agli avventori anche a ore, e chiede a Jack di andare a lavorare per lui come cassiere e direttore tuttofare.
Una vera ancora di salvezza, che permette a Jack di liquidare casa, fattoria e debiti e intraprendere una nuova strada. Anche perché, secondo Smut, la nuova Roadhouse, comoda, spaziosa e in grado di ospitare tutti gli eventi della zona, darà una grande e fortunata svolta alla loro vita. Tutto pare funzionare, i lavori procedono, la Roadhouse comincia a ingranare ma ben presto Jack McDonald si renderà conto che Smut Milligan è un personaggio difficile da gestire.
Tanto per cominciare gioca senza controllo e, durante una partita a dadi, perde molto, troppo, tanto che non ha più abbastanza soldi per finire di pagare i lavori della Roadhouse. E sa che, per le macchinazioni di funzionari corrotti della contea, qualcuno vuole approfittare della sua situazione finanziaria per sbatterlo fuori dall’affare. Non gli resta che trovare il denaro a ogni costo, elaborando un piano criminale e un efferato omicidio in cui coinvolge anche Jack.
McDonald si ritroverà nei guai fino al collo, implicato, legato mani e piedi e testimone della bollente storia di Smut con una donna sposata, Lola, la bellezza del villaggio con la quale Milligan ha avuto un relazione quando erano poco più che adolescenti. Ma un poveraccio come Smut non era abbastanza per le ambizioni della madre di Lola che aveva spinto la figlia a sposare il miglior partito della zona, Charles Fisher, figlio del ricco proprietario di un grande calzificio. Ma, come in molte piccole città, i segreti di solito non restano veramente segreti, accadono cose terribili e, volenti o nolenti, tutti i personaggi hanno voce in capitolo…
Una storia durissima e amara in cui si bevono fiumi di alcol, si gioca forte, si perde, si crede di vincere, si cerca di fregare ma soprattutto si cerca di sopravvivere in qualche modo. Protagonisti: ragazzi bianchi spiantati con fantasie troppo grandi per loro. Ragazzi che vogliono poter credere nel futuro e s’illudono di riuscire a costruire un sogno, e poi fare fortuna gestendolo. E invece il sogno è un solo un pericoloso miraggio che pretende un prezzo alto e molto salato. Perché per arrivarci bisogna infrangere la legge, truffare, manovrare e se necessario persino uccidere.
Omicidio al Roadhouse, un noir ben costruito e coinvolgente, benché sia stato applaudito e lodato da autori di gialli come Raymond Chandler, William Gay e Flannery O’Connor, non ha mai raggiunto il meritato successo. Forse per colpa delle troppe e successive ripubblicazioni, fino al 2014, negli Stati Uniti, con ben cinque diversi editori?

James Ross era nato nel 1911 nella contea di Stanly, nella Carolina del Nord. Ha lavorato brevemente come redattore per il Savannah Morning News e poi per il Greensboro Daily News (ora News & Record), occupandosi di politica e legislazione della Carolina del Nord. È morto nel 1990. Il suo primo e unico romanzo Omicidio al Roadhouse fu pubblicato nel 1940 senza riscuotere grande successo. Il successivo, In The Red, non fu mai pubblicato, e da allora Ross si limitò a scrivere e pubblicare brevi racconti per riviste come Collier’s, The Sewanee Review e Argosy. Nel 1970 divenne un agente letterario molto apprezzato e nel 1975 la ristampa di Omicidio al Roadhouse lo rese popolare.

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