Eugenio Baroncelli
Libro di furti. 301 vite rubate alla mia
Sellerio Palermo, 2021
Microbiografie
Recensione di Valerio Calzolaio
Esistenze. Ovunque. Nel Libro di furti il ravennate Eugenio Dedi Baroncelli (1944) gioca ancora splendidamente con le parole, con singole storie (più o meno famose) e con sé stesso. In esergo, due frasi su pagine diverse: “Al vento, non importa quale, che manda all’aria gli scialli delle donne e le parole per dirlo”; “Penso: La mano con cui scrivo mi deruba del pensiero”. Rendono l’idea. Quando Eugenio va a dormire, Baroncelli rammenda vite incomplete, poche frasi ciascuna, raggruppate in ordine alfabetico per voci (poche tornano in più d’una): Alienati e alieni (Poe, per esempio), Bestiario (Proust), Carta bianca (Foucault), Carta cantava (i Sellerio, Marx), Come le foglie ((Joyce), Giro di morte (Lolita), Montaliana, Questi fantasmi (Seneca), Racconto delle due città (Ravenna e Rimini), Remake, Ritratti di famiglia (due dei suoi morti preferiti), Russe e russi, Secondo furto (Darwin), Vestirsi, Stanze, Le vite parallele (Gadda & Kafka). Un gioco di maestria curioso e divertente.