Enrico Luceri
La stanza del silenzio. Un enigma dal passato per il commissario Montefiori
Fratelli Frilli Editori, 2021
Recensione di Roberto Mistretta
La stanza del silenzio, di Enrico Luceri, da poco in libreria per i tipi della Fratelli Frilli Editori, ripropone gli elementi dell’enigma da giallo classico tanto cari all’autore romano.
Luceri, infatti, è un autentico cultore delle atmosfere d’autore, come lo stesso si premura di informarci nella postfazione con dovizia di particolari che rimandano a una enciclopedica cultura in materia. “In questa storia – scrive Luceri – sono presenti alcune citazioni di film e romanzi di genere, che rappresentano un omaggio grato e convinto a narrativa e cinematografia che tanto spesso alimentano la mia fantasia.”
Un cenno sulla trama.
Carla Manara, giovane e avvenente signora di buona famiglia che vive nella provincia umbra, da sempre innamorata del marito, Roberto Manzini, non ha mai superato il trauma del suo assassinio, avvenuto dieci anni prima a Roma, in un albergo di infimo ordine. L’albergo Sovrani si trova non distante dalla stazione di Roma Termini, al quarto piano di uno stabile dove i clienti si intrattengono con prostituite. Ed è lì, nella stanza numero 11 che Roberto Manzini, che era stato visto entrare con una affascinante donna bionda, viene assassinato. Nessun colpevole individuato, nessun indizio concreto, omicidio rimasto irrisolto. Ma dieci anni dopo Carla legge che quello stabile sarà demolito per costruirvi un centro commerciale e prova un colpo al cuore. Dopo l’efferato omicidio del marito Carla finì in clinica, in cura dal dottor Zoratto, buon amico della madre, Teresa Rosselli. Non si è mai rifatta una vita e vive nel ricordo di Roberto, ma si rende conto che se vuole continuare a vivere, deve trovare chi le ha sconvolto la vita, ma deve farlo prima che sia troppo tardi. Non ha quindi altra scelta che recarsi lei stessa a Roma, in quell’albergo, per indagare da sé e scoprire chi e perché ha ucciso suo marito. Ma per farlo, deve scontrarsi per prima con le resistenze di sua madre. L’albergo Sovrani all’epoca era gestito dal signor Bernasconi e il portinaio, amante di giochi enigmistici, Alberico Giunti, oggi è un pensionato che piange la prematura scomparsa della moglie. Carla non ascolta la madre, e prende alloggio nella stanza dove venne ucciso il marito, sotto gli occhi allibiti della nuova proprietaria, Gabriella Ottoboni, non abituata a ospitare signore della buona società. Carla comincia quindi ricostruire passo cosa era successo quel giorno, cercando di ricontattare uno dopo l’altro i pochissimi testimoni che videro suo marito in compagnia dell’appariscente bionda entrare in quell’albergo e trattenersi nella stanza numero 11. Tra loro l’ex domestica e un cliente che si intratteneva nella stanza adiacente con Karina, una prostituta, l’unica che udì il cliente chiamare per nome la donna con cui accompagnava. L’unica che può dare a Carla l’indizio decisivo. L’unica che anche l’assassina cerca quando viene a sapere che la moglie di Roberto è a Roma e fa domande per dare un volto a chi le ha rubato la vita con l’omicidio del marito.
Luceri è diventato esperto ormai nell’individuare il punto di rottura negli equilibri dei rapporti esistenti tra i suoi personaggi, sempre pochi e ben tratteggiati. Punto di rottura che costituisce la base di partenza attorno a cui costruire solide trame che nulla lasciano al caso, ma, al contrario, si compongono e si alimentano delle dinamiche interpersonali afferenti quella parte di umanità che pianifica i propri delitti e li commette confidando nella propria superiore e maliziosa quanto supposta intelligenza, confidando di sfuggire sine die la giusta punizione. Ma nessun sfugge in eterno e le colpe del passato tornano sempre a reclamare il proprio dazio. E anche questa è una tematica cara a Luceri che ha consolidato negli anni e sul campo, con una lunga serie di apprezzati e godibili romanzi gialli, la sua capacità di confezionare prodotti di qualità e di sfidare il lettore sino alle ultime pagine nel gioco delle parti: chi ha ucciso chi e perché. Una doppia sfida che continua a mietere legioni di estimatori di gialli di qualità, perpetuando un gioco dove l’asticella della sfida si alza ogni volta un po’ di più, specie quando i protagonisti sono contati, anche questa altra cifra stilistica di Luceri, e tutti potrebbero avere avuto l’occasione e un buon motivo per commettere il crimine.