AA. VV.
L’occhio dell’assassino
Antologia a cura di Luca Crovi
Rizzoli, 2021
Con racconti di Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Maurizio de Giovanni e altri
Recensione di Patrizia Debicke
Un’antologia/saggio in cui il Male è il protagonista che ci accompagna per un lungo e spaventoso viaggio, frutto di ciò che alligna nella mente criminale, raccontato da venti eccezionali maestri di scrittura.
La realtà, filtrata attraverso la testa e gli occhi di un assassino, si trasforma in una voragine che conduce dritto all’inferno, che scova e scoperchia ogni possibile nascondiglio in cui il Male si è rifugiato. Ma quale può mai essere la causa di quell’incontrollabile, incontenibile spinta al Male che può rintanarsi ovunque, anche dentro di noi?
Facciamoci forza, dunque, e scoperchiamo questo libro, una specie di prigione che ospita venti storie del terrore e dell’orrore immaginate e scritte da alcuni tra i migliori maestri della letteratura poliziesca mondiale di ieri e di oggi che Luca Crovi, enciclopedico esperto della materia, ha scovato, messo insieme, analizzato e riunito nelle ben quattrocento pagine di L’occhio dell’assassino, corposa raccolta di racconti criminali.
L’incipit di Luca Crovi, che cita testualmente Graham Greene, riporta «Un assassino è considerato dal mondo convenzionale come qualcosa di quasi mostruoso, ma un assassino si considera solo un uomo comune. È solo se l’assassino è un uomo buono che può essere considerato mostruoso».
Mi piacerebbe per un momento usare la macchina del tempo per chiedere al grande autore inglese, che peraltro stentò sempre a convivere con i disturbi dovuti alla bipolarità, il suo parere sulle aberranti azioni di due famosi serial killer che con le loro gesta hanno terrorizzato il mondo intero: Hannibal Lecter, crudele e incontrollabile figlio della penna di Thomas Harris, e Jack lo Squartatore, il mostro sanguinario sul quale si è scritto tanto e di più, mai realmente individuato, che alla fine del 1800 terrorizzava le strade di Londra con le sue macabre imprese.
Un’antologia, dicevamo, che ha in premessa l’introduzione esplicativa e puntuale a firma di Luca Crovi seguita da un breve saggio motivazionale di Sigmund Freud.
Breve e colto saggio che ci induce subito alla riflessione di quanto l’ambiente, il tipo di società in cui cresce un essere umano, le condizioni personali (ricco, povero, amato o no), siano in grado di influenzarne lo suo stato psichico e psicologico. E quanto una malattia mentale, congenita o acquisita a causa di ripetuti maltrattamenti, possa inibire la capacita di controllo e portare un uomo anche a uccidere non solo per caso o difesa, ma anche per istinto o premeditazione. Uccidere è una necessità legata all’istinto di sopravvivenza e di difesa della specie o solo un modo animalesco e violento con cui l’uomo marca la sua esistenza sulla Terra? E attenzione, perché questa è un’altra domanda: ritenete peggiore chi uccide per sopravvivenza, follia, gelosia, desiderio di possesso, rabbia, vendetta o chi invece lo fa perché si è posto al servizio di un sistema giudiziario? La risposta, con i debiti distinguo e nei limiti di un’indispensabile e pragmatica legalità, dovrebbe essere automatica. È evidente che chi ha ucciso, ha dovuto farlo perché fa parte di coloro ai quali la legge ha affidato il compito di controllare e difendere la società.
Un’altra riflessione sull’antologia. Cosa ci colpisce, pur in modo negativo, spingendoci ad andare a fondo e leggere storie che narrano di azioni commesse da killer oda feroci assassini? Sicuramente un morboso e forse malsano interesse. Curiosità dunque, attizzata da un’accurata e certosina raccolta di racconti che ci porta, con le sue storie, al confine dove i buoni si rispecchiano coi cattivi e ci rivela senza peli sulla lingua la vera ma segreta verità. Insomma ciascuno di noi, anche la persona più mite e irreprensibile, potrebbe trasformarsi in un omicida.
Ma in che modo i vari scrittori hanno manipolato l’immaginazione e l’istinto omicida degli assassini? E come hanno scelto di raccontare loro e le loro azioni? Tutte, a ben vedere, motivate da un unico fatale scopo: uccidere.
Nei venti racconti selezionati da Luca Crovi, i pilastri del genere, grandi nomi della letteratura poliziesca, si confrontano pagina su pagina con i cattivi e, immedesimandosi nella perversione dei diversi personaggi, ne fanno i loro protagonisti. La realtà degli avvenimenti viene filtrata e narrata attraverso la mente dell’assassino, studiando e vivendo le sue azioni e soprattutto interpretandone gli intenti.
Racconto dopo racconto ci scontriamo con le diverse rappresentazioni del Male, sviscerato nella sua crudele pienezza e che troppo spesso si cela dietro una maschera di immacolata innocenza. Un male da affrontare e vincere con coraggio al fianco dei protagonisti, battendosi fino all’ultima pagina.
Tra gli autori ci sono i nomi più famosi della letteratura poliziesca, a partire dai grandi classici, ma anche, a sorpresa, altri che con questo genere si sono cimentati di meno.
Un lungo viaggio infernale in compagnia degli scrittori che hanno creato e fatto grande il genere e arriva fino a oggi, affidando al piacere della lettura alcuni piccoli inattesi capolavori che ci consentono di incontrare il Capitan Assassino di Charles Dickens, Il ladro di cadaveri di Robert Louis Stevenson, il detenuto n. 82 di sir Arthur Conan Doyle, nel suo racconto intitolato Il mio amico assassino. Non potrò citare tutti, è evidente, ma intanto vi dico che da E.T.A. Hoffmann e il suo La signorina de Scudery, ambientato all’epoca di Luigi XIV, si arriva a Sciascia e al Western mafioso, passando da Gustave Flaubert (Bibliomania), Italo Svevo (L’assassinio di Via Belpoggio), Edgar Allan Poe (Il cuore rivelatore) e Alfred Hitchcock (Gas). Senza dimenticare la crudele casalinga di Maurizio de Giovanni che in Divorzio alla napoletana si confronta con il commissario Ricciardi. E, restando sempre ai giorni nostri, non può mancare l’indimenticabile penna di Andrea Camilleri, il grande maestro siciliano scomparso quasi due anni fa, che ci regala in Luciano Liggio la figura della “primula rossa di Corleone”, per chiudere con un racconto inedito di Massimo Carlotto dedicato agli ultimi istanti di vita di Charlie Starkweather, il James Dean dei serial killer, a cui Springsteen ha dedicato la canzone Nebraska.
Un libro imprescindibile per gli amanti del genere giallo, una raccolta di venti racconti da brivido, scritti da venti diversi autori, considerati tra i migliori esponenti della più classica letteratura poliziesca nell’arco di quattro secoli.
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