Lontani tutti – Gaia Greco

Gaia Greco
Lontani tutti. L’assassino dei tre anni
Di Renzo Editore, 2021
Noir
Recensione di Valerio Calzolaio

Woolwich, paesino alla periferia di Lincoln, Nebraska, Usa. 2018. Il 36enne Thomas Randall Tom Newman, ricco scrittore di grande successo dall’esistenza ormai perfetta, sta da nove mesi, vive felicemente e intende presto sposarsi nella loro New York con la splendida coetanea Julie, padre francese e madre serba, infanzia a Vancouver in Canada, poi medica e ora ottima cardiochirurga in rutilante carriera. Da poco, durante il precedente Natale (?), sono venuti a incontrarlo i congiunti di lei, i genitori e il fratello minore con la moglie e i due figli. Decidono così di andare a conoscere i parenti di lui, che ancora vivono tutti nella piccola cittadina dove è cresciuto e ha studiato: la mamma inferma, il fratello maggiore (di sei anni), sposato con due figli, la sorella minore (di tre anni). Tom ha una seconda ragione per tornare: ha deciso di scrivere un libro imperniato su Richard Williams, il concittadino reo confesso serial killer, condannato per aver ucciso sei persone che lui ben conosceva, da ultimo lo stesso padre di Tom, e conosciuto ai più come l’assassino dei tre anni, visto che gli omicidi hanno occupato un quindicennio, ognuno a distanza di tre anni dall’altro, pur se il movente rimane ancora ignoto. Ripensa spesso alle proprie infanzia solitaria e adolescenza dongiovannesca, al crescente desiderio di andarsene lontano prima possibile e alla precoce vocazione letteraria (primo libro a 18 anni, subito osannato da critica e pubblico), che gli aveva permesso di abbandonare l’opprimente contesto natio e di realizzarsi altrove. Arrivano a Woolwich e riemergono antiche tensioni, nessuno è profeta in patria; Julie trova e legge i suoi diari, lui va a visitare il prigioniero in carcere; entrambi cominciano lentamente a convincersi che forse non era stato individuato il vero colpevole e che sia utile riprendere le indagini, il che farà tornare a galla mestizie e dubbi del passato, senza essere certi che ne valga davvero la pena.

Gran bell’esordio letterario per la giovane poliedrica Gaia Greco (Lacco Ameno, Ischia, 22 dicembre 2000), già videomaker e sceneggiatrice: l’uso intelligente e critico del genere giallo noir per un eccellente romanzo di formazione (necessario alla sua vita autonoma), con mille rimandi e simmetrie, arte e scienza, tante letture e prime scritture alle spalle. La narrazione è in prima ipersensibile persona al presente, a lungo alternando i capitoli contemporanei con il testo dei diari, due quando Tom aveva 6 anni, non riusciva a fare amicizia e iniziò a scriverli (con la maestra Baker, prima vittima), e due a distanza ogni volta di un triennio (con le vittime successive), a 9, 12, 15 e a 18 anni, quando rientrò precipitosamente dall’Università di Chicago dove studiava appunto lingua e letteratura. Il congegno non è artefatto, funziona, del resto sappiamo che anche Julie sta divorando quei testi infantili e adolescenziali. Funzionali sia la copertina, con due scarpe rosse sportive da movimento, sia il titolo, con la solitudine di chi sente gli altri altrove (lontani). Il tema di fondo riguarda le inevitabili letali artrosi familiari, forse all’insaputa dei saggi del sudafricano David Cooper (1931-1986): tanti sposati nutrono un odio profondo e brutale per il proprio matrimonio. Il papà preferiva il vino, rispetto alla birra amata dallo sceriffo. Con la restaurata Mustang degli anni sessanta (migliore della sua Countryman), Henry, l’amico nuovo sceriffo (figlio del vecchio), sceglie una compilation di antiche canzoni per portarlo al carcere di Lincoln, anche se Tom preferisce i locali Bright Eyes (con studio di registrazione a Omaha).

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