Romano De Marco
La casa sul promontorio
Salani editore, 2022
Recensione di Patrizia Debicke
Roma, due anni prima, ore venti e dieci. Una persona con il volto nascosto dal cappuccio di una tuta suona alla porta, qualcuno apre…
Cinque minuti dopo la stessa persona esce e richiude la porta lasciando dietro di sé l’orrore di una carneficina. Le vittime, una giovane donna e i suoi due figli, un maschio e una femmina, bambini di otto e cinque anni, uccisi a coltellate poi brutalmente accatastati in un bagno di sangue al centro del soggiorno della villa, in un tragico e raccapricciante prologo.
Un nome famoso! La popolarità lo costringe a nascondere il volto per non essere riconosciuto dagli ammiratori. I suoi romanzi thriller, bestseller di letteratura commerciale che riscuotono gran successo e si vendono come il pane, hanno fatto di Mattia Lanza il romanziere più sexy e più amato della penisola, il più ricercato, il più invidiato, il più tradotto all’estero. Uno tra i pochi italiani che è diventato un fenomeno mondiale grazie alla scrittura. Le serie televisive, fari della rete nazionale e delle pingui catene private e i film tratti dai suoi romanzi stanno superando ogni record d’incassi.
Oltre ad essere sulla cresta dell’onda letteraria e molto ricco, con abbastanza denaro per soddisfare ogni desiderio e arrivare quasi a godersi due vite, Lanza ha una famiglia perfetta, un’agente di alto livello, Giulia Brandi, che si dà da fare per lui e gli procura contratti milionari, una villa da sogno al Circo Massimo a Roma e un appartamento di lusso sulla cinquaduesima a New York. Insomma, una vita dorata…
Fino a quella sera in cui, tornando a casa, ha scoperto la moglie e i figli massacrati e poi ammucchiati nel soggiorno. Con una reazione priva di ogni logica e razionalità, si è buttato su di loro per raccoglierli in un disperato, inutile, ultimo abbraccio, incapace di fare altro, pensando solo a uccidersi, a morire anche lui fino a quando, ben nove minuti dopo, ha chiamato sul cellulare il vice questore Eugenio Scarano. Aveva il suo numero, Scarano gli aveva fatto da consulente per un libro… Scarano ha trovato Lanza nell’ingresso della villa, rannicchiato contro il muro con gli abiti bagnati di sangue, inebetito dallo choc.
Per il ferreo, tenace incaponimento del sostituto procuratore Gatti, Mattia Lanza finisce a processo come unico imputato dell’omicidio di moglie e figli, mentre il giudice per le indagini preliminari, dottor Martese, non ritenendo provata la sua colpa, negava la custodia cautelare. E infatti Lanza, portato poi a processo con rito abbreviato, era stato assolto con formula piena. Mentre Gatti, a causa del suo accanimento, si era scavato la fossa da solo, bruciandosi la carriera. Le sue cervellotiche ipotesi accusatorie infatti erano state derubricate a congetture e ridicolizzate.
Ma intanto la vita di Mattia Lanza era distrutta dalla tragedia familiare e dal conseguente frastuono mediatico. Nei due anni successivi aveva vissuto ossessionato dai ricordi. I sogni tornavano implacabili sulla macabra scena della strage: il sangue sui muri, i corpi abbandonati, e anche altri incubi, come quello, ricorrente, in cui veniva aggredito da ragni famelici. All’inizio aveva ingoiato di tutto, sonniferi, calmanti, pillole di ogni genere pur di riuscire a dormire ma, prima di trasformarsi in un drogato cronico, era riuscito a curarsi. Faceva ancora brutti sogni, ma ormai era pulito. Poi l’azzardo!
Due anni dopo il massacro, su forte pressione della sua agente Giulia e del suo editore, decide di provare a tornare a scrivere.
Va a rintanarsi in Abruzzo, in una villa isolata a Ortona, seminascosta dalla scarna vegetazione mediterranea, sul promontorio di Punta Acqua Bella. Ma i primi giorni di ritiro letterario non saranno facili. Quella specie di paradiso, con un giardino limitato da una scogliera che sprofonda nel mare, non lo soddisfa. Il luogo pare negargli ogni ispirazione.
Tuttavia il fortuito incontro con Eva, bionda gallerista milanese dagli straordinari occhi verdi che sta restaurando una casa di campagna poco lontana, spezzerà la sua routine.
Mattia si sente rinascere. Con lei prova sensazioni che non viveva da tempo, si rimette al computer, comincia a scrivere una storia. Nuova, completamente nuova e diversa.
Pian piano, però, qualcosa comincia a guastarsi tra loro. Eva cela forse dei misteri?
Oscure ombre del passato tornano a tormentarlo con incubi, visioni angoscianti, presagi di sventura. A chi appartengono poi gli occhi che spiano durante la notte? Quali oscuri segreti si nascondono fra gli ulivi secolari del giardino? E cosa sono gli strani oggetti, che ha trovato in una scatola appoggiata sopra un armadio della villa sul promontorio, che paiono rimandare a un cimitero di guerra di Ortona?
Quando il crescendo di ansia e ambiguità che li attanaglia esploderà in un brutale omicidio, ci sarà finalmente abbastanza spazio per la verità, ma anche per un vendicativo rapporto di sangue preparato per collegare il passato e il presente. Fino alla tragica e scioccante rivelazione, pronta a cambiare la loro vita.
Un thriller spietato che, indagando nel profondo dell’essere umano, nell’ambiguità delle relazioni e nell’innaturale concetto del senza limite, ci dimostra fin dove può essere disposto a spingersi l’essere umano per assecondare i propri desideri.
Una terribile favola, resa splendidamente reale da Romano De Marco.
Romano De Marco (1965) vive tra Ortona, in Abruzzo, e Modena. Ha esordito nel 2009 con Ferro e fuoco. Da allora ha pubblicato 12 romanzi, alcuni dei quali tradotti all’estero e riadattati in graphic novel, e numerosi racconti. Oggi è tra i più stimati autori crime italiani. Tra i vari riconoscimenti, ha vinto due volte il Premio Scerbanenco dei lettori (con L’uomo di casa e Nero a Milano).