Giallo Siciliano – AA. VV.

AA. VV.
Giallo Siciliano
Delos Digital, 2022
A cura di Roberto Mistretta
Articolo di Roberto Mistretta

Si intitola Giallo Siciliano l’antologia che ho avuto il piacere di curare per Delos Digital.
Un viaggio alla scoperta dei profumi più penetranti dell’isola e di location suggestive, tra luoghi noti e meno noti, accompagnati da personaggi di carta che si vorrebbe conoscere davvero, fosse solo per gustare un rosolio al ficodindia o vedere il mare di Polifemo incendiarsi al tramonto, tra barche tirate a secco e rezze abbandonate sulla rena infuocata.
Quindici racconti gialli e misteri da risolvere, presentati ai lettori nel solco di una solida tradizione sdoganata a livelli altissimi, per raccontare un modo di essere di un popolo, un modo di pensare e di intendersi a cenni. Per raccontare un’isola unica nel suo genere.
Autori e autrici siciliani doc hanno dato vita a storie ambientate tra i faraglioni di Aci Trezza e l’antica Siracusa di Cicerone, tra il barocco del Val di Noto e il Cassaro di Palermo, tra il mare delle Eolie e i calanchi gessosi del Platani, tra il “Bellini” di Catania e le vanedde dei paesini, tra le anse dell’Anapo e gli ipogei di Termini Imerese, per raccontarsi e far conoscere la loro terra solare e complicatissima, la Sicilia. Un viaggio per fare assaporare l’isola in compagnia di misteri da risolvere.
In Giallo Siciliano troverete anche un mio racconto, Il manoscritto di Quasimodo, chiaro omaggio al Premio Nobel che in anni giovanili visse a seguito del padre ferroviere nella stazione ferroviaria di Acquaviva Platani, paesino sperduto tra i monti Sicani, tra le province nissene, agrigentine e palermitane. A un quarto di secolo dalla scomparsa del poeta di Modica, la scoperta di un suo manoscritto inedito di cui il mondo letterario nulla ha mai saputo, susciterà l’interesse del giornalista Franco Campo, assai intrigato anche da una ragazza che corre lungo le rive del Platani, il fiume immortalato da Quasimodo nelle sue liriche.
I racconti e gli autori sono presentati in ordine alfabetico.
Apre la raccolta Elisa Aloisi. Col racconto Villa Scabrosa ci riporta indietro nel tempo, tra candele profumate, dolci fatti in casa e carrozze nobiliari d’una Sicilia di cui non ci si sazia mai, come ci racconta l’autrice: “Oggi nei pressi della Plaja esiste via Villa Scabrosa ma un tempo, nella fiorente Catania di fine Settecento, in quei luoghi sorgeva Villa Lava. Un eden costruito sulla sciara da Ignazio Paternò Castello, principe della casata che ispirò I Viceré di De Roberto. Nulla però, nessun paradiso, è immune dal vizio, nemmeno Villa Lava. Per questo i catanesi iniziarono a chiamarla Villa Scabrosa. La mia storia racconta questo luogo dimenticato.”
A seguire Maddalena Battaglia con La complicità del ficodindia ci porta nelle campagne di Ragusa: Il mio racconto vuole restituire la suggestione di un passato realmente vissuto e l’atmosfera dell’assolata campagna ragusana, in cui la luce del mare africano acceca, ma non abbastanza da impedire a uno sguardo lucido di cogliere piccoli segnali che da un’altra epoca tornano a gridare verità nascoste. Una storia in cui gli artifizi del barocco e gli echi delle leggende, diventano la chiave per svelare un segreto di morte in un angolo di Sicilia in cui la vita scorre tranquilla e, a volte, un po’ sonnolenta.
Salvo Di Caro ambienta Il quinto uomo a Naro, nell’agrigentino, dove i filari dell’Uva Italia baciati dal sole portano benessere a chi ha scelto l’entroterra per menare la propria esistenza, ma il passato ha ombre lunghe. Dice Di Caro: Il destino è un male che ritorna e deve essere curato. Il maresciallo Pilato deve interrompere le vacanze appena iniziate a causa di un omicidio talmente inusuale a Naro, piccolo borgo della provincia più martoriata d’Italia, che diventa subito un rompicapo. Il passato bussa alla mente del maresciallo perché il morto è un suo vecchio compagno di classe. I ricordi riaffiorano, nitidi, ma Pilato non riesce a soffermare e analizzarli perché gli eventi precipitano e un alone di mistero avvolge l’intricata vicenda, mentre il sole dell’isola continua a fare boccheggiare.
Del suo racconto, Terra amara, calato nello splendido scenario della costa tirrenica dove le granite profumano di mare, Nino Genovese dice: Siamo a Barcellona Pozzo di Gotto, negli anni ’50. Mentre nel palazzo municipale si sta svolgendo il Consiglio comunale più lungo della storia, l’ispettore Vietri detto “lo Zingaro’, reduce dei combattenti di Salò, indaga su un comunista che ha perso la vita in un incidente stradale. In questo luogo quasi magico, incorniciato dalle spiagge assolate e con le Eolie sullo sfondo, lo Zingaro sarà costretto a scontrarsi coi demoni del suo passato e con gli stessi valori per i quali ha rischiato la vita per difenderli.
Simona Godano con La rezza ci porta nel mercato del pesce di Catania, ‘a piscaria, un posto davvero unico, da visitare almeno una volta nella vita. Dice l’autrice: Un neo insediato commissario giunto da Roma, che fatica a lasciarsi attrarre dal fascino del mare e dei profumi dell’isola, sarà costretto a risolvere un omicidio che sembra una messinscena allestita tra i banchi della Piscaria di Catania. L’indagine lo costringerà, suo malgrado, ad addentrarsi tra le maglie di una realtà di cui quel microcosmo costituisce l’anima più autentica e gli restituirà al contempo l’immagine di un’umanità perennemente in bilico tra voglia di riscatto e amaro disincanto.
Dario La Rosa con Delitto ai Candelai trascina il lettore nel cuore pulsante della capitale siciliana dove vive un mondo rutilante e multietnico, e dove, come da titolo, si consumerà un delitto in una traversa della storica Via Maqueda, a due passi dai Quattro Canti: Ho voluto raccontare il profumo del mare e quello dei vicoli di Palermo. Gli scorci che ogni giorno intersecano, tra le strade e i marciapiedi, scorci di vita vissuta.
Giorgio Lupo con Le scarpe del santo ci porta negli ipogei della suggestiva Termini Imerese, location tutta da scoprire, dove Ficarra e Picone ambientarono “L’ora legale”.
Il commissario Placido Tellurico – dice l’autore – indagherà su un delitto in cui riti religiosi, misteri, leggende e morti imbalsamati si confondono e confondono. Durante la festa ru santu Baddaru un odio antico verrà a chiedere il conto e Placido dovrà saper scavare nel passato per dipanare i misteri del presente, trovandosi alla fine di fronte a una scelta molto difficile.
Maria Lucia Martinez con Punti di vista ci fa assaporare il mondo della musica classica e dei concerti di una Catania descritta con sguardo attento e compenetrante: Per noi siciliani vivere la Sicilia è anche una faccenda di cuore. Nel mio c’è il centro storico di Catania. La via Etnea, la sua arteria pulsante. Ci abitavo da ragazza a quattro passi dal Central Corona, l’albergo in cui nel racconto soggiornano i due protagonisti. C’è la Villa Bellini e poi piazza Stesicoro, il teatro Massimo. Seguendo nella sua indagine il commissario Caruso, ho avuto l’opportunità di ritornarci, una recherche du temps.
Alessandro Miceli con Il castigo di San Giorgio ci fa conoscere da vicino il centro storico di una città che il mondo ci invidia. In una Ragusa Ibla assolata e piena di turisti intenti a godersi la capitale indiscussa del Barocco siciliano, l’assassinio di un sacerdote squarcia la tranquillità a cui ci si era da tempo abituati. Tra stereotipi ancora troppo retrogradi e sentenze affrettate, servirà l’intuito dell’ispettore Mauro Di Dio, se pur sospeso dal servizio, per sbrogliare la matassa e capire quanto amore, fede e perfidia facciano parte dell’efferato omicidio. Racconto una Sicilia non ancora al passo coi tempi, ma che compensa i suoi difetti con l’immensa bellezza dell’arte e dalla suggestione che da essa ne deriva.
Rosario Russo con Impressioni di settembre rievoca una storia realmente accaduta ai piedi dell’Etna. Amore e morte ai piedi dell’Etna. L’autore la fa propria e ne restituisce intatta la potenza evocativa.
In Sicilia li chiamano frasciami. Sono persone che vivono ai margini della legalità, anime senza possibilità di redenzione. Antonio Cosentino è uno di queste. Vive da solo tra l’indifferenza generale a Santa Tecla, borgo marinaro incastonato tra le rocce laviche del mar Jonio. Qualcuno lo chiama u pazzu. Così, quando una sera di settembre viene ritrovato con una pistola in pugno e un foro sulla tempia, i carabinieri si affrettano a bollare la sua morte come suicidio. Del resto a chi importa il destino di un frasciame? Soltanto Vincenzo Cantone, giovane scrittore legato alla vittima da un debito di riconoscenza, si accorgerà che qualcosa non va incaponendosi al punto tale da dare vita a un’indagine personale in cui scoperchierà una storia amara sullo sfondo di un’Isola in cui regnano ancora pregiudizi duri a morire.
Gaudenzio Schillaci con Aria di Sicilia ribalta i luoghi comuni e restituisce ai lettori una visione della sua terra col disincanto dell’innamorato troppe volte tradito dallo stesso pensiero siciliano. Molti ambiscono al nulla, ma gestire una fine è impresa ben più dura. Arturo Riccardi, giornalista, ha cambiato città, preferendo la quiete di Misterbianco al caos di Catania. Punta a svanire, perché non ne può più di niente. Sente la fine avvicinarsi e non sa come sarà. Potrà scomparire o dovrà portarsi il peso della sua croce? Sarà il Commissario Bovio a decidere per lui: quando le indagini sulla sordida morte di Viscuso, giornalista da copertina, lo porteranno a lui, dovrà scegliere se concedergli l’oblio o inchiodarlo. Non andrà come Riccardi si aspettava, mentre la puzza di spazzatura inonda la cittadina e una sconosciuta gli farà capire che la possibilità della felicità non è più contemplabile.
Daniele Scrofani Cancellieri con Un tiro di sponda affida alla procedura legale il compito di fare chiarezza in una torbida storia familiare che si snoda tra la città di Ragusa, dove il fatto avviene, all’altro capo dell’isola, Mazara del Vallo, dove vive una numerosa comunità tunisina.
Allora l’avvocato non è libero come si dice. È costretto a difendere chiunque? È il dilemma che apre le porte a un processo duro e combattuto i cui protagonisti, l’avvocato Diego Spanò e il detenuto Hessalah Karim, si studiano a vicenda in una atmosfera di tensione crescente in cui la luce si alterna all’ombra e il pregiudizio al principio di libertà del difensore. Sullo sfondo, come un teatro a cielo aperto, Ragusa, una città da vivere a piedi, godendone la tradizionale cucina tipica, i quartieri barocchi, le caratteristiche viuzze strette e i sontuosi palazzi nobiliari.
Annalisa Stancanelli con Cicerone e i delitti del papiro, come si arguisce già dal titolo del racconto, ci porta indietro nei secoli e ci restituisce il profumo di una Sicilia classica rigogliosa di papiri e ricca di intrighi. La Siracusa romana è rimasta sepolta dalla storia eppure nella città bellissima e ricca soggiornò anche Cicerone che seguì a rischio della vita un’inchiesta contro l’avido governatore Verre. Nessuno sa che fu coinvolto in un’indagine su una serie di efferati omicidi compiuti da una setta segreta, la Setta del papiro. Tranelli politici e riti misterici stringono Cicerone in una rete di inganni. Sarà capace il grande oratore di distinguere verità da illusione?
Chiude questa raccolta Vincenzo Vizzini con I cannoli di Piana. I protagonisti del suo racconto attraversano mezza Sicilia in auto, negli anni Trenta, partendo da Ragusa, per arrivare a Piana degli Albanesi e partecipare al matrimonio della figlia di un cara amica.
La Sicilia del 1930 è lo scenario in cui si muove Vincenzo Ibla, un investigatore dall’apparenza indolente ma acuto osservatore, soprattutto dell’animo umano. Il suo mondo è Ragusa, ma in questa avventura ci porterà in giro per conoscere una realtà straniera nascosta nel ventre dell’isola, Piana degli Albanesi, allora conosciuta come Piana dei Greci. In compagnia della sorella Rosetta e dell’amico dottore Gallo, si troverà ad affrontare un delitto, ma anche una debolezza del suo passato mai confessata. Non si tratta di un thriller come nel romanzo L’uranio di Mussolini, bensì di un’indagine classica ricca di tensione e di colpi di scena.

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