Letture al gabinetto di Fabio Lotti – Dicembre 2020

Lui è cresciuto. È alto con i brufoli in faccia che fanno capolino e il ciuffo ribelle che sorride spavaldo. Fisico agile, scattante, di poche parole, dallo sguardo timido e birboncello allo stesso tempo. Nella classica fase di trapasso dal bambino al ragazzo in continuo fermento che non sta mai fermo un minuto nemmeno se lo incolli. Bravo, bravo davvero.
Lei è sempre stata alta di suo. Bionda e con gli occhietti vispi e azzurri. Una favola. Da incollare su un calendario delle più belle bambine. Parla volentieri, discute anche animatamente, solo qualche capriccio di tanto in tanto. Una donnina affettuosa, affettuosissima che aiuta perfino in cucina. Brava, brava davvero. I miei nipotini…
Jonathan e Jessica.

Sherlock Holmes. Una minaccia per l’impero di Paul Schullery, Il Giallo Mondadori 2020
Giugno 1897. Siamo vicini al giubileo della regina quando al 221B di Baker Street arriva Samuel Clemens, ovvero Mark Twain, a chiedere l’aiuto di Sherlock Holmes. È tormentato dalle apparizioni di uno strano individuo affetto da strabismo all’occhio destro, con un cranio spropositato e capelli color paglia che sembrano “il risultato di un tragico esperimento di conduzione elettrica”. Ha chiesto l’aiuto, in forma privata, agli ispettori Gregson e Lestrade senza ottenere risultati. Pensa che qualcuno abbia timore del suo nuovo libro (ancora manoscritto) dove critica “lo sfortunato avventurismo di certi componenti del governo di sua Maestà in Africa” e voglia ridurlo al silenzio. Ecco che ha bisogno del suo aiuto. E Sherlock accetta anche perché, come spiega al fidato Watson, in quell’uomo ha visto “un dolore incommensurabile”.
Intanto c’è da scoprire chi sia veramente questo particolare individuo, un “ladro con la mania dell’ordine” che entra ed esce dalla casa della famiglia Clemens e anche da quella dello stesso Sherlock! Ma, soprattutto, chi è che complotta contro la Corona approfittando del citato Giubileo (ne è convinto anche il fratello Mycroft), una vera e gioiosa festa popolare. Ci vorrà tutto l’acume del Nostro, aiutato dalla piccola banda degli Irregolari, dal suo incredibile fiuto, e dai suoi travestimenti (uno davvero incredibile) per risolvere il problema. Ma ci vorrà anche l’aiuto di Twain e, soprattutto, questa volta, il coraggio di Watson per una buona parte della storia al centro della scena che si snoda “dai bassifondi di Londra fino ai più alti uffici governativi”, irta di numerosi pericoli tanto che lo ritroveremo alla fine arrampicato su un albero, mentre Sherlock è completamente sparito. Perché?…
Per Sotto la lente di Sherlock abbiamo Sherlock Holmes in aiuto di Mark Twain e dell’impero britannico di Luigi Pachì che ci fa conoscere Paul Schullery, autore di numerosi libri di saggistica sulla natura e sugli sport all’aria aperta e di due romanzi. In questo ha fatto in modo che Mark Twain e Watson si incontrassero “per parlare di letteratura e del mestiere che li accomuna, e queste conversazioni rappresentano una delle parti più caratteristiche del libro”.

Il lungo braccio della legge di A.E.W. Mason, Christianna Brand e Edgar Wallace, Il Giallo Mondadori 2020.
Come scrive il nostro Mauro Boncompagni nella sua bella introduzione “se il giallo classico si è affermato soprattutto con degli investigatori del genere, la storia del poliziesco è anche costellata di molti poliziotti professionisti che hanno contrapposto ai colpi di genio dei Gideon Fell o dei lord Peter Wimsey di turno la pazienza dell’indagine metodica, la persistenza della routine, la tenacia di chi sa di poter arrivare al successo non con un’illuminazione improvvisa, ma attaccandosi ad ogni elemento disponibile senza mollare mai la presa.”
O vediamoli al lavoro…
Delitto a Villa Rose di A.E.W. Mason
“La notte scorsa un agghiacciante delitto è stato commesso a Villa Rose, sulla strada che conduce al lago Bourget. La signora Camille Dauvray, una signora ben nota a Aix-les-Bains, che da parecchi anni soggiorna alla villa durante l’estate, è stata trovata morta strangolata sul pavimento del salotto, mentre la sua domestica, Helene Vauqier, giaceva a letto cloroformizzata e con le mani legate dietro la schiena”Insieme a questa signora, appassionata di spiritismo, vive come dama di compagnia anche una bella ragazza, Celia, che scompare, facendo cadere i sospetti su se stessa. Lo scopo del delitto sembra essere quello di rubare la collezione dei gioielli dell’uccisa, ma questi verranno in seguito ritrovati al loro posto nella camera da letto. Strano…
Una bella gatta da pelare per l’ispettore Hanaud che si trova in villeggiatura proprio ad Aix chiamato ad occuparsi del caso dall’innamorato della scomparsa convinto della sua innocenza. E presentatogli dall’amico Ricardo, una specie di dandy gentiluomo che riveste una parte importante nella storia. Soprattutto come “contrasto” con l’ispettore dal quale viene spesso preso in giro in maniera ironica e sarcastica per le sue teorie errate. Un’indagine difficile (verrà fuori un altro omicidio) tra indizi fasulli, sedute spiritiche, testimonianze poco attendibili, scambi di persone e l’amore che fa scattare certi impulsi… Con una seconda parte tutta dedicata alla spiegazione precisa e dettagliata degli avvenimenti. Un libro inserito da John Dickson Carr tra i migliori romanzi mai scritti.
Cockrill perde la testa di Christianna Brand
Un vecchio caso irrisolto, l’omicidio di una “sguattera” in un bosco del classico villaggio inglese, mani legate dietro la schiena e la testa staccata “con un unico colpo di un’affilatissima falce, trovata accanto al cadavere”. Omicidio che si ripeterà quando in un fosso verrà trovato il corpo di Grace Morland con la testa staccata e sopra il cappellino nuovo di Fran, una delle nipoti di lady Hart, che aveva tanto vituperato con la frase “…neanche morta in un fosso, vorrei farmi vedere con un cappellino del genere!” Vedete un po’ il Destino…
Siamo a Pigeonsford, più precisamente nella magione di Stephen Pendock, che accoglie i suddetti, la sorella e il cognato di Fran e il maggiordomo Bunsen. Ad indagare sull’orribile delitto, simile a quello del passato, è l’ispettore Cockrill il quale capisce subito che l’assassino deve ricercarsi in quella casa, dato che alcune persone erano a conoscenza di quello che aveva detto Grace. Ma la cosa non finisce qui perché arriva anche una telefonata alla centrale proprio dalla casa di Pendrock. Chi parla è una donna che si professa addirittura l’assassina e predice la fine di Fran. Un bel guazzabuglio complicato, in seguito, da un altro morto decapitato! Anche perché Cockrill si trova davanti a un muro di reticenze creato dagli stessi abitanti della casa che tendono a credere, o a voler credere, l’assassino venuto da fuori. Ma lui non demorde e… vedrete.
La stanza della morte di Edgar Wallace
Nella casa del signor Bonnet, più precisamente nella “camera infestata”, è morto il russo Dimitri Nicoli che lavorava in società con lui. Sembra strangolato anche se non ha segni sul corpo. I sospetti cadono sul francese Binot che alloggia in una locanda del villaggio ed è sparito. Ora Bonnet afferma di avere avuto una comunicazione con il morto il quale gli ha detto che l’assassino è proprio Binot! Ecco quello che racconta la signorina Martin all’ispettore investigativo John Gillette, interessato allo spiritismo, che desidera vedere la stanza infestata. Via, dunque, dal signor Bonnet e… il mistero è svelato.
Come al solito ottima scelta di Mauro Boncompagni che ci conduce tra delitti impossibili, doppie identità, pazzia, amore, invidia, spiritismo, brivido, sorriso, ironia, continue, inaspettate sorprese, molteplici soluzioni fra cui il classico tema della camera chiusa. Il tutto coordinato da mani esperte che hanno fatto la storia del giallo, inteso in senso generale.

Il titolo mi ha intrigato. Un personaggio famoso della letteratura francese. Una morte per avvelenamento. Una indagine su una storia inventata Lo strano caso di Emma Bovary di Philippe Doumenc, Castelvecchi 2008. E allora leggiamola.
“Si chiama Emma Bovary e la sua storia è celebre: tragicamente e avidamente innamorata dell’amore, visse d’illusioni, tradì il marito, consumò se stessa e distrusse il suo matrimonio. In preda alla disperazione assunse una dose di arsenico che la portò rapidamente alla morte, o almeno così racconta Flaubert nel suo romanzo. È cosa nota però che il veleno preso una sola volta e in piccola dose, non è mai mortale…”.
E dunque l’autore vuole vederci chiaro e spedisce a Yonville per indagare “l’anziano Delévoye e il giovane praticante Remi”. Si parte dall’ultimo giorno di vita di Emma il 24 marzo 1846. Sospetto di un crimine da parte di due medici che l’hanno visitata, Larivière e Canivet. Piccole contusioni sul collo e sulla spalla. Partono, come già detto, Delévoye, Remi e anche il giovane d’Herville, esperto di flaconi e provette.
Esame del cadavere: colpi inferti da uno strumento contundente di forma arrotondata, polvere di arsenico di circa trenta grammi nello stomaco, piedi e mani graffiati da rovi e spine e frammenti anche nei capelli. Altro particolare rilevato da d’Herville: Emma incinta di cinque mesi (rientra nella casistica).
La vita di Emma si dispiega attraverso gli appunti presi da Remi durante le deposizioni di Tuvache, sindaco di Yonville, di padre Bournisien, di Charles Bovary marito, di Lheureux merciaio, di Homais farmacista, di Rodolph Boulanger proprietario terriero e amante di Emma, di Leon Dupuis praticante notaio e anche lui amante della signora, di Feliceté domestica di casa Bovary. E poi dell’esattore, del notaio e del conducente di diligenza (se non ne ho saltato qualcuno).
Charles afferma di avere trovato una lettera in cui Emma dichiara il suicidio. Purtroppo sparisce. Non mancano i colpi di scena: la confessione della signora Homais e poi quella di Charles Bovary e c’è pure Elisabeth Homais che si innamora di Remi e vuole andare via con lui (il paese le sta stretto). Ma l’inchiesta ad un certo punto viene chiusa (il motivo alla fine). Emma si è suicidata. Punto e basta.
Ripercorrere una storia bella artisticamente, anche se letteraria, fa sempre piacere. Se a questa si aggiunge il sospetto su una morte dubbia ancora meglio.

I Maigret di Marco Bettalli

Maigret ha paura del 1953
Di ritorno da un congresso internazionale di polizia a Bordeaux, in un aprile piovoso, Maigret viene coinvolto nelle indagini su una serie di assassini che stanno sconvolgendo un paesino della Vandea, mentre si reca a trovare un suo vecchio amico, il giudice Chabot. Se nel romanzo precedente non si capiva bene perché il titolo alludesse a un errore del commissario, qui non è che Maigret abbia questa gran paura: detto questo, e detto della inconsistenza del giallo (un po’ confuso quanto prevedibile, almeno a grandi linee), il succo del racconto è imperniato, ancora una volta, sulla decadenza e la depravazione delle classi alte, fornite o no di titoli nobiliari, alle quali la povera gente non può opporre molto, se non risatine di scherno che nascondono un profondo odio. L’imbarazzo di Maigret è dovuto al fatto che deve districarsi tra l’amicizia nei confronti del suo vecchio compagno di scuola, probo ma invischiato evidentemente con i notabili, e la sua indiscutibile predilezione per i reietti: e non sempre riesce a cavarsela alla perfezione. Non uno dei migliori Maigret, nonostante l’ambientazione in provincia, di solito, si addica al commissario.

Maigret e l’uomo della panchina del 1953
Con questo romanzo Simenon torna (cfr. Il defunto signor Gallet, n.4) al pattern – di per sé affascinante – incentrato sulla scelta di un uomo di vivere una totale doppia vita: marito diligente, che torna a casa la sera dopo aver svolto le sue ore di lavoro impiegatizio, modesto e sicuro, ma in realtà, durante il giorno, dedito a tutt’altro, e soprattutto ad attività illegali. Da cui si deduce che le coppie, una volta, non parlavano molto tra di loro… Alla base di tutto, c’è sempre la potente misoginia che caratterizza Simenon: la molla che muove queste persone, al di là di contingenze specifiche, è l’atmosfera plumbea delle loro case, dove regnano donne terribili, in questo caso affiancate da una figlia stronzissima che, venuta a sapere del segreto paterno, cerca di sfruttarlo a suo vantaggio senza alcuna comprensione umana. Al contrario della figlia, Maigret osserva questi personaggi con molto affetto e simpatia: le scarpe gialle (a becco d’oca) che il protagonista indossava durante il giorno (e che, veniamo a sapere, erano state un sogno nascosto dello stesso Maigret!), per poi rimettersi quelle nere d’ordinanza, sono il simbolo della disperata fuga dalla grinfie familiari.

Spunti di lettura della nostra Patrizia Debicke (la Debicche)

L’omicidio è denaro di Petros Markaris, La nave di Teseo 2020
Atene 2019. Lambros Zisis, coetaneo e fraterno amico di Charitos (tanto che il suo figlioccio di sette mesi, figlio di Caterina e nipote del commissario, si chiama Lambros come lui), da sempre vecchio ma deluso militante di sinistra, sul filo dei ricordi e degli ideali vorrebbe fondare un nuovo pacifico movimento di contestazione… il “movimento dei poveri”. Ma, prima di farlo, Lambros Zisis deve seppellire la sinistra perché si è suicidata quando i suoi scopi e ideali sono stati completamente travisati dalla nuova società governata dal Dio denaro. Quindi ha chiuso simbolicamente la sinistra in una bara e, dopo il corteo funebre, ha scelto di abbandonarla in una aiuola di fianco a viale Ionias. La sinistra secondo lui deve essere seppellita perché ovunque ha mancato le sue promesse. Zisis sa bene che la Grecia, ancora provata dalla spaventosa crisi economica del post 2008, trabocca di una eterogenea moltitudine persone di cui nessuno sembra volere o potere più occuparsi: i poveri. Troppi, e tra questi figurano anche i nuovi poveri, quelli che devono fare i conti con una inattesa e difficile realtà piombata loro addosso con il disastro finanziario, poi i più poveri, i derelitti in preda alla miseria, i quasi dimenticati. Tutti a loro modo bisognosi d’aiuto, o per lo meno di una spinta a credere in un possibile futuro per andare avanti. Lui vorrebbe riunirli tutti in un movimento pacifico di protesta, nella speranza di portare alla luce le tante bugie dei politici sulla ripresa economica del Paese. Questo spera Lambros: riuscire a far nascere spontaneamente un movimento. Il “Movimento povero”. Lui che è arrivato ad accettare delusioni e sconfitte morali ma vuole fare lo stesso qualcosa, continuare a credere in qualcosa, insomma trovare un modo per aiutare. Perché la vera crisi non è ancora finita e a pagare il conto sono sempre gli stessi, che devono fare i salti mortali, essere sfruttati e  lavorare alla sfinimento per sopravvivere.
In L’omicidio è denaro, dodicesimo libro dedicato al commissario Kostas Charitos, questi dovrà affrontare forse l’indagine più astrusa e complicata di tutta la sua carriera. Ma questa volta Petros Markaris offre una sorpresa ai suoi lettori: il poliziotto Charitos non sarà l’unico protagonista, perché a scambiare di continuo con lui il timone della storia ci sarà Lambros Zisis. E dunque Markaris imposta e poi porta avanti due vicende parallele, che alla fine convergeranno: quella di Charitos, il poliziotto che non ha mai nascosto il suo credo politico di sinistra, permeato di retta onestà, e quella di Zisis, suo vecchio caro amico ancora militante. Ma non sarà “Il movimento dei poveri” e il convinto idealismo di Lambros  Zisis a preoccupare davvero il commissario Kostas Charitos, che si sforza di irreggimentarlo e controllarlo, ma  piuttosto i feroci omicidi di due investitori stranieri, uccisi a coltellate. Le loro morti, secondo i testimoni, sono state accompagnate dall’incalzante ritornello di una vecchia e famosa canzone popolare. Le due vittime erano un ricco esponente dell’Arabia Saudita, che mirava a creare un villaggio residenziale di lusso, e un compratore cinese che cercava immobili per poi affittarli a caro prezzo nel folcloristico quartiere di Exàrchia. Entrambi pieni di denaro e ambasciatori dello sfrenato turismo mordi e fuggi che sta minacciando di svuotare Atene e dintorni. Chi mira a eliminare gli imprenditori che arrivano in Grecia? E soprattutto, perché? Ora Charitos è costretto ad accollarsi una spinosa indagine su feroci crimini avvenuti in circostanze oscure… Indagine poi da condurre come un armonico e convenzionale balletto per non turbare complessi equilibri diplomatici. Insomma uno dei casi più difficili della sua carriera e in cui, sempre muovendosi con i piedi di piombo, si deve sondare, scavare, ricostruire piccoli fatti, trovare finalmente indizi.
Ma nel raccontare il suo celebre commissario, meritatamente promosso a capo della polizia, questa volta Markaris decide di concedere più spazio alla dimensione umana e familiare di Charitos. Adriana, la moglie forte e di pacato buonsenso; Caterina, la figlia l’avvocato, che sa capire e interpretare le giuste cause; Famis, il genero medico, sempre a disposizione dei suoi ammalati, e ciliegina sulla torta l’angelico nipotino, il pacifico piccoletto Lambros, delizia di tutti, compreso l’impegnato padrino. In casa Charitos poi l’attuale presenza di Melpo, cuoca sopraffina, esalta la competizione culinaria di Adriana, tanto che si mangia divinamente, mentre la geniale intuizione della moglie di Charitos regalerà al “Movimento dei poveri” l’idea per esaltare la partecipazione della gente: offrire gratis squisiti piatti, definiti ricette povere, tra i quali persino la splendida e italianissima panzanella.
Un bel romanzo in cui, in un’Atene sospesa tra speranza e disillusione, tra la bellezza immortale della sua storia e il caos dei nostri tempi, Petros Markaris si concentra sia sull’indagine poliziesca che su quella psicologica. Costretto a frugare e intuire le vere ragioni in grado di provocare i delitti, crea una perfetta cornice a un quadro socio-politico passibile di “accendere la miccia”. L’indovinato mix ci regala un noir credibile molto ben calibrato, ma anche un romanzo che ancora una volta, attraverso le parole e le riflessioni di una fiction, ci consente di riflettere sulla realtà della Grecia contemporanea.

Doppio silenzio di Gianni Farinetti, Marsilio 2020.
Da sempre affascinato dall’atmosfera che permea quei luoghi dell’isola, ancora sontuosi pur se ormai immersi in un implacabile declino gattopardesco, Sebastiano Guarienti, onnipresente personaggio dei romanzi di Farinetti, atterra a Palermo per un fine settimana. È invitato al secondo matrimonio di Ascanio, figlio maggiore di una vecchia e cara amica, Donna Consuelo Blasco Fuentes, da anni trasferita a Roma. La principessa Consuelo Blasco Fuentes è l’ultima discendente diretta dei Campoducale. L’invito infatti comporta anche la presenza di Guarienti all’inaugurazione dell’antico palazzo del Campoducale, restaurato perfettamente a spese della Regione e destinato a campus universitario e sede per future esposizioni. Ascanio si sposa con Elisabetta Galvano, bella ragazza figlia di una famiglia molto abbiente e che fa parte della migliore società locale per il gran nome della madre, una Requentes.
Sebastiano è partito da solo: Roberto era invitato anche lui ma, imprigionato dal restauro in una valle solitaria e sperduta e praticamente irraggiungibile per telefono, non ce l’ha fatta ad accompagnarlo. Durante il volo, leggendo un quotidiano, gli cade l’occhio sulla notizia del ritrovamento, nelle rovine di Villa Oprandina, del cadavere di Paolo Currau, nipote ed erede di un noto e chiacchierato impresario edile, molto in auge negli anni ’60. Paolo Corrau, quarantasettenne, è anche lui un imprenditore edile di grandi mezzi e pochi scrupoli. Gli inquirenti non hanno rivelato alla stampa le cause del decesso. Durante il suo breve soggiorno palermitano Sebastiano, oltre a rivedere gli amici a cui tiene – come la principessa Consuelo Blasco-Fuentes e il vecchio, splendido e altissimo cugino Vences principe di Billiemi – ha modo di essere presentato agli altri componenti della famiglia Galvano. E tra loro i fratelli minori, i giovani gemelli Diego e Giulia Galvano, diversissimi tra loro ma dotati di un affascinante magnetismo, entrambi eccentrici, sfuggenti e con inquietanti punti oscuri. Sarà Diego a stuzzicare di più la curiosità di Guarienti.
Il ragazzo, un preparato e raffinato architetto di giardini, su sua richiesta lo accompagna a vedere il disastrato parco di Villa Oprandina, la villa in cui, e si scoprirà il giorno dopo, Paolo Currau è stato ucciso con ben diciassette coltellate. La personalità di Diego lo intriga, qualcosa di lui lo turba e allo stesso tempo gli sfugge, ma Guarienti non ha altro tempo, deve ripartire, tornare a casa. E tuttavia dopo il matrimonio, lasciato il ricevimento, mentre si dirige in taxi verso l’aeroporto, Sebastiano Guarienti scorge qualcosa come un miraggio, un’esperienza irreale, un tuffo nel passato. Attraverso il finestrino crede di riconoscere in un ragazzo per strada Nicola, un giovane che ha amato ma che non vede da più di vent’anni. Turbato, fa fermare il taxi, prova a inseguire quel miraggio. Ormai è tardi per arrivare in tempo e imbarcarsi sul suo volo. È accaduto qualcosa di ineluttabile che l’ha bloccato e imprigionato, coinvolgendolo in una drammatica situazione, a metà tra luce e tenebre. Ora Sebastiano Guarienti è costretto a fermarsi, provare a capire. Il delitto, una sottile trama gialla che offre il destro a Guarienti per ricostruire il suo passato e l’indimenticabile storia d’amore con Nicola.
In una serie di rapidi flash, Farinetti descrive il matrimonio, inquadra come figure teatrali  di una rappresentazione gli sposi, le famiglie, i rappresentanti di una razza in via d’estinzione e gli altri borghesi arrivati, i palermitani rampanti. Un’arcadia che mostra la sua faccia nascosta, diversa, oscura, triste e persino marcescente…
La millenaria Palermo, con le sue sofferte contraddizioni e le sue normali anormalità, con la sua superba possanza contrapposta alla devastazione del suo patrimonio storico, le troppe ville nobiliari che la circondano, tra cui molte ormai lasciate all’incuria all’abbandono ma ancora orgogliose rappresentanti della fastosità della decadenza. Come sempre Farinetti scrive, scruta, indaga il più profondo dell’animo umano. Lo fa suasivo e avvolgente quasi al punto di soffocare i suoi personaggi con un’isola, che è un mondo a sé, la Sicilia. Una Sicilia che offre immagini di facciata e retrogusto amari. Una storia di amore, di dedizione, di amicizia, di complicità che con un atto sacrificale mirava al riscatto morale e alla pulizia. E invece incompresa, svilita. Doppio silenzio che indica doppia colpa? Certi atteggiamenti innati e istinti di razza ammantati di superbia sanno solo accecare e calpestare gli altrui sentimenti. Una storia triste, ma con l’importante presenza di un bel personaggio, che richiama un fantasma del passato difficile da dimenticare.

Le letture di Jonathan

Cari ragazzi,
oggi vi presento Il castello di Zampaciccia Zanzamiao di Geronimo Stilton, PIEMME 2017.
Una sera Geronimo va a visitare sua zia, ma sbaglia strada e si ritrova in un castello tutto buio e pauroso. È il castello Zanzamiao. Entra, e, girovagando un po’ tra le stanze, scopre che qualcuno lo sta seguendo, poi vede un fantasma tra gli elmi, nella camera da letto scorge una strega e infine trova uno stormo di pipistrelli infuriati in bagno.
Allora terrorizzato chiama sua sorella Tea, suo nipote Benjamin e suo cugino Trappola. Quando arrivano Geronimo racconta tutto ma essi non gli credono. Allora va a controllare nelle stanze ma non c’è più nessuno. Cosa significa questo? Chi c’era sotto la maschera del fantasma e della strega? Era un castello infestato?…
Leggete il libro e lo scoprirete!!!

Le letture di Jessica

Cari bambini,
oggi vi presento Cuoco Fernando di Silvia Vecchini e Antonio Vincenti, Giunti 2017.
Il cuoco Fernando è bravissimo, però ha un solo tavolo. A lui non interessano i soldi, gli piace la buona cucina e Carolina che lavora all’altro lato della strada come panettiera. Un giovedì legge il suo nome nella lista dei clienti. Va a fare la spesa per prepararle un piatto prelibato. Prova tutte le ricette ma non è soddisfatto e gli rimane solo un panino con la mortadella. Sarà contenta Carolina? Le piacerà? Tornerà a mangiare da Fernando?…

Un saluto da Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

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