Christopher Moore
Rischio infedeltà
Borderfiction, 2022
Traduzione di Giancarlo Narciso
Recensione di Patrizia Debicke
Vincent Calvino è proprio jellato. Radiato dall’albo degli avvocati americani, e per questo trapiantato in Thailandia, fa l’investigatore privato in quella fogna luccicante di Bangkok, in un ufficio al terzo piano sopra l’One Hand Clapping, un salone di “massaggiatrici”.
Proprio quando la lunga, complicata e incalzante indagine per conto di uno studio legale su una potente organizzazione criminale tailandese, impegnata nella contraffazione di prodotti farmaceutici, sembra finalmente ben avviata (il nostro ha addirittura in mano un video con le prove), Calvino dovrà correre in aiuto dalle coinquiline del pian terreno dove scoprirà che Jazz, giovane massaggiatrice dell’One Hand Clapping, si è suicidata.
Di solito gli investigatori privati di livello non hanno uffici sopra a una sala massaggi (traduci bordello) e il suicidio di Jazz non aiuta certo a migliorare la fama della zona. La polizia di quartiere comincia a far domande a tutti, soprattutto a quello scombiccherato investigatore straniero che pare proprio trovarsi nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Fino a quando, esaurite le formalità di rito, l’ambulanza con il cadavere potrà partire suonando la sirena e Calvino riuscirà a ritornare nel suo ufficio. Ma ormai ha fatto tardi e Ratana, la fedele segretaria, gli comunica che il suo cliente Andrew Danielson, l’avvocato che gli aveva promesso 10.000 dollari di premio per la sua indagine, sta chiamando invano al telefono da un’ora. Quando finalmente riesce a comunicare con il suo ufficio, Calvino scoprirà che Danielson è uscito per andare alla cena annuale degli ex alunni dell’Oxford Club. Dove purtroppo, prima di sedere a tavola, morirà d’infarto nel bagno del club. Brutta faccenda, intanto perché l’accordo di Vincent Calvino con Danielson non era ufficiale, niente di scritto, e ora lo studio legale, nella persona di John Lavell, rifiuta di pagare la parcella fissata, santi denari che avrebbero garantito a Calvino abbastanza per affittare i piani sotto il suo ufficio, invasi dal salone di massaggi (aveva addirittura già fatto un’offerta alla tenutaria, alla “mamasan”) e restituire decoro all’agenzia investigativa. Per non dire che a questo punto il nostro eroe sospetta, e a ragione, che sotto quella maledetta storia di Danielson gatta ci covi.
Sfumati i 10.000 dollari, Calvino, mentre brinda alla malasorte al Lonesome Hawk Bar, ritrovo cittadino degli espatriati presieduto dal geniale ottantenne Old George, deciderà di seguire il consiglio dell’amico McPhail e iscriversi a un corso di cucina italiana. Il corso infatti è frequentato da quattro ricche donne americane, soprannominate le “Fab Four”: Janet, Debra, Millie e Ruth. Millie, guarda caso, era la moglie di Danielson, il cliente che aveva bidonato Calvino. Che con la raccomandazione di McPhail, presentandosi nella sua veste di investigatore privato specializzato in sorveglianza familiare, otterrà dalle altre tre donne l’incarico ben remunerato di seguire i loro mariti, probabilmente già risucchiati nelle spire voluttuose di Patpong o di Soi Cowboy, al top nella classifica dei luoghi di perdizione secondo la guida sul rischio di infedeltà, e riferire le loro pecche. A Calvino non occorre consultare L’indice di rischio d’infedeltà per sapere come funzionano le cose in un posto dove la parola moralità suona peggio di una bestemmia. Sa bene cosa si nasconde, a Bangkok, dietro il brillante scintillare dei neon. Ma accetto di buon grado il pedinamento coniugale che forse potrebbe dargli modo di andare a ficcare di nuovo il naso nell’incarico non pagato che gli è rimasto nel gozzo.
Ambientato in una Bangkok, torbida e infida, fotografata in tutta la sua volgarità, cattiveria e gloria, Rischio infedeltà è ben interpretato da un cast variegato in cui oltre a Ratana, fidata e insostituibile segretaria thailandese di Calvino, sfilano in passerella Weerawat, il playboy politicante milionario, ben ammanicato e al centro del mistero, un avvocato dotato di memoria fotografica e uno straordinario colonnello di polizia che cita sempre per scritto o a memoria Shakespeare. Personaggi corposi che, pur distinti a modo loro, fanno parte della Thailandia, quasi come rari fiori di serra, che non potrebbero esistere in nessun altro mondo.
Atmosfera particolare e originalissima che stuzzica la curiosità del lettore, mischiando con bravura l’esoticità della scenografia ai dettagli della vita quotidiana, senza dimenticare la variopinta creazione dei personaggi che emergono naturalmente dall’ambiente.
Rischio Infedeltà è allo stesso tempo un thriller serrato e una spietata rappresentazione di una certa Thailandia di oggi che non trascura il possente mix di concretezza e minaccia nell’area portuale dopo il tramonto e aggiunge una nuova gloriosa ambientazione alla variegata geografia del genere poliziesco, internazionale.
Christopher G. Moore è uno scrittore canadese, ex docente di legge alla British Columbia. Il suo primo libro è stato pubblicato a New York con il plauso della critica nel 1985. Trasferitosi in Thailandia, Moore è diventato scrittore a tempo pieno. È molto noto al grande pubblico per la serie di noir ambientati nel Sud Est Asiatico, centrati sull’investigatore italoamericano Vincent Calvino.
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