Graham Greene
Il terzo uomo
Sellerio Palermo, 2021 (orig. 1950)
Traduzione di Alessandro Carrera
Con una nota di Ben Pastor
Cura e postfazione di Domenico Scarpa
Recensione di Valerio Calzolaio
Vienna. Febbraio 1948. La città è rasa al suolo, devastata e spartita in zone dalle Quattro Potenze: russa, inglese, americana e francese, regioni delimitate da cartelli, la Innere Stadt (con presidenza a turno) circondata dal Ring con i suoi grevi edifici pubblici e le sue statue arroganti. Vi arriva Rollo Martins, scrittore di western, invitato per un servizio giornalistico dal suo caro amico Harry Line. Subito deve, invece, andare al funerale di Harry. Calloway, un funzionario di Scotland Yard, gli suggerisce di indagare, lui incontra l’ex fidanzata. Poi, dopo una settimana, vede passare Harry sullo Strand: che accidenti è successo e sta succedendo? Questo bel romanzo uscì anni dopo la stesura, fu scritto per essere visto non letto, divenuto il magnifico film di Carol Reed, Il terzo uomo (1949). Lo spiegò trent’anni dopo lo stesso Graham Greene, straordinario scrittore e diplomatico inglese (Berkhamsted, 1904 – Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 1991), nella prefazione al cartaceo.