Alessandro Barbero
Alabama
Sellerio Palermo, 2021
Romanzo storico
Recensione di Valerio Calzolaio
Usa. Tempo fa. Una giovane laureanda in Storia prende appunti sul quaderno mentre ascolta il flusso torrenziale del racconto di un vecchissimo reduce sudista della guerra di secessione americana (1861-1865). Lui si chiama Dick Stanton ed è l’ultimo superstite di un eccidio di neri. In perenne movimento su una cigolante sedia a dondolo, masticando tabacco con le indurite gengive sdentate, pur tra reticenze e informazioni non sempre affidabili, quasi senza prendere fiato, Dick narra in prima l’America profonda, bianca povera razzista, la miriade di storie e personaggi di una società fondata sullo schiavismo, là, in Alabama, settimo bellissimo romanzo del grande storico Alessandro Barbero (Torino, 1959). In fondo a ognuno dei venti inarrestabili flussi di parole veraci e maschiliste del vecchio, l’attenzione si sposta in corsivo sui pensieri della ragazza, andata per riportare alla luce quell’episodio atroce e simbolico, di cui capisce le premesse culturali, religiose e sociali.