Come ti costruisco un romanzo poliziesco (4)

Rubrica di Fabio Lotti

Così, come mi frulla per la testa. Spunti di lettura, scrittori, sensazioni, emozioni, satirette per sorridere insieme…
Questa volta ho riunito tre pezzi già scritti corredandoli di opportuni ampliamenti.

Ormai sono tutti uguali. Quasi tutti uguali. I romanzi polizieschi, via. Si tratti di mystery, thriller, noir poco importa. Partiamo dal personaggio principale. Uomo o donna che sia. Prima domanda e prima decisione. Che cosa gli facciamo fare? Le risposte sono sempre le stesse: poliziotto/a, avvocato/essa, detective, giornalista, tassista oppure qualche amico/a del commissario di turno. Ma va bene anche un tipo qualsiasi che covi in sé l’arte struggente di scovare assassini.
Scelto il lavoro ora creiamo il personaggio. Partiamo dall’uomo. Qui ci si può sbizzarrire come ci pare. Sia dal punto di vista fisico che del comportamento, del suo “essere” in definitiva. Meglio solo che male o bene accompagnato, qualche tic, qualche fissazione, qualche tormento che lo caratterizzi. Naturalmente in stretto rapporto con la disgrazia per renderlo più vicino a noi che siamo pieni di disgrazie. Non so, tanto per dirne una, che abbia perso la moglie in un incidente stradale o che gli abbiano assassinato i genitori o abbia, come minimo, una sorella impasticcata. E la salute? Dove la mettiamo la salute? Di casi ne abbiamo già millanta. C’è chi soffre d’insonnia, chi di colite, chi ha l’ulcera, chi ha mal di cuore (angina pectoris), chi è cieco, chi in carrozzella, chi senza palle (alla lettera), chi ha devastanti sensi di colpa (di solito reduci militari) e aggiungetevi pure altre malattie a vostro piacimento senza tema di sbagliare. Lo stesso vale per la donna poliziotta, detective o anche semplice cittadina attratta inesorabilmente dai casini del crimine. Che sia impantanata, magari, in un matrimonio in crisi o già andato a male, così la facciamo del tutto simile ai millanta esseri femminili in giro per il mondo. Per quanto riguarda gli orientamenti sessuali niente problema. Anzi, se lesbica va pure di moda. Così come va di moda il cosiddetto detective storico. Basta che prendiate un nome famoso, che so, Aristotele, Dante, Machiavelli, Giordano Bruno, Leonardo da Vinci, Socrate, Aurelio Stazio, insomma qualche pezzo grosso dei tempi trascorsi che stimoli la vostra fantasia e lo infiliate tra morti ammazzati nel contesto in cui vive. Successo assicurato.
Per costruire un buon romanzo poliziesco occorre, dunque, un passato che ritorni funesto a tormentare il protagonista anche nei momenti più felici, o meno miserevoli della sua esistenza. Magari consolato da un altro personaggio allietato da altrettante disgrazie che in due si patisce meglio. E, a proposito degli altri personaggi, devono essere completamente diversi fra loro, con qualcuno, portatore sano di dialetto stretto (siculo, sardo, toscano…), a dare sorridente vivacità al linguaggio e diventare la macchietta simpatica del racconto. Immancabili, poi, le alte sfere a rompere i coglioni al povero detective di turno. E fai qui e fai là e fai presto, non c’è tempo da perdere altrimenti… Se mancassero le alte sfere a rompere i coglioni la vita del nostro detective sarebbe troppo banale, troppo facile via. Essenziale anche il classico bischero che viene infilato in gattabuia senza che c’entri un’acca con il terribile misfatto. Così sembra tutto compiuto, tutto risolto. A meno che il classico bischero in gattabuia non sia il vero assassino. Ma il lettore medio conosce anche questa eventualità per cui, quando si trova di fronte il classico bischero in gattabuia, sorride sornione fra sé e sé come a dire non ci casco mica, furbetto di un autore!
La trama, naturalmente, deve essere complessa e incasinata al punto giusto e con un finale così imprevedibile da far esclamare al solito lettore allibito “Ma che bella trovata!”, oppure talmente incasinata e incredibile da fargli comunque esclamare “Ma che bella stronzata!”. In ogni caso bisogna farlo esclamare, pena la non riuscita del parto sanguinoso. Sanguinoso perché sangue ci dev’essere spruzzato per ogni dove. Altrimenti che noia che barba che noia alla Mondaini.
Tuttavia non bastano la trama e i personaggi per ottenere un buon risultato. Oggi bisogna infilarci anche la cucina. Se non ci si infila la cucina, la buona cucina siamo perduti. Il libello non venderà una copia. Dunque armatevi di pazienza e tirate fuori qualche ricetta deliziosa, magari tipica del luogo dove si svolgono gli avvenimenti. Ricetta condita, naturalmente, da qualche ottimo ed efficace strizzabudella. Fate ingozzare soprattutto il personaggio principale, fategli strabuzzare gli occhi che il lettore si diverte a vederlo su di giri. E bisogna infilarci anche il classico salto sul letto, soprattutto alla maniera del che ci do che ci do che ci do senza il quale il racconto perderebbe quel brividino sensuale che attizza la fantasia. Se poi i salti sul letto sono più di uno ancora meglio.
Per quanto riguarda il luogo dove ambientare la storia maledetta, basta scegliere quello in cui vivete. Ormai non c’è più posto libero in cui non siano avvenuti efferati crimini cartacei da sbrogliare. Tutta la penisola italiana è stata occupata. Anche il sottoscritto per i suoi tre libercoli ha fatto così. Visto che vive vicino a Siena la scelta del luogo misfattifero (mio conio) è stata proprio questa città adatta, tra l’altro, ad essere esaltata per le sue bellezze artistiche. E qui ne approfitta spudoratamente per citarli che la faccia tosta non gli manca: Partita a scacchi con il morto, Chi ha ucciso il campione del mondo? Scacchi e crimine e La diabolica setta di Caissa. Scacchi e sesso in collaborazione con il Maestro di scacchi Mario Leoncini.
Poi potete partire da una stanza ermeticamente chiusa da tutte le parti dove infilare un morto ammazzato e dare vita al classico delitto della camera chiusa. Però nella stanza o camera chiusa che dir si voglia, non ci deve passare nemmeno uno spiffero d’aria perché se ci passa uno spiffero d’aria siete spacciati. Il lettore saprà già come andrà a finire. Chiunque sia addetto a risolvere il mistero lo risolverà in quattro e quattr’otto. L’assassino, per lui/lei, è passato senza ombra di dubbio nella stanza o camera chiusa attraverso quello spiffero d’aria portando a termine il suo terribile misfatto. Troppo facile. Stanza o camera chiusa meglio se fa parte di una casa, di una casona bella grande, di una villa, insomma, chiusa anche questa dalla neve in modo che non possa arrivare proprio nessuno da fuori e l’assassino si trovi tra le mura domestiche. Il tutto a creare un clima claustrofobico che assilli il lettore facendogli allargare la bocca per tirare su un po’ d’aria e respirare meglio. E se il lettore allarga la bocca, tira su un po’ d’aria e respira meglio il gioco è fatto e il romanzo poliziesco, basato sulla stanza o camera e la casona chiusa, sarà un successone. In questo caso come assassino ci potete infilare tranquillamente il maggiordomo, così da completare un classico nel classico che il maggiordomo ci va a pennello nelle storie con le stanze o camere e le case chiuse (ma non in quel senso!). Tenetelo a mente.
Un altro elemento da sfruttare e che va tanto di moda è l’occulto, la magia, la stregoneria, la cartomanzia e altre parole che finiscano in “ia” tali da innescare sin dall’inizio un brividino per tutto il corpo del solito lettore che già potrebbe essere passato attraverso la lettura della citata stanza o camera e casona chiusa in modo da beccarsi, qui, il colpo di grazia. In senso positivo, s’intende, che il citato lettore del giallone classicone e del goticone gode come una bestia dentro questo tipo di storie. Quindi scaraventateci dentro streghe, maghi, occulto, fantasmi e tutte le diavolerie che vi vengono in mente incorniciati in un ambiente dove la pioggia che scroscia, il vento che ulula, il tuono che tuona e la cornacchia che gracchia formano il concerto necessario per accrescere tensione e mandare in brodo di giuggiole quello di prima. Da infilarci pure una serie di riti satanici con le orge sataniche, più l’inseguimento nella notte del pazzo assassino dalla faccia demoniaca brandente un coltello e la fuga disperata (mamma!) dell’inseguito e siamo a posto.
Se volete creare una storia in sintonia coi tempi infilateci anche internet, altro elemento essenziale del moderno romanzo poliziesco. Fate incontrare la vittima con l’assassino via internet in qualche modo che oggi è la maniera migliore, sempre nel suddetto moderno romanzo poliziesco, rispetto all’incontro per strada o al bar ormai un’anticaglia medievale da far venire gli sbadigli. Non deve mancare, a mio avviso, anche la ripresa di una scena registrata da una telecamera. Scena che viene vista e rivista dall’allocco di turno che non ci raccatta un fico secco, poi arriva l’intelligentone, la guarda, la riguarda al rallentatore fino a quando “Fermo!”, dice all’allocco di turno, “Ritorna un po’ indietro… piano, piano…” ed ecco il gioco è fatto perché, ritornando indietro (mai avanti!), si capisce subito quale sia l’assassino. E l’allocco di turno è ancora lì che ci rimugina sopra.
Altra idea da sfruttare quella del “doppio”. Ovvero create un personaggio, magari un po’ strambo, che se ne sta tranquillo in casa e lo fate assalire all’improvviso da un intruso da lui ucciso dopo una lotta tremenda da buttare all’aria tutta la stanza e che, guarda caso, risulta uguale spiccicato al vostro strambo personaggio. Il quale strambo personaggio prenderà il suo posto nella vita… Beh, se poi la storia dovesse risultare un tantinello simile a quella di un altro giallo famoso, pazienza. Ce ne sono tanti in giro esperti in copiature. Uno più, uno meno…
Dimenticavo le citazioni! In modo particolare quelle, ormai rituali, di Sherlock e Watson che se non ci sono al lettore viene un colpo e stramazza sulla poltrona. Poi infilateci altre citazioni di ogni genere, soprattutto di opere e scrittori famosi, che il solito lettore, stravaccato sulla poltrona, ma anche disteso sul divano, capisce che sono proprio per lui, per la sua raffinata cultura e si sente come librare nel cielo.
Per quanto riguarda lo stile sbizzarritevi come più vi aggrada. Usate la prima e la terza persona, il presente e il passato, magari intercalati, frasi brevi e singhiozzate che facciano saltellare il lettore insieme a quelle ampollosamente lunghe tali da renderlo sonnecchiante ed assicurarvi, al risveglio, il suo esaltante giudizio. Non fate, però mancare, mi raccomando, le frasette in corsivo senza le quali il parto funesto perderebbe di qualità. Mettetele senza problemi dove vi pare che fanno sempre la loro bella figura.
A tutto ciò possiamo aggiungere un titolo “particolare” che possa attirare l’attenzione dell’incuriosito lettore ed il gioco è fatto. Basta prenderne spunto da qualcuno che si trova in giro. Per esempio: Giallo Ciliegia, La circonferenza delle arance, Come la pioggia sul cellofan, Squadra speciale minestrina in brodo, Delitto metafisico, La confraternita dei mancini, Aglio, olio e assassino, Sguardo da mucca, Il teorema del pappagallo, Anche le pulci prendono la tosse.
Prendendo spunto, come dicevo, dai suddetti siamo in grado di tirar fuori anche noi qualche titolo che spiazzi, e nello stesso tempo attiri l’attenzione, lo ripeto, dell’incuriosito, esterrefatto lettore. Potremo così intitolare il nostro parto sanguinolento: Rosso Cocomero, Il volume delle pesche, Come la neve sulla carta igienica, Squadra speciale polpettine al tartufo, Assassinio metà fisico e metà no, La Confraternita degli strabici, Insalata russa, peperoncino e morto stecchito al cartoccio, Sguardo da cane bastonato, Il teorema della zanzara tigre e, per finire, Anche le zecche prendono la diarrea.
Dunque riepiloghiamo. Per buttar giù un buon romanzo poliziesco basta: 1) un detective, maschio, femmina, o come sia sia, incasinato da diversi punti di vista; 2) il passato che ritorna funesto); 3) il detective storico; 4) qualche personaggio “particolare” a suscitar sorriso; 5) superiori che martellino i coglioni al detective di turno; 6) il classico bischero in gattabuia; 7) la buona cucina e l’altrettanto classico salto sul letto; 8) un luogo da esaltare dove avvengono i misfatti; 9) una trama incasinata, incasinatissima con un finale incredibile, diciamo pure impossibile che tanto è lo stesso; 10) una stanza o camera chiusa da tutte le parti senza spifferi di sorta; 11) una casa grande o villa chiusa dalla neve dove ci sia la suddetta stanza o camera chiusa; 12) l’assassino magari il maggiordomo che si va sul sicuro; 13) l’occulto con riti satanici; 14) internet; 15) una scena registrata vista per prima dall’allocco di turno e poi dall’intelligentone; 16) un “doppio” da infilare dove vi pare; 17) le frasette in corsivo; 18) un titolo che spiazzi e il gioco è fatto.
In bocca al lupo!

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