Le ore più buie – Michael Connelly

Michael Connelly
Le ore più buie
Piemme, 2022
Traduzione di Alfredo Colitto
Recensione di Patrizia Debicke

È la sera di Capodanno del 2020 e a Los Angeles è il caos. Tra la pandemia di Covid-19 che impazza e le ripetute violenze che hanno portato al movimento Black Lives Matter, tutti aspettano di lasciarsi alle spalle l’anno vecchio.
Il mondo è cambiato e il rapporto della gente nei confronti della polizia, e viceversa, pecca di reciproca sfiducia. Sfiducia che si traduce in una generale diffidenza verso l’operato delle forze dell’ordine e, tra gran parte di coloro che indossano la divisa, puniti da un vistoso taglio negli organici, in scetticismo e voglia di non vedere, di passare oltre facendo finta di niente, allentare la sorveglianza e aspettare al sicuro l’arrivo di tempi migliori o della pensione.
La sera di capodanno è una normale serata lavorativa per il detective Renée Ballard, da quattro anni entrata a far parte della ristretta rosa dei protagonisti di Connelly: un’adolescenza non facile, laurea breve in giornalismo, una promettente carriera in polizia stroncata sul nascere, un rapporto empatico con i cani, con alle spalle esperienze buone e cattive. Sentimentalmente non si sente pronta per una relazione stabile, nel sesso prende ciò che vuole e dà quanto può. Dopo aver lasciato la precaria sistemazione notturna a Venice, in tenda sulla spiaggia, con il disastroso avvento del Covid si è trasferita in un appartamento in affitto a dieci minuti dalla stazione di polizia, ma rimpiange la precedente se pur scomoda libertà. Come detective ha grandi capacità, anche se non può dimostrarle perché è relegata al turno che va dalle sette di sera alle sette di mattina, quello che in polizia chiamano “l’ultimo spettacolo” e, quando interviene su un caso, di solito può fare solo le indagini preliminari. Al mattino dopo infatti dovrebbe passarlo ai colleghi del turno di giorno.
Questa sera del 31 dicembre, con il cielo che minaccia pioggia, è sulla macchina di servizio posizionata sul lato nord dello spartitraffico, sotto il cavalcavia di Cahuenga, posto ideale per proteggersi dalla ricaduta della pericolosa cascata di proiettili sparati in aria che immancabilmente annunciano il nuovo anno. Al suo fianco la detective Lisa Moore dell’Unità Crimini Sessuali della Divisione Hollywood, una collega riluttante e malmostosa che spera solo che il turno finisca senza rogne.
Nonostante il clima di neghittosa sfiducia, quella sera Renée vorrebbe poter pensare positivo, anche se sa che non è il momento di abbassare la guardia. Non è la notte a metterti in pericolo ma ciò che l’oscurità può nascondere: da settimane c’è in circolazione un’inafferrabile coppia di stupratori seriali, soprannominati “Uomini della Mezzanotte”, che aggredisce le donne sole.
La richiesta di intervento per il primo crimine dell’anno, che le fa accorrere sulle scena del crimine, viene da Gower Gulch, l’isolato situato all’incrocio tra Sunset Boulevard e Gower Street dove, quasi cento anni prima, uomini e donne aspettavano per lavorare come comparse nei western. L’incidente mortale, un uomo è stato colpito alla testa da uno sparo, è avvenuto durante una festa all’aperto, nello slargo davanti a una carrozzeria. La vittima è Javier Raffa, il proprietario: un tempo membro di una gang, diversi anni prima aveva pagato un riscatto per liberarsi, potersi fare una famiglia e tornare a vivere senza vincoli nei confini della legge.
La storia di quella morte puzza e Renée Ballard, sospettando che il proiettile fatale, sparato da una pistola calibro 22 e del quale rintraccerà fortuitamente il bossolo sotto un’auto, non sia caduto dal cielo, si farà carico di interrogare i possibili testimoni e i familiari della vittima. Poi, rientrata al distaccamento, approfitterà del giorni di ferie dei colleghi per farsi assegnare provvisoriamente il caso. In quel delitto tante cose non tornano e lei, decisa a fare giustizia, arriverà a fare un collegamento con un omicidio mai risolto del 2011, sul quale aveva indagato una sua vecchia conoscenza: l’ex detective Harry Bosch, ora in pensione, che non ama starsene tranquillo. Ragion per cui ancora una volta Renée Ballard e Harry Bosch si ritroveranno a collaborare, seppur non in modo ufficiale, per scoprire la verità.
Nel frattempo nelle ore più buie, e quindi durante i turni di Ballard, gli Uomini della Mezzanotte hanno colpito un’altra volta e con ferocia. Il caso, tenuto finora lontano dai media, rischia però di diventare di dominio pubblico, distruggendo la vita delle donne abusate.
Renée, che non intende permetterlo, deve capire se esiste un collegamento tra le vittime e gli aguzzini e individuare una traccia che le consenta di anticipare future mosse.
Con il beneplacito riluttante del suo capo, Renée deve mantenere nelle sue mani ben due casi, l’assassinio di Javier Jaffa e la caccia agli stupratori seriali, come un’equilibrista in bilico sul filo.

Le ore più buie ha una trama molto coinvolgente sia perché mette contemporaneamente in campo la geniale accoppiata di detective, sia perché prende le mosse da fatti molto attuali, che hanno sconvolto l’opinione pubblica americana e mondiale nel 2020, e li introduce con naturalezza. L’epidemia di Covid, che non rappresenta il fatto eclatante della trama, viene descritta come l’attuale, quotidiano, realistico modo di vivere di questa nostra epoca. L’altro tema molto importante, specie in America, è quello del Black Lives Matter (BLM, letteralmente “Le Vite Nere Contano”), movimento attivista internazionale, originato all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo, perpetuato a livello socio-politico, verso le persone di colore, tornato alla ribalta con prepotenza dopo la morte di George Floyd. E infine la delicata tematica dello stupro e delle drammatiche conseguenze fisiche e psichiche a carico delle vittime, portate spesso a non denunciare i torturatori sia per vergogna che per paura.
Non mi resta che concludere con una garanzia: Michael Connelly sa fare molto bene il suo lavoro e anche stavolta lui e Alfredo Colitto, impeccabile traduttore, ci consegnano su un piatto d’argento un gran romanzo da leggere volando, nonostante sia di ben trecentonovantasette pagine.

Michael Connelly, scrittore statunitense di thriller. Laureatosi in ingegneria nel 1980 comincia a lavorare presso la redazione di alcuni giornali. Nel 1986 produce un reportage insieme ad altri due giornalisti intervistando i sopravvissuti di un disastro aereo. Il loro lavoro viene candidato per il Premio Pulitzer. In seguito a questa esperienza Connelly trova impiego come giornalista criminologo al «Los Angeles Times». Aveva deciso di diventare scrittore di thriller già ai tempi dell’università dopo avere scoperto i romanzi di Raymond Chandler e ha sfruttato gli anni passati da giornalista per studiare da vicino il lavoro della polizia e lo svilupparsi delle indagini che seguivano i delitti di cui si occupava. Vincitore del Premio Bancarella nel 2000 con Il ragno, la maggior parte dei suoi libri riguarda le indagini di un detective del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, Hieronymus “Harry” Bosch: il suo nome è lo stesso del famoso pittore olandese, di cui la madre del detective era affascinata. Connelly è particolarmente attento a far emergere l’evoluzione psicologica del suo protagonista, al di là degli stereotipi narrativi del genere “hard boiled”. Molti dei libri di Connelly sono ambientati a Los Angeles. Dal libro Debito di sangue è stato tratto l’omonimo film diretto da Clint Eastwood. Con molta ironia lo scrittore, in un romanzo successivo (Il buio oltre la notte) ha fatto commentare causticamente il film ai suoi stessi personaggi, in un piacevole intreccio tra realtà e finzione. Del 2011 è L’uomo di paglia, mentre la saga relativa a Harry Bosch è giunta al diciannovesimo capitolo con Il lato oscuro dell’addio del 2018. I suoi libri sono stati tradotti in 31 lingue diverse; in Italia sono stati pubblicati inizialmente da Hobby & Work, e ora sono editi da Piemme. L’autore è stato insignito nel 2010 del prestigioso Raymond Chandler Award, il premio letterario istituito da Irene Bignardi nel 1996 in collaborazione con il Raymond Chandler Estate dedicato alla scrittura noir. Tra i suoi libri più recenti: Il dio della colpa (2015), La strategia di Bosch (2016), Il passaggio (2017), Il lato oscuro dell’addio (2018), L’ultimo giro della notte (2018), Doppia Verità (Piemme 2019), La notte più lunga (Piemme 2019), La fiamma nel buio (Piemme 2020), La morte è il mio mestiere (Piemme 2020), La legge dell’innocenza (Piemme 2021) e Le ore più buie (Piemme 2022).

4 Comments

    1. No, non l’ho letto. Ho letto diversi libri di Connelly, all’inizio molto assiduamente, poi meno. Sicuramente qualche titolo è “saltato” 🙂

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      1. Strano, perché Connelly non è peggiorato nel corso del tempo. Anzi, secondo me l’unico libro veramente brutto che lui abbia scritto è il secondo, quello intitolato Ghiaccio nero. Colgo l’occasione per dirti che mi sono appena iscritto al tuo blog. Grazie per la risposta! 🙂

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