Mirko Zilahy
L’uomo del bosco
Longanesi, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
Il punto di partenza è un minuscolo paesino, Titania, esistito per poco più dello spazio di una grande idea (sfruttare la vena di titanio più grande d’Europa), costruito solo per ospitare gli scienziati e i tecnici preposti ai trivellamenti del minerale, le loro famiglie e un’eterogenea banda di bambini. Chi ha ricordi campagnoli o paesani nell’infanzia, ricorderà di aver fatto parte di inossidabili bande infantili per le quali trasgressioni e sfide da superare non erano mai abbastanza. C’era lo scontro a scuola tra coetanei, il bagno nell’acqua fredda di un torrente o di uno stagno, gli incontri segreti notturni, la paura del buio e magari la caccia a uno spaventoso uomo nero celato nel bosco. Ma questa storia rappresenta il passato. Un passato che quella banda di bambini di Titania ha dimenticato, o forse è stato cancellato con un colpo di spugna. Dunque sarebbe perduto per sempre…
Oggi, nell’aprile del 2020, il professor John Glynn è una stella del firmamento accademico, scienziato di fama mondiale e celebrato scrittore di best seller, che, dopo anni di lavoro all’estero, ha accettato l’incarico in Italia presso la prestigiosa Università della Tuscia di Viterbo. Un incarico che gli offre la possibilità di sperimentare gli effetti della SismoTime, una eccezionale sonda geofonica. Una costellazione di antenne piantate nel profondo della terra e installate in punti nevralgici del pianeta, tra cui un certo numero proprio in Italia, in grado di percepire alcuni movimenti nelle profondità della crosta terrestre. Se queste installazioni riuscissero davvero a prevedere in anticipo un terremoto, garantirebbero la possibilità di sopravvivere a migliaia se non milioni di vite umane.
Durante l’affollatissima e combattiva prima conferenza stampa del professor John Glynn, nessuno può immaginare che la sua straordinaria ascesa nel mondo scientifico provenga dalla coincidenza del barbaro omicidio di uno dei suoi piccoli amici avvenuto il 19 aprile del 1990, avvenuto la stessa notte in cui alla Sambre, una miniera in Belgio, suo padre Liam Glynn, grande geologo ma oggi contestato per la metodologia utilizzata allora nelle ricerche, scomparve in una spaventosa esplosione insieme a tutta la sua squadra di collaboratori.
Da quel tragico giorno di trent’anni prima, la memoria di John Glynn si è volutamente annullata, come tutelata dall’oblio. Oblio che tuttavia ha lasciato in lui, sigillate nella mente, incontrollabili e drammatiche conseguenze. Al dramma era seguito il trasferimento a Roma con la madre vedova, gli studi, poi il matrimonio con Lucia, brava psicologa e donna straordinaria, la nascita di un bambino dieci anni prima, il continuo ininterrotto viaggiare per il mondo e, nel 2018, la perdita un altro figlio molto desiderato. A quel punto comprare una casa in campagna poco lontano dal Lago di Bolsena, intraprendere i restauri e decidere di fermarsi e dì insegnare a La Tuscia poteva essere la scelta giusta per sanare anche quella ferita.
In attesa di finire gli ultimi lavori nella nuova residenza, una villa, John si trasferisce nella vecchia abitazione di famiglia della sua infanzia, la casa a tre piani che guarda la fiabesca Civita di Bagnoregio, splendida città etrusca che sta morendo. Un ritorno azzardato? Forse, perché il passato del professor Glynn comincia subdolamente a ripresentarsi. E una catena di fatti eccezionali pare volergli sconvolgere la vita: la misteriosa scomparsa di una sonda dai lui installata personalmente nei boschi di Civita, lo spaventoso incidente in cui, anche per sua colpa, metterà a rischio la vita di suo figlio durante una gita nella grotta con i compagni di scuola e quella voce che, notte dopo notte, ha cominciato a tormentarlo sotto forma di spaventosi incubi.
Tutto all’improvviso pare volersi sbriciolare, annullando rapporti umani, affetti veri e anni di lavoro.
Come se non bastasse, Glynn riceve la visita del commissario Rico Trivelli, di servizio nell’immenso Mammagialla, il sovraffollato carcere di Viterbo. Il commissario vuole scoprire cosa nascondesse l’ergastolano Louis Caron, accusato di infanticidio e morto suicida da poco lasciando uno strano messaggio. In più Trivelli ha trovato nella cella del morto una cassetta VHS con sopra scritto il nome del padre del professore… Cosa contiene? E cosa sono gli strani e misteriosi SMS che Glynn continua a ricevere?
Come se una misteriosa bacchetta magica avesse scoperchiato un’antica tomba etrusca, per poi aprire un corridoio temporale, John Glynn dovrà affrontare un inimmaginabile ventaglio di esperienze del passato che presentano il conto nel presente, con una vena di perversa follia.
Un Mirko Zilahy diverso, tutto da scoprire, con personaggi nuovi, nuove e inedite ambientazioni, il tutto unito a uno stile e a un linguaggio particolari, “parlanti” e studiati foneticamente nei minimi dettagli. Un continuo mix di ritmo, narrazione, stile, personaggi. Un libro che rimanda costantemente il lettore a potenti richiami letterari, un colto mystery che si allarga alla migliore fantascienza, frutto di studio, di ricerca che ben s’inseriscono nel gioco/percorso letterario dell’autore.
Se per voi la realtà può convivere con la fantasia, se i sentimenti e le passioni umane possono travalicare lo spazio e il tempo, allora lasciatevi coinvolgere da L’uomo del bosco, ove razionale e irrazionale si incontrano fondendosi perfettamente. Un libro che per di più si diverte a sorprendere il lettore, spaziando, esplorando e incrociando spazi e generi letterari diversi, sfiorandone le diverse componenti: storiche, esoteriche, psicologiche, scientifiche e quelle legate alle reazioni e passioni umane.
Mirko Zilahy ha insegnato lingua e letteratura italiana a Dublino ed è cultore di lingua e letteratura inglese presso l’Università per stranieri di Perugia. Molto attivo su vari fronti editoriali, è stato fra l’altro editor per minimum fax e traduttore dall’inglese di testi importanti, come Il cardellino di Donna Tartt. Nel 2015 è uscito per Longanesi il suo romanzo d’esordio, È così che si uccide, a cui seguono La forma del buio (2017), Così crudele è la fine (2018) e L’uomo del bosco (2021).
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