L’ordine infranto – Maria Teresa Casella

Maria Teresa Casella
L’ordine infranto
Oltre, 2022
Recensione di Patrizia Debicke

A quali estremi di ribellione possono giungere le reazioni di una ragazza, un figlia maggiore con un fratellino decenne, che non ha un rapporto idilliaco con i genitori ma ha sempre creduto che fossero quelli naturali, quando scopre di essere stata adottata a un anno?
Che cosa può succedere nella testa di una ragazza che a 23 anni, brillante studentessa di medicina, scopre di non essere mai stata ciò che credeva? Tutti i suoi valori sono infranti, non esistono più, anzi non sono mai esistiti. Tutta un’infanzia, un’adolescenza, un passato basato su una stupida e crudele falsità, questo è quanto le sembra. Da un momento all’altro tutto diventa inaccettabile, da rompere, da spaccare o sbriciolare in mille pezzi.
Marta Torrese non vuole capire e soprattutto accettare l’errore umano dei genitori adottivi di non aver parlato prima. Una scelta fatta forse per viltà, ma sicuramente dettata dall’amore, dall’errata convinzione di non volerla ferire. E invece lei non capisce perché quello è il suo carattere, duro, asprigno, che in seguito si rivelerà anche il suo unico appiglio, la sua forza, la sua risposta. Si sente raggirata, ingannata e tradita, al punto da decidere di abbandonare tutti i veri affetti, compreso quello innocente e struggente del fratellino, fare le valigie, sbattere la porta e andare a vivere da sola.
Scelta pericolosa e definitiva. A ventitré anni nessuno può costringerti a restare a casa dei genitori e, infranto quel precedente ordine di benessere economico e di serenità, rotti gli argini, la vita di Marta comincerà ad imboccare un declino, all’inizio lento, poi sempre più ripido e veloce, fatto di alcol, droga ed espedienti. Fino a ridursi a vivere come una barbona.
Un giorno, in circostanze drammatiche, avviene l’incontro con una ragazza giovanissima di nome Zaclina, una zingara, che la accoglierà nel suo campo rom. Diventata amica di Zaclina, scoprirà che la giovane necessita di importanti cure per controllare una malattia. Marta resterà per ben sette mesi con lei, un tempo interminabile fatto di caldo, freddo, malattie, indescrivibile sporcizia e sopportazione, offrendo in cambio dell’ospitalità la sua esperienza di studentessa in medicina al quarto anno.
Per lei quanto di più vicino a una rinascita, una specie di catarsi: lei cura gli zingari e in qualche modo, sia pur con le loro aberranti abitudini, gli zingari curano lei nello spirito. Il divario socio-culturale tra loro resta però incolmabile. E per lei è assolutamente incomprensibile e inaccettabile la regola tribale che assegna alla Capo Clan, un’anziana donna, tutti i guadagni raccolti giornalmente dagli zingari. Un’unica cassa gestita da lei a suo insindacabile giudizio e che non consente neppure di comperare le medicine per gli ammalati.
In completo disaccordo con questa atavica e barbara consuetudine Marta, che tenta persino di conciliare il clan con le Asl locali, troverà un trucco per derubare la Capo Clan. Ma gli zingari vedono tutto e non perdonano. Quando, con un infame tranello, verrà scoperta, picchiata a sangue e condannata, la sua unica salvezza sarà Adrian, un rom che, dopo aver scontato otto anni di prigione, è tornato a vivere tra i suoi, ma con la testa diversa, forse cambiata. Marta ha con Adrian un rapporto speciale di sesso, affetto ma anche mutuo rispetto. Adrian si batterà per lei e per salvarla la riporterà a casa, al sicuro, dai suoi genitori.
I rapporti si spianano anche se Marta, appena risanata, non resterà a lungo in famiglia. Con il loro appoggio economico esce di nuovo di casa, il pensiero della cattiva salute di Zaclina la tormenta. Ma solo due mesi più tardi, quando andrà a salutare per sempre l’amica Rom prima dello sgombero del campo rom, sarà in grado di trovare la forza per intraprendere con decisione una nuova vita e ricominciare a studiare per la laurea.
Romanzo intenso di vita vissuta che, ponendo a confronto due mondi e abitudini così diverse, riesce in qualche modo a offrire una spiegazione della loro incolmabile diversità.

Maria Teresa Casella, anche nota come Theresa Melville, è autrice di romanzi storici e di noir. Prima di dedicarsi alla narrativa a tempo pieno è stata giornalista e copywriter, e ha curato l’ufficio stampa di aziende multinazionali. Dal 1995 scrive romance storici firmandosi Theresa Melville, lo pseudonimo caratteristico delle sue pubblicazioni nelle collane da edicola Mondadori. Con il suo vero nome firma romanzi e racconti noir a partire dal 2010, quando il racconto “Progetti per il futuro” esce nell’antologia Eros&Thanatos, Supergiallo Mondadori. Ha pubblicato romanzi e racconti con Mondadori, Curcio, Carocci, Emmabooks, MilanoNeraEbook, Fanucci Leggereditore, Delos Books, Oltre Edizioni e in auto-pubblicazione.

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