Philip Kerr
Un requiem tedesco
Fazi, 2021
Traduzione di Luca Merlini
Recensione di Patrizia Debicke
Capitolo conclusivo dell’acclamata trilogia berlinese del maestro Philip Kerr, Un requiem tedesco va a completare il lungo, arduo e cruento processo di formazione del protagonista Bernie Gunther.
Sono passati nove anni dalla “Notte dei cristalli” e dalle successive amare vicissitudini che hanno riportato Gunther a Berlino alla fine della guerra. Sappiamo che l’ex commissario, mai iscritto al partito, era stato prima costretto ad arruolarsi nelle fila delle SS, poi nel Dipartimento crimini di guerra, da dove, incapace di accettare le atrocità naziste, si era fatto mandare al fronte. Alla sconfitta segue la lunga prigionia in un campo di detenzione sovietico (che gli ha fatto migliorare il russo al punto di parlarlo e scriverlo bene) dal quale per fortuna è riuscito a evadere e ha potuto far ritorno a Berlino da Kirsten, sua moglie.
La loro casa è ora una specie di rifugio in uno stabile danneggiato, ma abbastanza solido da restare saldamente in piedi. Due stanze, una cucina e una stufa, comfort indispensabile, site nel quartiere ovest, ancora in mano agli alleati della Berlino post-bellica, divisa in quattro zone d’occupazione.
I tempi sono cambiati per tutti e, benché la guerra sia finita da quasi due anni, Berlino si presenta ancora come uno sterminato campo di macerie, con solo le facciate dei negozi e degli alberghi in piedi, con quartieri spesso in preda alle peggiori atrocità perpetrate dalla feccia dei vincitori. Le poche tessere distribuite alla popolazione tedesca consentono appena la sopravvivenza. Il resto è violenza e mercato nero. Tutto è vendibile e messo in vendita.
Mentre sua moglie lavora come cameriera in un bar di Zehlendorf, frequentato solo dagli americani, Bernie Gunther cerca di guadagnare qualcosa come detective privato e, viste le paurose ristrettezze economiche, rischia persino la vita per una giornata di indagine in cambio di un sacco di carbone, merce di estremo valore in un Paese dove manca tutto e l’inverno sta serrando la città in una gelida morsa.
Aspro inverno del 1947 che vede sgretolarsi, giorno dopo giorno, i pericolanti rapporti tra potenze: mentre gli alleati provano a compattarsi nella zona Ovest, la morsa russa minaccia di chiudersi sempre più strettamente intorno a Berlino.
Anche per questo, e perché si ritiene costretto ad accordare una pausa di riflessione alla moglie, Bernie Gunther accetta l’incarico molto ben pagato da un giovane ed enigmatico colonnello russo: recarsi a Vienna, dove il suo ex collega della Kripo e commilitone Emil Becker, diventato un informatore al soldo dei servizi segreti russi, è stato accusato dell’omicidio di un ufficiale americano. Gunther dovrà, con l’appoggio del colonnello, andare a Vienna, accollarsi l’indagine e smuovere le acque fino a trovare, se possibile, delle prove per scagionarlo.
Per farlo, raggiungerà Vienna con un treno russo speciale, che impiega solo diciannove ore via Dresda-Praga (contro le ventisette abituali via Lipsia-Norimberga). Vienna, come Berlino, è occupata dalle potenze vincitrici alleate ma, nonostante le ancora evidenti distruzioni e le macerie del conflitto, mira a conservare il pregnante ricordo del fascino asburgico. E là, in quel nuovo e tentacolare universo, circondato da ex nazisti braccati, da uomini capaci di vendere qualsiasi cosa e da belle donne pronte a vendere se stesse, seguirà degli indizi che lo porteranno a sprofondare nel lato più oscuro del dopoguerra, dove inganni, sotterfugi, ambiguità e manipolazioni sono all’ordine del giorno. Un ambiente in cui niente è come sembra e qualsiasi errore può comportare una condanna a morte.
Ogni suo passo avanti nell’indagine, infatti, si rivelerà pericoloso perché si troverà suo malgrado coinvolto nel complesso alternarsi di spionaggio e controspionaggio fra le due grandi potenze. In palio c’è una posta molto alta che lo coinvolge in un complesso gioco di sponda tra ex nazisti e americani in funzione antisovietica, mentre dei gerarchi creduti morti, come Arthur Nebe, vorrebbero organizzare una nuova società governata dal predominio dell’economia.
Le potenze vincitrici, sentendo la guerra fredda alle porte, sono impegnate le une contro le altre a fagocitare i reduci del regime da usare contro gli ex alleati per conoscere i piani del nemico, e usano i trucchi più subdoli e ogni possibile mossa, senza esclusione di colpi, per raggiungere il loro intento. Il crollo della Germania nazista ha creato un enorme vuoto al centro dell’Europa provocando un lungo braccio di ferro tra alleati e sovietici per contenere l’influenza geopolitica dell’avversario. E sappiamo, già dai tempi di Aristotele, che la natura aborre il vuoto.
Per Bernie Gunther un’altra indagine da cardiopalma tra Berlino e Vienna che affronta certi punti critici del dopoguerra e si conclude nella celeberrima cripta dei cappuccini, tomba di tutti gli Asburgo, un finale rivelatore e liberatorio, uno scacco matto in un’immane partita di scacchi.
Un romanzo poliziesco, potremmo dire hard boiled alla tedesca?, di stampo classico, con continui colpi di scena e tanti personaggi, che appassiona e coinvolge il lettore in una riuscita mescolanza di verità e invenzione, interpretato da questo poliziotto simpatico nella sua apparente rudezza, tanto antinazista quanto abile e corretto nelle indagini. Una volta liberato, la disillusione di tornare in patria da reduce, costretto ad accettare la grettezza della realtà e la piaga di alcune ferite morali, sarà difficile da accettare e superare.
Una trama basata su solide basi storiche che ci ripropone, ricostruendo fedelmente l’essenza sociale etica e materiale del momento, compresi i compromessi, le speranze e i vizi di quella folle società di fronte alle sue macerie e alle disumane crudeltà della guerra.
La bravura di uno scrittore di gialli storici sta soprattutto nel saper ricreare il tempo e l’atmosfera attraverso fatti e vicende solo apparentemente di fantasia, perché conditi di brutale realtà.
Kerr l’ha fatto con Bernie Gunther, l’investigatore che ha sempre continuato a battersi per quelle che riteneva giuste cause senza mai piegare la testa e dire sissignore al potere.
Philp Kerr, nato nel 1956 a Edimburgo (dove è morto nel 2018), viveva tra Wimbledon e la Cornovaglia. Dopo la laurea in Legge, cambiò completamente ambito lavorando per anni come copywriter in alcune delle più importanti agenzie pubblicitarie inglesi. Ha all’attivo numerosi romanzi, i più famosi dei quali compongono la serie noir in cui compare il detective Bernie Gunther, indimenticabile protagonista de La notte di Praga. Autore bestseller in Gran Bretagna e in Francia, Philip Kerr è tuttora amatissimo tanto dal pubblico quanto dalla critica, che gli ha tributato numerosi riconoscimenti, tra cui l’Ellis Peters Historical Award.
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