Marilù Oliva
L’Eneide di Didone
Solferino, 2022
Recensione di Patrizia Debicke
Con il consueto estro e il piglio che la contraddistinguono, Marilù Oliva “affronta” la celebre regina fenicia Didone, a suo dire maltrattata nel mito virgiliano dell’Eneide. La rivisitazione è affidata a tre personaggi femminili, tre voci narranti: sono Giunone e Venere, dee dell’Olimpo, e Didone stessa in veste di protagonista.
Le due divinità sono in netto contrasto tra loro: Venere intende proteggere quel figlio concepito con il bel pastore Anchise; Giunone invece detesta Enea in quanto troiano perché, secondo la profezia, la sua amata Cartagine verrà distrutta dai suoi discendenti, e quindi vorrebbe impedirgli di raggiungere l’Italia e compiere il destino.
Quanto a Didone, Marilù Oliva la elegge quale “causa e argomento di contestazione” e con il suo romanzo intende offrire una diversa prospettiva a una mitica regina, bella e fiera per animo e coraggio. Una grande interprete che, pur ridotta all’esilio, svantaggiata, vedova, inseguita dal fratello che le aveva ucciso il marito, ha saputo reagire, rapida come una tigre e, dopo aver superato pericoli mortali, è riuscita fuggire con la sorella Anna portando in salvo il suo popolo, i Fenici. Poi, con scaltrezza e abilità, ha ridato loro un luogo in cui vivere mentre lei ricostruiva il regno, lo dotava di leggi e fondava la fiorente capitale, Cartagine, cinta di alte mura di protezione. Tutto ciò mentre sosteneva impavida le richieste dei nomadi e quelle del loro re, deciso a prenderla in moglie.
Ma ora, sola e stanca delle fatiche quotidiane del governo, guarda al futuro con preoccupazione.
Un giorno Nettuno, irato per l’intrusione di Giunone intenta a perseguitare con venti tempestosi la flotta troiana superstite, interviene a bloccarla e sospinge le navi degli stranieri verso la costa d’Africa, in Libia.
Qui Didone li accoglierà incuriosita, interessata e infine ammaliata, per volere degli dei, dal carisma e dai racconti del bel principe che li guida, il troiano Enea, l’eroe miracolosamente scappato con il figlio e il padre da Troia già in fiamme…
Giunone, nella speranza che la regina fenicia possa trattenere Enea a Cartagine come suo sposo, arriverà persino ad allearsi con la rivale Venere: Enea e Didone, come inerti burattini manovrati da interessate mani divine, dovranno per forza amarsi.
Comincerà così, con l’avallo ma anche la pervicace volubilità degli dei, la storia d’amore, abbandono e disperazione immortalata nell’Eneide di Virgilio. Una storia famosa nei secoli che narra del crudele disinteresse, della finzione, dell’inganno e del colpevole abbandono che avrebbe provocato il suicidio per amore di Didone, l’orgogliosa e potente regina di Cartagine.
Ma cosa ci tramanda di quella storia lei, la protagonista? Siamo proprio sicuri che Didone si sarebbe veramente uccisa per amore?
Potrebbe esserci una diversa spiegazione all’improvvisa e furtiva partenza notturna di Enea da Cartagine, mentre la pira funebre di Didone ardeva consumando il corpo della regina fenicia che si era immolata per amore?
Le uniche che possono sapere cosa sia veramente accaduto sono le due dee, Giunone e Venere, testimoni e complici: l’una è provetta e sagace ispiratrice di Didone, l’altra benevola ma agguerrita paladina di Enea.
Con estrema bravura, Marilù Oliva ci fa percepire i pensieri, i sentimenti e gli intenti di una tragica eroina del passato. Ci fa rivivere il dramma e, arricchendolo con coinvolgenti e imprevedibili colpi di scena, conferma una volta di più la grande e affascinante portata del mito. E della grandezza delle donne, troppo spesso trascurate dalla storia o piazzate in secondo piano.
E chi meglio di Ottaviano Augusto, che commissionò l’Eneide e fu il marito di Livia Drusilla Claudia, vera grande mente della politica imperiale, poteva saperlo?
Una storia d’amore e tradimento tragicamente rivissuta dalla sua protagonista, donna astuta e coraggiosa che, delusa da Enea, da lei creduto il suo grande amore, per lui dovrà rinunciare al trono.
Dopo L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, con L’Eneide di Didone Marilù Oliva prosegue le rivisitazioni “al femminile” e regala a Didone, l’immortale regina fenicia, la possibilità di fornirci la sua versione dei fatti, raccontando una verità finora mai svelata.
Marilù Oliva è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha scritto due thriller e numerosi romanzi di successo a sfondo giallo e noir. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi, e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero. Il suo libro più recente è L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (Solferino 2020).
Nota storica: Virgilio, lanciato sulle orme gloriose di Omero, aveva previsto per la sua opera, commissionatagli dall’imperatore Augusto e destinata ad esaltare l’ascendenza divina delle gens Julia, ben dodici canti, sei dei quali, che narrano il lungo e periglioso viaggio, sicuramente ispirati dall’Odissea mentre gli altri sei, densi di trame conflitti e battaglie, più sulla falsariga dell’Iliade. Una specie di “ibrido” dunque tra Iliade e Odissea che riprende con eleganza gli elementi linguistici e stilistici dei poemi omerici. A detta dei posteri, Virgilio avrebbe inteso scrivere ancora e ritoccare alcuni passi della sua opera ma il destino, o il capriccio degli dei, non gli lasciò abbastanza vita e fiato per farlo. Morì infatti lasciandola incompiuta con solo l’ordine all’amico Vario Rufo di ridurla in cenere. Ordine da lui puntualmente disatteso anche per volere di Ottaviano Augusto.
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Recensione a #Eneide di #Didone
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