Vivi Nascosto – Fabiano Massimi (con intervista)

Fabiano Massimi
Vivi Nascosto
Il Giallo Mondadori, 2022
Recensione e intervista di Roberto Mistretta

Il club Montecristo è tra i più originali che siano mai stati costituiti: raggruppa soltanto ex detenuti che non solo tirano dritto e si guadagnano da vivere onestamente grazie all’operosità imprenditoriale di Primo, ma sono diventati una società di mutuo soccorso per altri detenuti perseguitati dalla legge e dal proprio passato. E quando uno di loro si ritrova inevitabilmente ad essere sospettato dell’ennesimo delitto, scendono in campo compatti per trovare le prove che dimostrino la sua innocenza. Unica eccezione all’ammissione nel Club, ovvero avere conosciuto le patrie galere, viene concessa ad Arno, esperto informatico sposato con Elsie, danese e bellissima, ma perennemente disfatta dal lavoro all’università e dall’impegno dei loro due bambini per potersi concedere appieno anche alle voglie del marito, solleticato da Lana, bella ispettrice con cui ha instaurato un’ottima intesa intellettuale… e non solo.
Arno è amico dai tempi del liceo di Lans, eccelso pittore che ha perso la voglia di dipingere a causa di una donna per cui ha commesso una rapina ed è finito in carcere per sette anni. Dopo avere scontato la pena è stato lui a coinvolgere Arno nel primo caso degli ammutinati, Il club Montecristo, vincitore del prestigioso Premio Tedeschi nel 2017 e ripubblicato nella collana libreria del Giallo Mondadori.
Vivi nascosto, seconda indagine dei nostri, si apre con l’omicidio di Bruno Muta, ex enfant prodige della moda. Lo stilista, dopo una condanna per falso in bilancio, era uscito da poco di prigione, viveva solo e senza contatti esterni, ma la polizia deduce che conoscesse il suo assassino e sospetta di Ares Malerba, a lungo compagno di cella di Muta. Malerba è evaso dalla semilibertà nelle stesse ore del delitto e, conoscendo l’accanimento degli inquirenti contro chiunque si sia macchiato in passato di una colpa, il Club sa già che Ares finirà in cima alla lista dei sospettati. Urge una contro-indagine al di fuori della legge e il Club Montecristo mette in campo i suoi insoliti investigatori.

Abbiamo intervistato Fabiano Massimi.

Tornano gli originali protagonisti del Club Montecristo, che si arricchiscono di nuove personalità. In questa nuova e gran bella storia, consolidi i personaggi principali, Arno e Lans, e pennelli gli altri, tra cui il Bruce. Come costruisci i tuoi personaggi?
Più che costruirli, li ricostruisco, ovvero li riconosco, a partire da ciò che conosco. Sono sempre tutti presi dalla vita vissuta, mia o altrui, dalla letteratura letta, dai film visti, eccetera. “La gente è il più grande spettacolo del mondo” ha detto qualcuno “ed è pure gratis”. Poi le caratteristiche si mescolano tra loro e il risultato può sorprendere anche me. Tu lo sai, da narratore: si pensa di avere il controllo dei propri personaggi, e invece a un certo punto imparano a dirti No, e a fare quello che vogliono loro.

In Vivi nascosto fai ampio ricorso a dotte e calzanti citazioni con cui i protagonisti danno profondità letteraria alle proprie scelte. Arno ad esempio: “Una volta Graham Greene aveva scritto che nei rapporti umani la gentilezza e qualche bugia valgono più di mille verità”. Cosa ci insegna dunque la letteratura?
Un grande ha scritto che come conosciamo il nostro aspetto estetico grazie agli specchi, la nostra anima la possiamo conoscere solo grazie alla letteratura. I libri insegnano tutto, a saperli leggere, e anche a saperli scrivere si impara parecchio, sul mondo, sulle persone, su noi… Da buon aristotelico, mi verrebbe da dire che grazie alla letteratura possiamo vivere esperienze anche tragiche lontanissime dal nostro quotidiano, soffrirne, uscirne riformati, e tutto senza doverne subire le conseguenze nel mondo reale. In questo periodo sto rileggendo la biografia di John Updike, per dire, e quanti magnifici errori mi eviterà l’esperienza letteraria dei suoi!

Questo romanzo che diverte con le battute sagaci, fa pensare, e racchiude anche una denuncia sociale. Quanto è difficile in Italia per un ex detenuto reinserirsi nelle società?
Difficilissimo, quasi impossibile. Ci sono dati attestati, e schiaccianti: di dieci detenuti che escono dal carcere a fine pena, otto finiscono per rientrarvi nel giro di un anno. Si chiama recidiva, ed è una condanna quasi certa. Gli addetti ai lavori dicono che i nostri istituti di pena hanno le porte girevoli. Eppure sempre le statistiche dimostrano che se a un detenuto si dà un lavoro, la recidiva scendo dall’80% a meno dell’1%. E di recente un’amica educatrice carceraria mi diceva che se i carcerati vengono provvisti di un lavoro anche mentre sono dentro, il loro ricorso al sostegno psicologico e psichiatrico si riduce drasticamente. Purtroppo la narrazione dominante nel nostro paese è che le carceri sono vacanze pagate, e che chi ci finisce dentro se l’è meritato (e perciò va solo punito).

Vivi nascosto è un titolo pienamente azzeccato che riflette la vita dei tuoi personaggi, essere e apparire, e richiama il láthe biósas di Epicuro, l’importanza di vivere lontani da una realtà di immagine ormai svuotata di ogni significato. Nel tuo romanzo tutti hanno dei pensieri segreti, dei demoni da tenere a bada, degli amori da vivere che rimangono incompiuti e fanno soffrire. O amori da ritrovare che fanno soffrire lo stesso.
Quanto conta l’amore nella trama di un romanzo?
Sarò io, ma senza una storia d’amore un romanzo non mi riesce ad appassionare. Di più: non mi riesce a convincere. Guardiamoci in giro, nella vita quotidiana: di cosa parliamo quando non parliamo d’amore? Magari sublimiamo con altre forme di passione – il calcio, la politica, la lettura – ma è sempre il desiderio dell’altro a guidarci e ossessionarci. Non a caso il primo movente criminale è la passione, ancora più che i soldi. All you need is love, cantavano i Beatles. Non ti serve che l’amore – anche per scrivere un buon libro.

Quanto vale oggi in tempi di social in cui tutto diventa fruizione immediata, il motto greco “Vivi nascosto”, altra tua citazione, “perché gli dei erano invidiosi della felicità umana, perciò l’uomo saggio doveva vivere al riparo, celato agli occhi di tutti”?
I social sono un luogo terribile in cui la moltitudine cerca fama, successo, riconoscimento (amore) mettendo in piazza se stessa, mentre in effetti fama, successo e riconoscimento baciano solo pochissimi, quelli che non seguono nessuno ma sono seguiti da tutti. Il prezzo che pagano è però altissimo: invidia, stalking, separazione dalla vita normale (Woody Allen non può entrare in un bar qualsiasi e mangiarsi un panino in santa pace, a voi sembra una situazione piacevole?). Il vero successo si misura per me in questo: arrivare in cima alla propria montagna, quale che sia, e rimanere anonimi. Come Elena Ferrante, o Neil Gaiman, che nessuno riconoscerebbe per strada, ma che vivono pienamente la loro vita. Solo, la vivono nascosti. L’ultimo lusso.

In questo romanzo così ben orchestrato il confine tra vittime e colpevoli è davvero molto labile e sembra quasi che tu voglia dirci che se giudicare e condannare è sempre facile, conoscere la verità è assai più arduo. È così?
“Quid est veritas?” è una delle frasi più importanti che siano mai state pronunciate, e poco importa che venga messa in bocca a uno che della verità, alla fine, si lavava le mani. Dal tempo del liceo mi hanno sempre affascinato i sofisti, che per soldi e per sfida erano capaci di dimostrare una tesi e poi il suo opposto. Se i giudizi che diamo sul mondo sono viziati da questa debolezza della nostra logica, cui si aggiunge la miopia dei nostri sensi, la limitatezza della nostra conoscenza, allora la Verità con la V maiuscola sarà sempre inattingibile. Questo chi lavora nella Giustizia – i magistrati, gli inquirenti – lo sa bene. Il verdetto di colpevolezza in realtà attribuisce una responsabilità, non sancisce una colpa in sé, ed è sempre un compromesso. Perciò a distanza di tanti decenni rimane insuperabile il motto di Simenon e di Maigret: Comprendere, non giudicare.

Cosa ci lascia questo romanzo che si chiude con un appuntamento a cui Lans Iula si prepara e teme? Cosa ci lascia la storia degli ammutinati del Club Montecristo?
Ah, ma questo lo devono dire i lettori! Umberto Eco ammoniva che i testi sono macchine per generare interpretazioni, e raramente i loro autori sono le persone più indicate a fornirne. Io so solo dove andranno le vicende di Arno, Lans, Lana ed Elsie, che nei primi due romanzi hanno impostato una rotta e nel terzo rischieranno la collisione. In particolare, una figura del passato tornerà a tormentare Lans, e il triangolo tra Arno e le sue due fiamme si stringerà fino a sembrare una prigione. Quanto agli Ammutinati, loro in prigione non ci vogliono andare mai più, perciò sarà la prigione ad andare da loro. Uno dei temi fondamentali di questa serie è il Destino, e il Destino, a differenza della Fortuna, non è affatto cieco, e ha un senso dell’umorismo molto particolare…

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Fabiano Massimi

Vivi nascosto” (Mondadori 2022).
Giallo umoristico su carcere e relazioni
(sempre ammesso che ci sia una differenza).
Sequel de “Il Club Montecristo” (Mondadori 2021).

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