La Debicke e… L’immagine divisa

Marco Marinoni
L’immagine divisa
Clown Bianco, 2020

L’immagine divisa è il primo romanzo in cui Marco Marinoni introduce il suo particolare personaggio, il criminologo Damiano Danti, psicologo, clinico e antropologo forense spesso interpellato dalla Polizia come consulente nei casi più complicati.
Paolo Cremese è un giovane e brillante ricercatore informatico. Politicamente schierato con l’estrema sinistra, è convinto della necessità di condividere ogni conoscenza umana e condanna i fini commerciali delle grosse società mondiali che si contendono il potere economico nel campo del software. E tuttavia lavora, ormai da anni, presso la E.C.H.O., multinazionale dell’elettronica all’avanguardia con sede a Finale Ligure. La E.C.H.O. è controllata da Giordano Marchi, un grosso squalo dell’economia, da sempre bene ammanigliato in alto loco sia politico che sociale.
Cremese, per conto della E.C.H.O., è totalmente immerso nello sviluppo di un fantascientifico progetto di ricerca sull’intelligenza artificiale, che dovrebbe portare alla creazione del primo computer quantistico, un computer in grado di sviluppare una coscienza e comunicare alla pari con la mente umana. L’impegno professionale di Cremese con la ECHO è in realtà un compromesso azzardato che gli permette di sviluppare la ricerca pionieristica nella quale sta investendo tutte le sue energie. Con la sua equipe sta lavorando a quel progetto rivoluzionario, ma è contrario all’idea che il risultato raggiunto venga ceduto in esclusiva ai giganti dell’informatica. Proprio per questo motivo due anni prima aveva dato le dimissioni, abbandonando l’azienda per un periodo. In seguito, pur tornato a fare parte dell’organico a condizioni economiche ultravantaggiose, continuava a battibeccare e a scontrarsi con i massimi vertici societari.
Ma la mattina del 29 ottobre il cadavere di Paolo Cremese, barbaramente sgozzato, viene ritrovato riverso nella sua automobile, lasciata aperta nel grande parcheggio del laboratorio di ricerca. L’assassino ha colpito dal basso verso l’altro, tranciando la carotide con una specie di tracheotomia artigianale. Alla polizia, comandata dall’anziano ma scafato primo dirigente delle Squadra Mobile di Savona Efisio Di Vincenzo (che volente o nolente si troverà affiancato direttamente dalla Procura di Genova), quel morto dai primi istanti convince poco. E anche i tecnici della Scientifica, messi davanti a quella che dovrebbe essere la scena del delitto, la valutano subito poco chiara e sicuramente dubbia. Pare una sceneggiata, montata apposta per depistare gli investigatori con una marea di indizi contraddittori, un’infinità di pseudo prove che mancano di logica. Intanto, qualcosa di importante che avrebbe dovuto esserci, e cioè il sangue della vittima… manca. E quindi pare logico pensare che Cremese sia stato ucciso altrove. Di Vincenzo, che ha già ottenuto l’intervento del criminologo Damiano Danti come consulente, per dribblare le prevedibili interferenze da parte dei magistrati accetta anche il coinvolgimento di Silvia, fidanzata convivente di Danti e tirocinante presso l’ufficio della Procura di Genova.
Con l’aiuto della scientifica salterà fuori che l’omicidio di Cremese è avvenuto in spiaggia. Ma perché gli assassini hanno voluto spostare il corpo? E chi e perché ha voluto o dovuto uccidere Paolo Cremese? Il ricercatore è stato ucciso per le sue idee politiche? O dietro la sua morte c’è qualcosa di diverso, più concreto? Oppure il buono e puro ingegner Cremese, geniale ricercatore, aveva anche lui i suoi scheletri nell’armadio, un suo caratteriale, subdolo e pericoloso lato nascosto?
Intanto, andando a frugare nel passato della società, vengono fuori una serie di episodi e particolari per lo meno dubbi e che si prestano a una ridda di diverse e inquietanti interpretazioni. Poi, come se non bastasse, pochi giorni dopo anche Giordano Marchi, fondatore della E.C.H.O., e sua moglie muoiono in uno spaventoso incidente con lo yacht, uno strano naufragio provocato da una tempesta. Ma perché erano usciti con il cattivo tempo? E soprattutto perché quel naufragio? Agli esperti risulta che lo yacht fosse in grado di reggere qualunque mare. La loro morte è davvero imputabile a un incidente?
Uno lugubre scenario per lo splendido fondale della Liguria e del suo mare. Un mare destinato però, con l’avanzare delle indagini, a riportare sulla spiaggia uno spaventoso puzzle a incastro denso di vittime innocenti, sporchi giochi incrociati, dolorosi segreti, insabbiamenti e torbidi e rivoltanti legami tra criminalità, politica ed economia. Un thriller che segue una doppia e inquietante impostazione drammatica e mentale, affiancando all’indagine tradizionale la tesissima ricostruzione caratteriale e psicologica dei due principali protagonisti. Entrambi vittime di un continuo vorticare di pressioni indotte da passati mai del tutto metabolizzati, lontani traumi infantili. La trama gialla complessa, molto dettagliata dall’autore, ci sarebbe tutta anche se talvolta può risultare ostica sia ai profani in materia (quantistica intendo) sia agli amanti dei poliziesco, soprattutto per la mole di piani temporali e continui complicati, convergenti e no, dettagli messi in campo. Una soluzione multiforme, articolata, arricchita da divinità assire, versi portoghese e dotte citazioni tratte dai Demoni di Dostoevskij.

Marco Marinoni (1974) nei suoi romanzi coniuga il gusto per l’investigazione classica ad atmosfere thriller e noir, con particolare attenzione all’ambientazione e allo scavo nella psicologia dei personaggi.

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