Nela Riwikovà
La casa al civico 6
Edizioni Le Assassine, 2020
Traduzione di Raffaella Belletti
Recensione di Patrizia Debicke
La casa al civico 6 è un giallo d’indagine da manuale ma anche un romanzo anomalo di genere poliziesco, in cui l’atto criminoso si trasforma in pretesto per creare un cupo e dissacrante affresco sociale.
Il romanzo è ambientato a Ostrava, terza città della Repubblica Ceca per grandezza dopo Praga e Brno, capoluogo della regione di Moravia-Slesia. Ostrava si trova alla confluenza dei fiumi Ostravice, Oder e Opava. La sua storia e la sua crescita economica furono condizionate dall’estrazione e dalla lavorazione del carbone nero di alta qualità. Quel carbone, contribuendo all’inquinamento atmosferico, faceva di Ostrava un luogo regolarmente ricoperto dalla polvere di carbone, regalando a case e strade un perenne crepuscolo. Ostrava, che si era guadagnata il soprannome di cuore d’acciaio in epoca comunista, a partire dalla Rivoluzione di velluto del 1989 ha subìto grandi cambiamenti. È in corso un grande ammodernamento industriale: le miniere sono state chiuse nel 1994 e gran parte degli stabilimenti per la lavorazione del ferro nel quartiere di Vítkovice nel 1998. Nonostante ciò, l’inquinamento è ancora uno dei fattori che rendono la qualità della vita di Ostrava peggiore di quella di altre città. Una città esclusa dai circuiti turistici, grigia e abitata da gente grigia.
Proprio a Ostrava, in un casamento di via U Trati, relitto dell’era architettonica “di Bruxelles”, circondato da semimacerie e capannoni arrugginiti, abitava Martin Prchal, giovane di buon carattere, legato alla famiglia, strenuo lavoratore, prima di scomparire senza lasciare tracce. La madre ne ha denunciato la scomparsa da quasi un anno, ma invano.
Le indagini della polizia, certo non molto accurate (gli agenti si sono limitati a sentire i vicini e a divulgare un avviso di ricerca), si sono rivelate vane. Il caso, ormai quasi dimenticato, viene rispolverato solo per lo scrupolo del giovane detective Vejnar che una sera, rimasto da solo in ufficio, risponde casualmente a una telefonata della madre dello scomparso. La donna lamenta che da mesi non ci sono novità, nessuno sembra più interessato. Vejnar, che ama il suo lavoro nonostante gli conceda poche soddisfazioni, è in rotta con la fidanzata. Il loro è un rapporto sfilacciato, la ragazza è insofferente, non gli concede spazio e, non accettando il suo impegno operativo, lo butta fuori di casa costringendolo a dormire in ufficio. La solitudine gli farà prendere a cuore le suppliche della donna, tanto da andare a cercare l’incartamento del caso. E, dopo aver scorso i pochi fogli di testimonianze e deposizioni, fin dalla prima visita si troverà personalmente invischiato in quello strano “non luogo”, tuttora fertile testimonianza del passato nel presente, in cui viveva Martin Prchal, via U Trati, e dagli strani condomini che vi abitano ancora.
Un giallo-noir insolito, quasi un album fotografico con tanti personaggi di ciascuno dei quali andremo a conoscere la vita, con le sue difficoltà. Un brillante escamotage per farci immergere nella loro cultura e mentalità, e aiutarci a comprendere le loro testarde difficoltà a cambiare, migliorare ed emergere dallo schiacciante piattume e grigiore del totalitarismo. Grazie a calibrate descrizioni, il lettore riesce a calarsi nel clima locale e vedere un interessante spaccato mentale di quella società. E, andando avanti, sembra di rivivere un mondo così lontano ma in realtà vicino e così tanto vivo.
Il destino di quattro vicini, che vegetano abulici al riparo di quelle mura fatiscenti, si interseca con la storia di un orrendo crimine, provocato dall’assoluta incapacità di progettare una vita diversa. Tutti gli eroi sono accomunati dal passato vissuto nella gabbia della fabbrica e dall’impossibilità di immaginarsi artefici del proprio destino. Insieme vegetano silenti tra muri prefabbricati, lontano dagli occhi della gente e dall’interesse delle autorità, spinti da colpevole inerzia a farsi testimoni di un crimine. Non c’è niente di più facile che sbarazzarsi di una persona scomoda…
Perché chiunque voglia strapparli dalla linearità del loro contorto ordine mentale può diventare pericoloso, e chiunque pensi a strapparli dalla loro infima condizione rappresenta solo una minaccia.
Nela Rywiková è nata a Ostrava nel 1979. Dopo avere lavorato per vari anni come restauratrice, si è infine dedicata alla scrittura di romanzi polizieschi, esordendo nel 2013 con La casa al civico 6, che ha riscosso subito un notevole successo di pubblico. Del 2016 è il suo secondo libro Děti hněvu (I figli della rabbia), accolto anch’esso con grande interesse.