Massimo Lugli e Antonio Del Greco
Il baby killer della Banda della Magliana
Newton Compton, 2021
Recensione di Patrizia Debicke
L’affinata sensibilità di pennellare ambienti e sensazioni di Massimo Lugli, mischiata alla capacità investigativa e alla memoria storica di Antonio Del Greco, restituiscono in questo romanzo tutta l’atmosfera necessaria a riportare alla luce storie e immagini della leggendaria sfida degli anni Ottanta tra milieu criminale romano e ottimi rappresentanti della Polizia.
Un sfida epocale che fu vera ma che, romanzata alla loro maniera, assume i toni di una fiction. Ne è protagonista un sedicenne, imbevuto del sacro fuoco dell’estrema destra che impazzava per Roma attorno agli anni ottanta/novanta, ispirato alla leggendaria figura di Antonio D’Inzillo, uno dei rappresentanti più inquietanti nella storia dell’eversione di estrema destra e successivamente degli anni di piombo, quelli terribili e incontrollabili della Banda della Magliana.
Antonio D’Inzillo fu un personaggio con un percorso umano atipico, singolare e per certi versi inspiegabile: da viziato figlio unico dalle haute romana, a sedici anni imbrancato in una cellula della destra armata, si frega come l’assassino dell’uomo sbagliato finendo in carcere con una condanna a sedici anni, passa dal minorile a Rebibbia e là riceve l’addestramento che da detenuto “politico” lo trasforma, per scelta abbastanza obbligata e comodità, in un duro ma anche in un drogato . Un vero malavitoso, in virtù del patto di convenienza in carcere con il gigantesco e iroso “Cavallo Pazzo”, (nella realtà somigliante a Marcello Colafigli, Marcellone, uno dei più temuti capi della banda della Magliana ancora dietro le sbarre).
Massimo Lugli e Antonio Del Greco prendono il loro burattino, lo battezzano Luigi Morani, alias “er Fringuello” e gli danno le sembianze e parte della vera vita di quello che fu quel ragazzo di buona famiglia. Poi vanno avanti con ritmo veloce e sincopato rotto di continuo dai flash back che seguono e descrivono le sue tante metamorfosi.
Il racconto infatti si snoda su piani temporali alternati, in un continuo avanti e indietro che passa dall’inizio della storia di Luigi Morani alle indagini degli investigatori che, molti anni a venire, cercheranno di incastrarlo per l’esecuzione di un ex complice. E arriveranno a sospettarlo e accusarlo di almeno due omicidi, vere e proprie uccisioni a comando di mala e della morte della compagna, ragazza di buona famiglia sua convivente e succube, facendo forzosamente passare per un suicidio quello che invece era un delitto.
Massimo Lugli e Antonio Del Greco ricostruiscono quella storia di vita bruciata e se ne servono per introdurre sulla in scena i loro protagonisti cult. Tutti radunati e messi all’opera in un nuovo sconvolgente intreccio dal finale inatteso e con un epilogo aperto.
Il romanzo ben scritto, intrigante si rivelerà infatti il prequel degli altri romanzi capitolini di Lugli e Del Greco. Prequel perché racconta della prima vera importante indagine di Tommaso Elleni, alias Antonio Del Greco, reduce da una brutta ferita alla gamba, novellino appena approdato da Milano a Roma, alla mobile in via San Vitale come capo delle prima sezione omicidi. E con lui ritroveremo personaggi incontrati in altri romanzi: la bella e spumeggiante ispettrice Angela Blasi (inventata di sana pianta, ma sicuramente venuta bene. A me ricorda una giovane e vulcanica Sabrina Ferilli) , il cronista di nera sempre legato mani e piedi alla Repubblica, Marco Scalesi (Massimo Lugli), il capo della Squadra mobile Rino Frati (Rino Monaco) e Nicola Destrieri, Dirigente della sezione criminalità organizzata (Nicola Cavalieri).
«Tutte le nostre storie sono ispirate, anche se spesso molto alla lontana, a fatti realmente accaduti e anche Il baby killer della banda della Magliana non fa eccezione» ci racconta Massimo Lugli su il Libraio.it.
Un personaggio indefinibile che, forse in galera, imboccò un percorso diverso. Mentre molti detenuti, dopo avere abbracciato un credo ideologico, uscendo di prigione entravano nelle file della militanza armata, Morani/D’Inzillo fece il contrario: dimenticò gli ideali di destra e diventò uno spietato criminale con l’unico obiettivo di fare soldi e subito.
Perché, visto che era nato ricco e poteva aspirare a un roseo futuro? Forse solo uno psicologo specializzato in criminologia potrebbe spiegare perché un ragazzo di buona famiglia sceglie di diventare un terrorista assassino e poi, sprofondando in una specie di tragica autodistruzione, uno spietato killer a pagamento per un’organizzazione criminale che governa il mercato romano dell’eroina e della cocaina.
La trama è bella e ricca di colpi di scena. Non mancano le storie d’amore, quella passionale ma solo clandestina di Elleni e quella violenta, esplosiva e devastante del burattino Morani, avviata fin dall’inizio a un tragico epilogo di morte. Ci saranno agguati, conflitti a fuoco, orge con prostitute, gigolò e alti prelati, scontri, sospetti, spiate, rappresaglie, trappole. Non mancheranno le accurate e puntali indagini di polizia. Gli investigatori, almeno all’inizio, sembrano sempre almeno un passo dietro ma, pian piano, cominceranno a intravedere una possibile pista. Ma quando la mobile riesce finalmente a mettere nel mirino Gigi Morani e sta per bloccarlo, succede qualcosa… E visto che non si può svelare il finale di un noir che si rispetti… A voi, buona lettura!