Letture al gabinetto – Marzo 2022

Rubrica a cura di Fabio Lotti

Il talento del cappellano di Cristina Cassar Scalia, Einaudi Stile Libero Big 2021.
Pronto, polizia? Dovete venire subito… Al Grand Hotel della Montagna
Chi telefona è il custode Nunzio Scimeni che ha trovato nel salone del caminetto una donna morta. Ma all’arrivo dei poliziotti (siamo praticamente sull’Etna tra il 26 e il 27 dicembre 2016) il corpo non c’è più. È sparito. Non sarà mica il frutto della mente immaginifica di Nunzio? Una bella gatta da pelare per il vicequestore Vanina Guarrasi, già un po’ incasinata con i problemi personali. Ancor più difficile da pelare quando il citato corpo morto verrà ritrovato da tutt’altra parte, ovvero al cimitero di Santo Stefano insieme a quello di un prete sul loculo centrale della cappella, uniti da un nastro rosso annodato come fiocco all’altezza della vita. Inoltre sopra le teste rametti di vischio accanto a due stelle di natale e intorno una doppia corona di lumini. Trattasi di Azzurra Leonardi (questo, nel frattempo, è già stato appurato), di anni quarantuno, medico chirurgo specialista in pediatria al Policlinico di Catania, separata dal marito Marco Di Girolamo, e di monsignor Antonino Murgo, parroco della chiesa di Sant’Oliva ad Acireale e proprietario della cappella. Ma perché tutta quella messinscena? Che cosa lega i due omicidi? Hanno qualcosa in comune?…
Vanina Guarrasi non si perde d’animo coadiuvata dalla sua squadra e dalla collaborazione dell’ottantatreenne commissario in pensione Biagio Patanè, anche se preso dai suoi vetusti dolori, dalle sigarette e dalla cioccolata. Intanto si appura che i due sono stati strangolati probabilmente con le mani e che l’assassino conosce bene il posto, avendo messo fuori uso la telecamera di sicurezza che riprende quella parte di cimitero.
Allora via agli interrogatori con tutti coloro che in qualche modo risultano imparentati o conoscenti per scavare nel passato delle vittime, insieme allo sfruttamento dei moderni mezzi di comunicazione come i tabulati telefonici e facebook.
Durante tutto il racconto ci troveremo di fronte a un variegato numero di personaggi ben delineati con le loro caratteristiche (qualcuno anche in forma di macchietta) attraverso l’uso dosato del dialetto tra battute, lazzi, sorrisi, prese in giro, insieme a momenti di disagio personale, dolorosi ricordi, brivido, pathos e commozione. Assisteremo a colazioni e pranzetti niente male come al Bar Santo Stefano di Alfio tra cornetti, raviole, treccine, brioche con la granita nei mesi estivi, e poi citati latte fresco calabrese, mozzarelle, caciocavallo, salame Sant’Angelo, mortadella speciale, parmigiana, pane caldo di Sangiovanni e chi più ne ha più ne metta. Il tutto incorniciato nelle meraviglie e nei lati oscuri di una Catania che mozza il fiato con i suoi colori e profumi. Perché verrà fuori anche la mano della criminalità organizzata (occhio alle famiglie Zinna e Vizzino) a creare problemi nella indagine insieme alle pressioni della Curia. E allora ci vuole l’aiuto concreto di Patanè dovunque si trovi, perfino in ospedale per i suoi ostinati dolori.
Vanina si staglia al centro della scena, caparbia e decisa, soprattutto in rapporto difficile con il magistrato Paolo Malfitano con il quale non vuole riprendere il rapporto amoroso, nonostante le sue insistenze, dopo la morte violenta del padre per mano mafiosa.
Cristina Cassar Scalia ha delineato un quadro sincero e convincente senza strafare di una situazione complessa. Il quadro della vita, in qualunque luogo o tempo si appenda. E spesso ci sembra di essere lì con i suoi personaggi a sentirli parlare, discutere, scherzare, prendere in giro in italiano o in dialetto, a fumare, mangiare e bere di gusto, indagare, lottare e combattere per far vincere la giustizia.

Stranieri di Bill Pronzini, Il Giallo Mondadori 2022
Dall’agenzia investigativa di San Francisco a Mineral Spring, cittadina del Nevada sperduta nel deserto: due piccoli casinò, un bordello munito di licenza e un gruppetto di motel. Qui è venuto l’investigatore Bill per risolvere il problema di Cheryl, una sua ex ragazza che gli ha chiesto aiuto perché il figlio diciannovenne Cody è in galera con l’accusa di avere stuprato tre donne. Lei è convintissima della sua innocenza ma occorre provarla…
Non sarà facile per Bill, che racconta in prima persona e sta per ritirarsi dalla professione, soprattutto trovandosi a lavorare in una comunità chiusa, retriva e ostile verso gli stranieri. Come, da primo impatto, il cognato di Cheryl Matt Hatcher e perfino lo sceriffo Joe Felix. Insieme a continue minacce e atti vandalici nei confronti di Cheryl e della sua abitazione. Lo stesso avvocato difensore Sam Parfrey non sembra, almeno all’inizio, troppo convinto di trovare un’efficace difesa. Tra l’altro il coltello con cui è stata ferita la terza vittima è stato trovato, insieme al passamontagna, nella jeep del ragazzo…
Ma Bill non demorde e incomincia a raccogliere informazioni da tutti quelli che in qualche modo lo conoscono o lo hanno frequentato. Sempre in giro con la propria macchina o la jeep in un ambiente duro e difficile, rischiando pure la vita quando sarà oggetto di alcuni colpi di arma da fuoco. Praticamente straniero in terra straniera pronto a salvare uno già condannato dalla società. Qualcosa, però, si muove, c’è chi ce l’ha con Cody perché gli aveva portato via la fidanzata, e poi vengono fuori certi particolari sullo stupratore da parte di una delle vittime che potrebbero essere interessanti. Comunque il ritratto che emerge sul figlio di Cheryl non pare confortante, anche perché sembra essere coinvolto in alcuni furti, altrimenti non si spiega come possa avere comprato una carabina e un nuovo verricello elettrico per la sua jeep, non lavorando più da molti mesi. Occorre un colloquio con lui. E arriva pure il morto ammazzato…
Un’indagine dura, difficile per Bill incorniciata in un paesaggio arido e aspro tra fanatici di Gesù che condannano a prima vista, inframezzata dai suoi malinconici ricordi e quelli di Cheryl che ha perso il marito e non ha avuto un matrimonio felice. A volte si ritrova stanco, stressato e rattristato per come si mettono le cose. E arriva improvviso il cambiamento, il disvelamento delle apparenze soprattutto rispetto ad alcuni personaggi, la cruda realtà che strappa il velo a ciò che nascondeva, in positivo o in negativo. Quando il suo lavoro sembra concluso, quando il suo compito sembra finito, ecco l’imprevisto. Allora addio, addio a tutto e a tutti. Non c’è più bisogno di restare. La vita continua…
Per La storia del premio Tedeschi di Vincenzo Vizzini i vincitori degli anni 2016/2018, ovvero La voce delle ombre di Paolo Lanzotti, Il Club Montecristo di Fabiano Massimi e La meccanica del delitto di Alberto Odone.

Copritele il volto di P.D. James, Il Giallo Mondadori 2022.
“Sally era molto magra. I capelli spessi, di un rosso dorato, ammassati sotto la cuffia, sembravano un peso eccessivo per un collo così esile. Le braccia erano lunghe e un po’ infantili, con i gomiti che sporgevano, premendo sulla pelle arrossata. La sua bocca, larga, adesso era immobile, e i suoi occhi verdi fissi contegnosamente sulle sue mansioni”. Si tratta della ragazza madre Sally Jupp, assunta come cameriera dalla famiglia Maxie a Martingale in una dimora aristocratica di campagna. Famiglia composta da Eleanor dedita alle cure del marito Simon gravemente invalido, dal figlio Stephen chirurgo e dalla sorella Deborah che ha come spasimante il reduce di guerra Felix Hearne. Da ricordare anche la signorina Liddell che gestisce un ricovero per ragazze madri ed ha consigliato Sally come cameriera. Intorno alla quale si crea un clima di scontri, vedi anche quelli con la governante Martha Bultitaft, e di foschi presagi. Fino a quando, in occasione di una Open House dai Maxie, proprio Sally dichiara che Stephen l’ha chiesta in sposa. Un duro colpo per quell’ambiente aristocratico che non può vedere di buon occhio il legame con una cameriera. E la sera stessa viene trovata uccisa nella classica camera chiusa dall’interno, più precisamente nel suo letto. “C’erano due lividi, sui lati del collo, dove le mani dell’assassino le avevano tolto la vita”.
Caso ad hoc per l’ispettore “alto, bruno e bello”, secondo l’impressione di un personaggio, Adam Dalgliesh di Scotland Yard chiamato a far luce sul delitto con l’aiuto del sovrintendente locale Manning e del sergente Martin. Dunque ispezione accurata della camera e colloquio con tutta la famiglia, avendo la sensazione che l’assassino “abbia dormito sotto questo tetto, la notte scorsa”. Importanti gli orari e i movimenti dei vari protagonisti durante il giorno fatidico, fra cui spicca l’amica di famiglia Catherine Bowers anch’essa attratta dal dottor Stephen. E importante pure il fatto che Sally sembra essere stata drogata.
Allora chi può essere l’assassino? Qualcuno della famiglia che non la sopportava e non voleva che sposasse Stephen? Un innamorato respinto? Qualche ragazza come Catherine invaghita del bel dottore? Oppure, addirittura, il padre stesso del bambino che si è rifatto vivo? O chi altri?…
La James indugia spesso, dilungandosi oltremodo nella mente dei personaggi, per operare una vera immersione nel profondo e tirarne fuori i pensieri, i dubbi, i rimuginamenti, le emozioni che si intrecciano fra loro. Una storia esterna ed una interna a creare incertezza con l’arrivo di nuovi attori, nuove situazioni (un altro tentativo di delitto), nuovi sospetti tanto da mettere in dubbio anche la personalità dell’uccisa che sembra ricattasse qualcuno.
Comunque c’è il nostro Dalgliesh che con garbo e fermezza, defilandosi spesso dal centro della scena occupata da altri, a cercare di dipanare l’intricata matassa. Mica facile.
Per I racconti del giallo abbiamo Vacanze sarde di Chiara Miscali.
Vacanza in Sardegna come “dentro una storia, un racconto, un romanzo”. Il Sardo, il Pazzo, un uomo ammazzato “distratto”, il figlio, la moglie, l’amante.
Piacevolissimo.

“Aprite questo libro e vi troverete nel bel mezzo di un taccuino di viaggio letterario che vi porterà dalle montagne ai condomini segnati dalla povertà, ai barrios e ai sobborghi borghesi, alle grandi residenze dei ricchi e alle coste dell’Oceano Pacifico dove finisce il continente. La gamma di talenti di questa raccolta è elettrizzante e variegata come la città stessa.” scrive Denise Hamilton nella introduzione a Los Angeles noir, Alet 2008. In pratica diciassette racconti incentrati sulla città che fu quella di Raymond Chandler e James Cain. Vale la pena dargli uno sguardo.
Come al solito butto giù alcuni spunti e impressioni senza guardare tanto al sottile. Chi la fa l’aspetti. Un piano che si ritorce contro. Secco, preciso, puntuale nello stile di Connelly. Sfruttamento, vendetta, destino, maledetto destino come nei vinti di Verga, storia di gangster, di fratelli delinquenti, solite belle di turno, solite sparatorie (mah…), ancora chi la fa l’aspetti, e sesso, sfruttamento, tradimento, avvelenamento (tanto per finire in …ento), strani furti di gioielli e la mafia delle pulizie, poi Danny che si spara addosso e viene sparato, unica luce la figlia, e c’è chi corre dalla mattina alla sera e chi, invece, se ne sta fermo a giocare a poker, vita di tutti i giorni, grigia, monotona, senza senso, la memoria in gioco, ricordi del proprio vissuto, ricordi della città cambiata, e ci sono anche gli scacchi nel racconto di Lienna Silver “Pesce”, dove i pensionati trascorrono il loro tempo (anche) spostando pezzi e pedoni, uno dei personaggi Grigorij Petrov si sente male (e dopo muore) proprio nel momento in cui sta per muovere la Regina (non si capisce di che colore sia), vita, morte, amore, sesso e ancora chi la fa l’aspetti (deve andare di moda) con il solito marito che cerca di fuggire dalla moglie con una ragazza più giovane e si becca la solita fregatura, ancora sesso e un morto ammazzato da far sparire, la verità che viene a galla proprio all’ultimo rigo (“Questione di famiglia”), uccisioni, uccisioni e uccisioni, il rimpianto di una vita sprecata, la Los Angeles vecchia e nuova e i soliti schizzi di fango e di merda che ti piovono addosso.
Un bel libro ma ora i racconti incominciano ad essere tanti ed è sempre più difficile creare qualcosa di nuovo e di diverso.

I Maigret di Marco Bettalli

Maigret è prudente del 1968
Tra la famiglia il cui capostipite è un grande chirurgo di origini popolari, dedito a farsi tutte le donne che gli passavano tra le mani, e quella di un integerrimo, aristocratico e altezzosissimo magistrato di cassazione, per chi “tifa” Simenon? La risposta è elementare: il nostro ritiene che gran parte della “bella gente” sia tarata, e solo una nascita plebea può salvarne alcuni che si sono fatti strada grazie alle loro doti. Tutto questo per introdurre il tema di Maigret è prudente (nell’originale hésite, che contiene una maggiore dose di incertezza; forse migliore di tutti il titolo di un adattamento televisivo: Maigret chez les riches), un bel viaggio infernale all’interno dell’altolocata famiglia Parendon, iniziata ai primi di marzo in seguito a una misteriosa lettera anonima. Il “matto” di famiglia sembra l’uomo, grande avvocato infelice e complessato per la bassa statura, frutto della relazione del chirurgo con un’infermiera sedicenne; invece è la moglie, energica donna di gran mondo, figlia del magistrato, ad avere i germi dell’instabilità psichica, tanto da uccidere, sgozzandola, la dolce segretaria che cercava di dare un po’ di serenità al marito. Come spessissimo accade, non un gran giallo, ma un eccellente tratteggio delle atmosfere e dei caratteri.

Spunti di lettura della nostra Patrizia Debicke (la Debicche)

Lo strano caso del circo Baruffa di Alessandra Carnevali, Newton Compton 2021.
Novella natalizia giallo/noir, un racconto di meno quaranta pagine per un’indagine del commissario Adalgisa Calligaris (l’ultima era Il caso del violino) e la sua squadra.
Lo strano caso del circo Baruffa sarebbe dunque il settimo caso da risolvere per la nostra Commissario. Ma due righe di presentazione ci vogliono lo stesso, no?
Dunque: Adalgisa Calligaris, efficace, sottile e stimata commissario di Rivarosso, una piccola città umbra che, per chi la conosce, rimanda a Orvieto, patria dell’autrice. La Calligaris, a detta della sua “mamma creatrice”, si veste come le pare. Comoda, pratica e non “griffata”. E allora? Sbotterebbero a Orvieto scuotendo le spalle. Intanto Adalgisa, dimenticati i complessi adolescenziali, s’è messa a studiare di “buzzo buono”, ha superato tutti gli ostacoli con profitto, è entrata in polizia e poi, non paga, ha fatto carriera. E, ve lo dico in un orecchio, magari anche servendosi di scorciatoie o addirittura mezzi investigativi originali. Senza contare che, diversamente dalle star poliziotto televisive, bellone, “poppute” e sapute, Adalgisa invece è “normale. Bruttina? No, un po’ “cicciottella” forse, ma comunque una normale donna di mezz’età come tante che incontriamo per strada ogni giorno. La rilassante affermazione della normalità di questi tempi in cui pare contino solo i social e l’immagine degli influencer. E tuttavia considera una grande, anzi forse la sua migliore amica, la famosa e acclamatissima fashion blogger locale, la bella, affascinante e voluttuosa (ma intelligente) Paris Picchi.
Adalgisa poi è felicemente sposata con il goffo, amabilissimo ma dagli “inutili occhi azzurri” Gualtiero Fontanella, magistrato, primo procuratore, che, sotto sotto coltiva il sogno di andarsene in pensione e fare quello che gli piace… Ma ora torniamo invece alla trama.
Mancano pochi giorni a Natale, le scuole stanno per chiudere e il commissario Adalgisa Calligaris, che detesta tutte le esibizioni sonore e colorate che accompagnano questa lieta festività familiare, è di pessimo umore: niente infatti riesce a renderla malmostosa più del Natale. A pensarci bene forse qualcosa c’è: i bambini, che trova irritanti e capricciosi, e per sua fortuna ha sposato l’anima gemella quando non era più in tempo per procreare. Nell’intento di cancellare quel giorno, ha addirittura proibito al marito ogni manifestazione di qualsivoglia gaudio e tripudio festaiolo: niente albero, palline, dolci, capponi eccetera eccetera.
Ciò nondimeno, la sua grande etica professionale non le consentirà di tirarsi indietro quando Allegra, normalissima e serena bambina di dieci anni, scompare da Rivorosso Umbro in circostanze misteriose nel tragitto che faceva ogni giorno per tornare da scuola a casa. Con lei è scomparsa anche la bicicletta rossa. Insegnanti, compagni e amici subito contattati dai genitori, i signori Ricci, dichiarano concordi di non averla vista e di non avere sue notizie. Allegra è l’unica figlia di una normalissima famiglia di operosi artigiani, non ci sono ricchezze in famiglia, ragion per cui non è ipotizzabile una richiesta di riscatto. Qualche possibile lite, o motivi di ripicca subito esclusi perché padre e madre sono persone per bene, timorate di Dio, non certo attaccabili da assurdi e ignobili pettegolezzi. Potrebbe trattarsi di una vendetta?
Il commissario Calligaris, con un brutto presentimento che le attanaglia la gola, scatena le ricerche. Un dato certo e che indirizzerà l’indagine su una pista particolare: la sera prima la bambina aveva assistito, con il nonno, allo spettacolo di un piccolo circo di passaggio, il circo Baruffa, che si era esibito proprio nella piazza grande davanti alla stazione di Rivarosso. Si sa che il Circo per un bambino può trasformarsi in un colorato strabiliante miraggio, nell’illusione di diventare un trapezista, un giocoliere e girare il mondo. Possibile che Allegra… La bicicletta della piccola verrà ritrovata nascosta nei giardinetti davanti alla stazione dove era stato montato il grande tendone… Ma il circo, dopo l’ultimo spettacolo, ha lasciato la cittadina per raggiungere la prossima destinazione, Città della Pieve. Mentre la paura sale e marca il trascorrere delle ore, in una interminabile notte di neve, gelo e sgomento, la sparizione di Allegra mette fatalmente in affanno tutta la cittadina. Ma spetterà al Commissario e alla sua squadra portare avanti le indagini e scoprire il bandolo dell’accaduto. Un’implacabile lotta contro il tempo per una storia che farebbe presagire drammatici risvolti. Un duro compito che va affrontato per forza. Una piccola grande storia densa di mistero, suspense, ansia, dolorosa sorpresa e un’inattesa verità finale.
Lettura natalizia poco convenzionale, ma adatta agli amanti del giallo.

Con I segreti non riposano in pace, Gilgamesh 2021, Luigi Guicciardi mantiene lo scenario modenese, già teatro dei romanzi seriali interpretati del commissario Cataldo, ma ci presenta un nuovo personaggio. Stavolta infatti, portato in scena a sbrogliare una brutta serie di omicidi in una Modena ancora più tenebrosa e violenta, sarà il commissario Giovanni Laudani affiancato dall’ispettore di Polizia Luca de Robertis.
Laudani, poco più che quarantenne, è più giovane di Cataldo, forse meno esperto ma più scattante, insomma meno logica e più azione. Tuttavia ha due qualità che l’accomunano a Cataldo: la curiosità e la pazienza’ coadiuvate da intelligenza e onestà, e si intuirà presto che anche lui è un uomo solo. Ha alle spalle un legame famigliare ormai concluso, e vive un difficile rapporto con una donna.
Ma torniamo al libro e alla sua trama. Siamo dunque a Modena quando, di prima mattina, in una bollente giornata di inizio luglio, nell’appartamento all’ultimo piano di un edificio in via Cimone al n. 30 viene ritrovato senza vita il corpo di un uomo. Apparentemente morto per un infarto e il primo referto del medico legale, chiamato dai vicini, lo qualifica morte naturale.
Ma l’uomo, tale Giovanni Mazzamurro, proprio qualche giorno prima aveva scritto all’amico poliziotto De Robertis, suo vecchio compagno di scuola, una strana lettera in cui spiegava di sperare in una sua visita perché voleva il suo parere professionale (di poliziotto dunque) su una faccenda… Insomma, una lettera che puzzava di richiesta di aiuto.
L’ispettore Luca De Robertis è persona seria e crede nel valore dell’amicizia, ma quella lettera proveniente da qualcuno, mai più visto o sentito per anni, non gli aveva certo messo le ali ai piedi. Primo perché l’aveva ricevuta ben cinque giorni dopo la spedizione e secondo perché non ignorava certe pendenze con la legge di Mazzamurro. Solo quando si era deciso ad andare a trovarlo, aveva appreso della sua misteriosa morte improvvisa.
Turbato e in preda a un vago senso di colpa, De Robertis si consulta con il suo capo, il commissario Laudani, che stima molto professionalmente e con il quale ha un rapporto di massima fiducia.
E Laudani l’ascolta e lo prende sul serio, c’è qualcosa… Insomma, percepisce anche lui sentore di bruciato.
Comincia così un’indagine particolare, segnata all’inizio dalla mancanza di indizi e da una generale percezione di omertà. Un’inchiesta difficile da svolgere in sordina, con una non semplice convivenza lavorativa con le idee del nuovo questore che si scontrano con le numerose e poco chiare frequentazioni di Mazzamurro. Scavando nella sua vita, il commissario Laudani e il suo vice si troveranno a dover affrontare una serie di situazioni intricate, navigando a vista tra boss della droga, faccendieri d’assalto, giocatori d’azzardo indebitati, preti coinvolti seriamente nel volontariato, enigmatici docenti universitari, società finanziarie corrotte e boss della droga, terroristi islamici ed escort di lusso. Insomma destreggiarsi in tutta una valanga di false piste che sviano e complicano le indagini.
Modena nasconde, dietro l’immagine di città solida e tranquilla, il suo lato più oscuro in cui prospera la criminalità, legata ai locali dove si smercia la droga e si gestisce la prostituzione, con dure bande malavitose sempre in lotta tra loro. In più, nonostante una buona integrazione di tanti emigrati, si temono sempre infiltrazioni di esponenti del terrorismo islamico, l’Isis.
Ma l’esperienza e l’intuito porteranno Laudani e De Robertis a scavare con coraggio nel torbido di una Modena sconosciuta ma attuale, dove cominceranno a spuntare come funghi altri cadaveri per arrivare finalmente alla soluzione e portare alla luce una verità scomoda e inattesa.
Un romanzo corale, denso di misteri e di colpi di scena e l’extra di una drammatica storia d’amore. Una storia, diversa dal mystery giallo classico più conforme al personaggio Cataldo, che pretendeva giustamente altri e diversi interpreti. Una trama coinvolgente che parte con un attacco investigativo tradizionale ma, in un successivo sviluppo, incrementando il ritmo, la violenza e i colpi di scena, si trasforma in un intrigante thriller/ crime story.
Mi piace chiudere con le parole esplicative e conclusive pronunciate dall’autore in un’intervista:
«Modena, comunque, resta il teatro principe delle indagini di Laudani, come lo era per quelle di Cataldo. C’è il centro storico, con un albergo di via Paolo Ferrari…. c’è viale Caduti in Guerra… c’è viale Ciro Menotti, ma c’è anche strada Morane con le sue belle ville, e la questura in via Divisione Acqui, dove Laudani, come Cataldo, ha il suo ufficio. È insomma la Modena vera, contemporanea, a cui un lettore non modenese può accostarsi con curiosità, mentre un lettore modenese potrà confrontarla con la propria percezione personale dei luoghi».

Un saluto da Fabio, Jonathan e Jessica Lotti

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