Stefano De Bellis e Egardo Fiorillo
Il diritto dei lupi
Einaudi, 2021
Recensione di Roberto Mistretta
“Roma mi voleva. Mi seduceva, mi trascinava legato al filo della mia ambizione. Oggi mi respinge, come un’amante annoiata. Questa belva inquieta, alle cui mammelle siamo tutti attaccati, mi respinge, e io non mi oppongo al suo volere. Nessun dio ti protegge da Roma.”
Roma, anno domini 80 a.C. A pronunciare queste parole che calano come un maglio su quanto effimero e illusorio possa essere il potere, è Lucio Cornelio Silla, il Dictator dell’Urbe. Di fronte a lui, ferito e malconcio, si erge Tito Annio Tuscolano detto Molosso, ex centurione e segugio che non molla mai.
Siamo arrivati a una delle più significative scene finali del corposo thriller storico Il diritto dei lupi (Einaudi). Gli autori Stefano De Bellis ed Egardo Fiorillo, seppure esordienti, sanno il fatto loro e hanno concepito un romanzo che lascia il segno, contenente tutti gli ingredienti per affabulare il lettore e immergerlo nella Roma antica. La storia comincia con una strage la notte del 3 gennaio. Un gigante guercio affila le lame ricurve delle sue siche. Accanto a lui altri tre sicari: Puer, il più giovane, poi l’iberico e il germanico. Sono diretti al lupanare il “Fodero del gladio”, ancora non aperto al pubblico. Ma è lì che due facoltosi clienti si intrattengono con bellissime lupe. Tutti i presenti cadranno sotto i colpi dei sicari. Solo Mezzo Asse, il più conosciuto e ricco lenone romano, sfugge alla furia dei sicari, lanciandosi da una finestra e ricorrendo alle cure di Astragalo, ex legionario avvinazzato, per farsi rimettere in sesto la caviglia malconcia dopo il salto.
Dopo la strage Marco Licinio Crasso, l’uomo politico più ricco di Roma, convoca il suo segugio, Tito Annio Tuscolano, il Molosso, e lo incarica di ritrovare Mezzo Asse. Tra gli uomini assassinati vi è un greco, il Piccolo Alessandro, così detto perché somigliava ad Alessandro Magno, uomo di collegamento tra Crasso, Silla e Gneo Pompeo.
E qui si delinea il contesto storico, con Lucio Cornelio Silla, il Dictator che dopo aver preso il potere aveva emanato le famigerate liste di proscrizione dichiarando fuori legge tutti i nemici politici.
Il Molosso si farà affiancare nella ricerca proprio da Astragalo che gli aveva rimesso a posto la caviglia, e da Claudio Ursio Gabello, un colosso gallo dall’animo puro che con Astragalo, ubriacone e puttaniere incallito, darà vita a irresistibili e scintillanti dialoghi che rendono la lettura piacevolissima.
Quella stessa notte un giovane oratore destinato a restare nella storia, Marco Tullio Cicerone, viene convocato da Cecilia Metella Balearica Maggiore, potente sacerdotessa di Giunone. Il giovane oratore si era fatto notare nel Foro per avere duellato senza soccombere contro il più celebre oratore di Roma, Quinto Ortenzio Ortalo. La sacerdotessa gli chiederà di difendere Sesto Roscio, ricco proprietario terriero di Ameria, dalla più infamante delle accuse: parricidio. In caso di condanna, il colpevole veniva cucito in sacco con un cane, un serpente, una gallina e una scimmia, e buttato nel Tevere. Sarà quella causa che segnerà il vero esordio di Cicerone con la celebre Oratio pro Sexto Roscio Amerino (Orazione in difesa di Sesto Roscio di Ameria), per difendere il suo assistito dalla terribile accusa di parricidio, mentre i veri colpevoli si nascondono dietro il potentissimo Lucio Cornelio Crisogono, liberto del Dictator Silla.
Altro non diremo della coinvolgente trama se non che le due storie, vissute dal lettore come se camminasse per le vie di Roma accanto ai personaggi per gioire e soffrire con loro, confluiranno in un’unica storia e ogni singolo elemento troverà il suo posto nella trama il cui ordito rende mirabile l’insieme regalandoci un affresco indimenticabile della Roma antica. Ed è questa la vera magia dei buoni libri, quella di lasciare sapore di buono anche quando non ci sono più pagine da girare, come il pane di una volta fatto in casa che si gusta con vero piacere, perché sazia e lascia soddisfatti senza appesantire. Un libro che chi ama i thriller storici apprezzerà senz’altro e vivrà una doppia indagine, l’avventurosa ricerca di Mezzo Asse e dei colpevoli dell’eccidio al lupanare, e l’affannosa ricerca della verità da parte di Cicerone per difendere il suo assistito.
Al lettore non resta che immergersi nell’atmosfera dell’Urbe dell’80 avanti Cristo insieme a personaggi vividi da cui si fa fatica ad allontanarsi a libro ultimato.